Sindacati confederali della scuola Emilia Romagna: basta tagli, a rischio il diritto allo studio
Comunicato Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Emilia-Romagna.
A cura della Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Emilia-Romagna
Ancora tagli e mancanza di investimenti per la scuola emiliano-romagnola. Il diritto allo studio messo a rischio da questo Governo. I sindacati confederali denunciano la deriva che penalizza la scuola.
Nei giorni scorsi si è tenuto l’incontro tra le Organizzazioni sindacali e l’Ufficio scolastico regionale Emilia Romagna sull’organico dei docenti per l’anno scolastico 2023/2024.
I posti per l’Emilia Romagna sono 55.018 comprensivi dei posti di sostegno e del potenziamento. Questi ultimi hanno visto un incremento di 674 posti (si tratta solo di uno spostamento di posti che solitamente vengono autorizzati in deroga in un secondo momento), che non garantisce la totale copertura dei posti in organico di diritto.
All’interno della dotazione organica assegnata alla nostra regione, e quindi non in aggiunta, sono poi contenuti 313 posti per garantire l’educazione motoria alle classi IV e V della scuola primaria e 583 posti per “alleggerire” le classi numerose.
Ciò significa una cosa molto precisa: che oltre 900 posti della dotazione organica da utilizzare per avviare la scuola emiliano romagnola, non sono utilizzabili per garantire né il tempo scuola richiesto dalle famiglie (esempio il tempo pieno) né tantomeno per migliorarne la qualità e il diritto alla studio.
Ancora una volta la scuola dell’Emilia Romagna paga un prezzo molto alto nella distribuzione degli organici e continua nel lento declino verso una impoverimento del servizio pubblico statale.
E purtroppo il dibattito diventa: scegliere se mantenere aperto un presidio scolastico di montagna o garantire le classi anche numericamente sottodimensionate a fronte di un seria dispersione scolastica, se soddisfare le richieste di allungamento del tempo scuola delle famiglie oppure optare per interventi di sdoppiamento di classi.
In ogni caso, si tratta di un indebolimento sostanziale del sistema scolastico regionale e del diritto allo studio complessivamente inteso che si va ad aggiungere all’intenzione del governo di procedere con il dimensionamento della rete scolastica introdotto dalla legge di bilancio.
Sul dimensionamento della rete scolastica avremo un incontro il 27 aprile prossimo con la regione Emilia-Romagna per sostenere e ribadire con forza che nessuna operazione di riduzione delle istituzioni scolastiche sarà tollerata essendo questa una regione che negli anni ha proceduto a riorganizzarsi, talvolta andando oltre le previsioni richieste.
Gli studenti in Emilia-Romagna subiranno un calo decisamente contenuto rispetto al dato nazionale. A fronte di una riduzione complessiva all’incirca di 127.000 studenti, in Emilia Romagna caleranno di circa 4000 circa il 3% sul totale (siamo la regione con il minor calo demografico), in particolare nel primo ciclo e nella scuola di I° grado con un incremento invece nella scuola secondaria di II° grado.
Siamo la regione con il più alto rapporto alunni/classe, 1 ogni 21,61 e il più alto rapporto alunni/posti 1 ogni 12.
I numeri non mentono e dimostrano le criticità ormai croniche della scuola emiliano romagnola.
In conclusione, la sola riconferma dell’organico assegnato, non sarà sufficiente a garantire una adeguata ripartenza del prossimo anno scolastico, necessaria per garantire il diritto allo studio degli studenti (anche dei corsi serali), a diminuire il numero di alunni per classe (vero punto su cui agire per un investimento serio), come già ci segnalano le nostre strutture territoriali.
Le nostre richieste sono ancora una volta inascoltate.
Difficile pensare che la scuola sia una priorità stante la mancanza di risorse per il rinnovo del contratto già scaduto da oltre tre anni e il processo di autonomia differenziata delineato dal DdL Calderoli che dividerebbe il paese generando ulteriori divari territoriali e sociali, oltre a tutti gli inopportuni interventi del Ministro Valditara sul merito, sulla figura del tutor e il suo silenzio sui fatti squadristi di Firenze rotto solo da un atteggiamento intimidatorio nei confronti della dirigente scolastica.
Occorre l’adozione di misure straordinarie; servono investimenti in personale e stabilizzazioni massicce, per ridurre il numero degli alunni per classe, occorre estendere il tempo scuola e la scuola dell’infanzia per recuperare l’abbandono scolastico tragicamente aumentato anche nella nostra regione, per dare supporto agli studenti più svantaggiati o più fragili garantendo a tutti, senza distinzione, il diritto allo studio.
In questo quadro, si inserisce l’iniziativa di mobilitazione messa in campo dalle categorie della scuola di CGIL CISL UIL per una nuova stagione del lavoro e dei diritti per ottenere un cambiamento di rotta sulle politiche sociali, economiche, occupazionali e industriali e una politica del fiscale e dei redditi che metta al centro l’equità e la dignità del lavoro, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati.
Anche per questo saremo in piazza a Bologna il 6 maggio prossimo.