DL 112/08, l'assemblea della CoPI contraria ai provvedimenti relativi all'Università
Nella riunione del 23 luglio, l'Assemblea della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria approva una mozione.
Le iniziative di mobilitazione negli atenei
Pubblichiamo di seguito la mozione sul Decreto Legge 112/2008 approvata all'unanimità dall'As-semblea della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria, riunita a Roma il 23 luglio 2008.
Roma, 29 luglio 2008
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Mozione sul Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112
L'Assemblea della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria, riunita a Roma il 23 luglio 2008, esprime profonda contrarietà per i provvedimenti relativi all'Università contenuti nel Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112 e forte preoccupazione per l'iter parlamentare per la conversione in legge che, nella sostanza, conferma le disposizioni più controverse.
Nel condividere e fare propri il Documento in merito approvato all'unanimità dalla CRUI, nell'Assemblea straordinaria del 3 luglio us, e la Mozione approvata dal CUN, nell'adunanza del 16 luglio us, la CoPI ritiene di dovere sottolineare le pesanti ricadute che gli interventi previsti hanno in particolare sull'ingegneria, fortemente impegnata nello sforzo di rinnovamento dell'università italiana per affermarne e incrementarne il peso intellettuale e la presenza nella formazione superiore, nella ricerca e nell'innovazione del Sistema Paese.
Le esigenze di contenimento della spesa pubblica anche in ambito universitario – dove invece sarebbe necessario, come da sempre riconosciuto in tutti i consessi anche istituzionali, un considerevole incremento di risorse per ridurre il gap di investimenti specifici rispetto alla media dell'UE – vengono infatti perseguite in maniera indiscriminata, in palese contraddizione non solo con la possibilità di esercitare un'autonomia universitaria responsabile, ma anche con la politica dell'Unione Europea in merito, con il quadro normativo delineato in Italia, con gli impegni dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni e con le dichiarazioni programmatiche al Parlamento del nuovo Ministro, on. Gelmini. Vengono in tal modo fortemente penalizzati il promesso rinnovamento dell'impianto istituzionale e l'attuazione di un meccanismo di finanziamento fondato sul merito e sulla qualità dell'effettivo ruolo svolto dalle singole Università.
Le Facoltà di Ingegneria sono il fondamentale canale di formazione di ingegneri e, nell'ambito della Ricerca Universitaria, l'Ingegneria costituisce la fonte primaria per l'innovazione e lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale del Paese. Per tale motivo esse sono chiamate a svolgere un ruolo essenziale, in una politica di interventi strutturali volti a creare le condizioni per il graduale recupero del gap tecnico/scientifico, tecnologico e strutturale che, nell'attuale sistema globalizzato, l'Italia presenta rispetto ai paesi competitori e che ha ormai raggiunto un livello tale da compromettere seriamente e per lungo tempo lo sviluppo futuro del Paese.
Tale sforzo e tale ruolo vengono in specie compromessi dalla manovra sul turn-over, che incide tanto sulla dimensione della didattica quanto su quella della ricerca. In primo luogo, infatti, essa compromette la possibilità di garantire i livelli di qualità, come richiesti dai requisiti stabiliti dal Mini-stero, ai corsi di studio da riformare ai sensi del D. M. 270/2004. Ciò comporta l'impossibilità di mantenere gli impegni in merito assunti, con gli studenti e la società tutta, dalle Facoltà che hanno già condotto la revisione degli ordinamenti didattici e impedisce a quelle che si apprestano a farlo di avviare il processo di revisione richiesto dal Decreto citato. Le conseguenze, per una platea che rappresenta quasi il 13% di tutti gli immatricolati all'Università e ben il 7% di tutti i diciannovenni italiani sono disastrose.
Incalcolabili, poi, le conseguenze della stessa manovra sulla ricerca scientifica, che ha storicamente nei dipartimenti di ingegneria la componente più ampia e qualificata dell'intero sistema di ricerca, sviluppo e innovazione del paese: una delle poche fonti di stimolo e di supporto alla competitività del sistema produttivo industriale, con numerose punte di assoluta eccellenza, riconosciute anche a livello internazionale.
Nell'insieme i provvedimenti prospettati penalizzano soprattutto il personale più giovane: già disin-centivato dall'intraprendere la carriera universitaria in ambito ingegneristico per i livelli retributivi particolarmente bassi rispetto a quanto conseguibile – e in tempi molto più rapidi – sul mercato del lavoro italiano e nelle università straniere. Il che è in stridente contraddizione con la volontà, più volte ribadita da parte del Ministero dell'Università e della Ricerca, di incentivare il reclutamento di studiosi stranieri e il "rientro di cervelli".
Il giudizio complessivo emerso in sede di discussione nella Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria è che gli effetti di tali provvedimenti sulle Scuole d'Ingegneria e sull'intero Paese sa-ranno devastanti, anche per l'inevitabile cospicuo aumento delle tasse universitarie che si profila per far fronte alla forte e progressiva riduzione del FFO.
La Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria, pertanto, auspica che il "tavolo di consultazione", recentemente istituito dal Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, on. Maria Stella Gelmini, possa pervenire a ipotesi di soluzione delle criticità dei provvedimenti previsti dal DL 112/2008 e chiede che, come già espresso dal Ministro, si pervenga in sede di conversione del Decreto alla correzione degli interventi, nella direzione di una continuità con l'azione di Governo volta alla riqualificazione della spesa nell'ambito di un sistema fondato sulla valorizzazione della qualità e del merito, e che inoltre vengano stralciate le norme relative alla riforma istituzionale.
La CoPI invita infine il Ministro Gelmini, la CRUI, il CUN, la Interconferenza e tutte le altre componenti del mondo accademico, istituzionali e non, studentesche e sindacali comprese, a seguire con la massima attenzione l'evoluzione dell'iter parlamentare e a individuare e condividere, qualora il testo di conversione in legge dovesse disattendere le esigenze manifestate, le forme di protesta più opportune – fino a quelle di maggiore impatto – a tutela dell'Università.
La Mozione viene approvata all'unanimità.