I docenti ed il personale dell'Università di Bologna protestano contro il DL 112/08
Ordine del giorno approvato dai partecipanti all’assemblea dell'ateneo del 15 luglio 2008.
Le iniziative di mobilitazione negli atenei
L’assemblea molto partecipata ha votato un ordine del giorno che chiede al Rettore dell’Ateneo e gli organi accademici di Bologna di esprimersi rispetto alla proposta di privatizzazione delle università attraverso la loro trasformazione in Fondazioni, e su tutte le misure tese a limitare l’autonomia degli Atenei.
Ha deciso di coinvolgere nella mobilitazione anche altri soggetti a partire dalle istituzioni locali,dei poli romagnoli e le forze politiche e sociali, ma soprattutto gli studenti e le loro famiglie.
Roma, 16 luglio 2008
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Odg approvato dall'assemblea dei docenti,
dei ricercatori, dei lettori/cel, del personale
tecnico amministrativo dell’università di Bologna
promossa dalla FLC Cgil il 15 luglio 2008
Il personale dell’Ateneo di Bologna, riunito in assemblea il 15 luglio 2008, esprime un giudizio estremamente negativo sul D.L. 112/08 che diventerà legge dello Stato senza alcuna discussione reale nel Parlamento, nelle università, nel Paese, pregiudicando in modo irreparabile per i prossimi anni il sistema italiano dell’alta formazione e della ricerca.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, si segnalano per la loro gravità i seguenti punti:
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Tagli senza precedenti del fondo di finanziamento ordinario, già largamente insufficiente: circa 1.500 milioni in 5 anni, 26.5 milioni per l’Ateneo bolognese (fonte: amministrazione dell’Università), senza alcuna differenza tra atenei e fuori da qualunque valutazione quali - quantitativa del loro operato. Ciò pregiudica ogni normale funzionamento della ricerca e della didattica universitaria e farà alzare le tasse universitarie e calare le immatricolazioni.
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Limitazione del turnover al 20% delle unità di tutto ilpersonale. Questo taglio indiscriminato punisce tutti gli Atenei, indipendentemente dal numero di personale dipendente, impedendo qualunque scelta di politica del personale. Si tratta di un blocco totale delle assunzioni e delle stabilizzazioni che toglie le speranze di un futuro lavorativoad un'intera generazione di precari. In questo modo si impedisce inoltre uno sviluppo equilibrato del sistema che promuova i giovani migliori, con l'effetto immediato di un 'incremento delle ore dedicate dai docenti alla didattica, e contemporaneamente una notevole riduzione dei servizi e dell'offerta formativa. Oltre al danno la beffa: tutti i risparmi così conseguiti non rimarranno a disposizione degli Atenei ma verranno versati in un fondo nazionale, lo stesso varrà per i risparmi di spesa per i Contratti Integrativi
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Il passaggio degli scatti stipendiali di anzianità dei docenti da biennali a triennali non solo riduce gli stipendi - già di gran lunga i più bassi tra i paesi progrediti - , ma penalizzerà in particolar modo i più giovani per i quali gli scatti biennali sono più “pesanti” (si stima una perdita tra i 90.000 e i 173.000 €) e accentuerà ulteriormente il fenomeno della "fuga dei cervelli".
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L'attacco alla contrattualizzazione del personale tecnico amministrativo non solo limiterà fortemente l’autonomia contrattuale a livello di Ateneo, maanche alcuni diritti fondamentali dei lavoratori, ad esempio nel caso di malattia. Inoltrela diminuzione delle risorse inciderà gravemente sulle condizioni di reddito del personale contrattualizzato già fortemente limitato dai bassi stipendi. I tagli previsti per gli integrativi di Ateneo (-10% nel 2009, –20% nel 2010 rispetto alla spesa del 2004), comporteranno una diminuzione delle risorse economiche per gli integrativi dell’Università di Bologna di oltre 300 € medi a testa per il 2009 e circa 630 € nel 2010 rispetto al 2008. A questo si aggiungerà una ulteriore diminuzione del potere d’acquisto delle retribuzioni per i parametri previsti dal Governo per il rinnovo dei CCNL.
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La possibilità di trasformazione delle Università in Fondazioni di diritto privato produrrà il trasferimento a titolo gratuito dell'intero patrimonio degli Atenei pubblici in mani private, senza alcun miglioramento strutturale del sistema. Di fatto si introduce per decreto la privatizzazione dell'università con gravissime ricadute, non solo sul trattamento economico e giuridico del personale (quale CCNL si applicherà al personale TA, quale ai docenti?) ma, fatto più grave, sugli indirizzi in materia di didattica e ricerca, sui livelli di servizi e sul diritto allo studio a causa del prevedibile aumento delle tasse universitarie.Non solo è la fine dell’università di massa, ma è il drammatico taglio alla ricerca fondamentale, indispensabile al futuro del Paese, che principalmente il sistema universitario oggi produce.
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L’intera manovra, collegata alla finanziaria del 2009 ed ai progetti del ministro Brunetta sul settore pubblico, avrà una ricaduta pesantissima nel nostro territorio bolognese e regionale, caratterizzato da alti livelli di sviluppo nella produzione di beni e servizi che hanno al proprio centro un sistema scolastico, universitario e della ricerca di primo piano.
I docenti, i ricercatori, il personale tecnico e amministrativo dell’Ateneo bolognese ritengono necessario un ampio dibattito all'interno dell'Università in primo luogo per contrastare la conversione in legge del DL 112/08.
Occorre infatti coinvolgere tutto il personale, gli organi accademici e tutte le organizzazioni sindacali e professionali rappresentative dell'Università, per ottenere un'unità di intenti che possa affrontare le necessarie iniziative di lotta, volte a coinvolgere gli studenti le città e le istituzioni, compresa la sospensione dell’attività didattica, il blocco degli esami, delle sessioni di laurea e delle lezioni, nonché a promuovere ulteriori iniziative sia a livello locale che nazionale.
A tal fine ritiene necessario un immediato pronunciamento del Rettore dell’Alma Mater e degli organi accademici rispetto alla proposta di privatizzazione delle università attraverso la loro trasformazione in Fondazioni, e su tutte le misure tese a limitare l’autonomia degli Atenei.
Ritiene indispensabile altresì coinvolgere nella mobilitazione anche altri soggetti a partire dalle istituzioni locali, governo regionale, comuni e provincie di Bologna e dei poli romagnoli e le forze politiche e sociali, ma soprattutto gli studenti e le loro famiglie, i soggetti maggiormente interessati ad un'università di qualità e che sicuramente pagheranno gli effetti di questa destrutturazione del sistema della formazione e della ricerca.
Bologna, 15 luglio 2008