“Muslim ban”, la solidarietà della Cgil e della FLC CGIL ai lavoratori dell’università e della ricerca
Ferma presa di posizione di Adriano Zonta e Villiam Pezzetta rispettivamente segretario generale della FLC CGIL FVG e CGIL FVG.
La FLC CGIL e la CGIL del Friuli Venezia Giulia intendono esprimere la propria profonda preoccupazione per gli effetti del l’ordine esecutivo siglato dal presidente Trump il 27 gennaio scorso (il cosiddetto “muslim ban”) sui lavoratori dei comparti dell’università e della ricerca. Vogliamo stigmatizzare l’ingiustizia e i danni che tali irragionevoli politiche di chiusura arrecano ai lavoratori e al progresso della società, in quanto impediscono a persone oneste e impegnate nel progresso della scienza di condurre la propria attività nei modi da sempre ad essa connaturati.
Se pensiamo alla sola nostra regione, come non ricordare il fondamentale apporto di Abdus Salaam, premio Nobel per la fisica e cittadino pachistano, alla costituzione di quell’ente di ricerca sotto egida Onu che è l’Ictp? Avessimo respinto il prof. Salaam come oggi gli Stati Uniti fanno con molte persone, solo in ragione della provenienza geografica, forse l’Ictp non avrebbe mai visto la luce.
È evidente a chiunque sia dotato di buon senso che la circolazione di idee e di persone non può né deve essere fermata, in particolare in quei campi delle attività umane in cui lo scambio e la condivisione dei saperi conducono a un concreto contributo al progresso delle conoscenze e delle ricadute materiali e culturali a favore della società tutta, senza distinzioni di religione, nazionalità, colore della pelle. Come sindacato dei lavoratori della conoscenza esprimiamo perciò la nostra solidarietà al prof. Mohamed Hassan e al dr. Nader Nikbakht, recentemente colpiti dagli effetti di tale provvedimento, e ci auguriamo che la situazione si possa risolvere quanto prima.
Nel sollecitare le istituzioni italiane ad attivarsi per trovare una soluzione positiva al problema, siamo impegnati a livello internazionale nella collaborazione con le organizzazioni sindacali di tutti i paesi per garantire la tutela dei lavoratori, nei loro fondamentali diritti civili e sociali, ivi compresa la possibilità di entrare legittimamente nei paesi ove devono svolgere la propria attività.