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Università di Trieste, allarme per la manovra del Governo

Va ritirata la parte del decreto relativa all'università.

16/07/2008
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Le iniziative di mobilitazione negli atenei

Comunicato stampa
Senato accademico: allarme per la manovra del Governo
"Va ritirata la parte del decreto relativa all'università"

Il Senato Accademico dell'Università degli Studi di Trieste, riunito nella seduta del 15 luglio 2008, esaminato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, esprime preoccupato allarme per le misure che la manovra introduce in tema di università.
Osserva come il decreto-legge in parola incida su profili molteplici della materia, non limitandosi a determinazioni di ordine finanziario, ma prefigurando una riforma radicale dell'istituzione universitaria – per lo meno nella sua fisionomia pubblicistica, perpetuatasi dall'unità d'Italia ad oggi – gravida di implicazioni organizzative e sociali, palesemente sottovalutate.
Mal si concilia, del resto, con le più elementari regole di una legiferazione accorta, demandare a un dettato approssimativo – quale quello dell'art. 16 – una materia che richiederebbe ben altra ponderazione politica e apporto di ordine culturale. Neppure devono sfuggire i molteplici elementi di attrito che il testo palesa con il tessuto costituzionale, a cominciare dal principio di autonomia universitaria, sancito dall'art. 33 della Costituzione.
Quanto all'ulteriore e distinto profilo delle disposizioni finanziarie della manovra, il Senato non può non denunciare la gravità dei tagli inferti al fondo di finanziamento ordinario delle università, decurtato, nell'arco del quinquennio 2009-2013, dell'impressionante cifra di quasi un miliardo e mezzo di euro. I tagli anzidetti, oltre che insostenibili nell'entità, sono inaccettabili per la logica lineare cui si conformano: ne esce, ancora una volta, mortificata ogni applicazione dei principi di merito e, con essa, l'impegno di quegli Atenei che – come quello triestino – hanno sempre perseguito risultati di elevata qualità della ricerca, della formazione e dei correlati servizi, senza peraltro mai disattendere gli obiettivi del pareggio di bilancio.
Ancora, e con allarme non minore, ritiene il Senato di stigmatizzare le misure di sostanziale blocco del turn over inferte, su arco pluriennale, a tutto il personale universitario, docente e tecnico-amministrativo, per di più aggravate da umilianti provvedimenti di decurtazione del trattamento retributivo, senza precedenti ed eguali negli altri comparti della pubblica amministrazione.
In questo scenario, il Senato Accademico sottolinea la contraddizione della manovra in discorso con gli impegni internazionali assunti dal Paese sul fronte della realizzazione di uno spazio europeo dell'alta formazione e della ricerca scientifica: impegni irrimediabilmente vanificati dalle attuali disposizioni del decreto-legge, ove esse non subissero auspicati e adeguati correttivi in sede di esame parlamentare.
Non vi è dubbio, comunque, che gli effetti di scelte così deleterie si riverseranno sui nostri giovani più qualificati, candidati ad aumentare il già allarmante flusso migratorio del nostro migliore capitale intellettuale, con intuibili riverberi in termini di inesorabile perdita di competitività internazionale del Paese.
Alla luce di quanto esposto, il Senato Accademico dell'Università di Trieste, condividendo quanto espresso dalla CRUI nella sua mozione del 3 luglio scorso, esprime la più ferma protesta contro i contenuti del decreto-legge in materia di università e dà mandato al Rettore di rappresentare in ogni sede politica e istituzionale l'esigenza che, nel corso della discussione parlamentare, sia ritirata la parte del decreto relativa all'università, al fine di promuovere e consentire un più ampio e articolato dibattito sul futuro del nostro sistema universitario in Italia.

15 luglio 2008

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