"Tutti devono sapere" è il grido di allarme lanciato dalla scuola pubblica di Piacenza
Si stanno mettendo in discussione diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti, introducendo un pericoloso cambiamento di prospettiva e di impianto culturale della società.
In occasione della riapertura delle scuole la FLC CGIL di Piacenza insieme a CISL Scuola e Gilda ha organizzato in piazzetta Mercanti un presidio/catena umana, che ha visto la partecipazione di numerosi lavoratori della scuola, genitori, istituzioni, cittadini.
"Tutti devono sapere". Questo lo slogan composto dai manifestanti con grandi cartelli colorati che riportavano la difficile situazione delle scuole piacentine: classi sovraffollate, mancanza di insegnanti di sostegno, contributi sempre più alti richiesti alle famiglie, mancata concessione di nuove sezioni di scuola dell’infanzia e di tempo pieno. I tagli imposti dal governo hanno infatti avuto pesanti ricadute sul territorio piacentino, che ha perso in due anni 250 posti di lavoro.
La protesta ha dunque evidenziato anche la drammatica situazione dei precari, presenti in piazza con lo striscione “Nella scuola per scelta, precari per forza”.
Al termine della manifestazione, i partecipanti hanno formato una catena umana per circondare il Palazzo Comunale, simbolo della vita civile e del bene pubblico.
“La gente deve sapere – ha detto Manuela Calza, segretaria FLC CGIL di Piacenza che è in atto un vero e proprio e smantellamento della scuola pubblica con ovvie ripercussioni sulla qualità dell’istruzione. La domanda inascoltata di scuola dell'infanzia e di tempo pieno nella scuola primaria, la progressiva riduzione del tempo scuola in tutti gli ordini di scuola e lo smantellamento delle esperienze didattiche più innovative, la carenza di servizi, la mancata corresponsione dei crediti vantati dalle scuole verso il Ministero sono problemi che riguardano tutti. Sono problemi che mettono in discussione diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti, introducendo un pericoloso cambiamento di prospettiva e di impianto culturale della società”.
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