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Viterbo, interrogazione parlamentare sull'operato di un collegio dei docenti

La FLC CGIL ribadisce un NO al bavaglio nei confronti delle scuole.

03/06/2010
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Dopo l'intervento del direttore dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna per mettere a tacere la libertà di espressione dei docenti nelle scuole, non poteva di certo mancare quello di un qualche parlamentare ligio ad alimentare il clima di censura che spira nel Paese.

In questo caso si tratta dell'on. Giulio Marini, sindaco di Viterbo, il quale, rivolgendosi al Ministro Gelmini, censura l'operato del collegio docenti di una scuola della sua provincia (ma non del comune di Viterbo) che si è “permesso” di criticare i tagli indiscriminati operati dal Governo e dal Ministro nei confronti della scuola pubblica.

Ancora una volta siamo in presenza dell'ennesimo tentativo per mettere il bavaglio alle legittime proteste dei docenti e dei lavoratori della scuola i quali, oltre ad avere subito gli effetti dei pesanti tagli agli organici e dunque alla qualità del servizio pubblico, subiscono ora, con il recente
decreto del Governo, anche l'attacco al salario, al diritto al rinnovo del contratto, al diritto alla stabilità del lavoro.

Questa ennesima censura rappresenta, ancora una volta, una gravissima lesione alla libertà di manifestazione del pensiero, fatto ancora più grave perché espresso dal sindaco di una città che dovrebbe avere a cuore la qualità del servizio scolastico ai suoi cittadini ed il rispetto delle scelte delle famiglie. Ci auguriamo che i cittadini di Viterbo tengano in debita considerazione il comportamento del proprio primo cittadino.

Pubblichiamo di seguito il comunicato della FLC CGIL di Viterbo sulla vicenda.

Roma, 3 giugno 2010

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FLC CGIL VITERBO

Comunicato stampa

NO A CENSURE ED INTIMIDAZIONI

La FLC CGIL di Viterbo esprime solidarietà e sostegno al collegio docenti e al Dirigente Scolastico dell'ISIS di Tarquinia fatti oggetto di intimidazione da parte dell'On. Marini, sindaco di Viterbo. L'interrogazione parlamentare presentata dall'on. Marini sarebbe risibile se non fosse pericolosa. Si inquadra certamente in quel disegno restauratore che vuole mettere il bavaglio alla società italiana ed aggiogare la scuola alla linea del governo comprimendo gli spazi di democrazia e la libertà di pensiero, che nella scuola ed attraverso la scuola dovrebbero trovare la loro massima espressione. Il tentativo di imbavagliare l'informazione e la magistratura, sta proseguendo con il tentativo di soffocare qualsiasi tentativo di dissenso anche nel mondo della scuola. La nota di richiamo dell'USR dell'Emilia Romagna ai Dirigenti degli Uffici Scolastici Provinciali a vigilare sui Dirigenti Scolastici e sulle loro “posizioni critiche” nei confronti del governo rappresenta, a nostro giudizio, solo un'anticipazione di quella che sarà la linea ministeriale di impedire il dissenso. Linea che comincia a farsi sentire, con solerzia, anche nel viterbese.

Il giudizio che le parti sociali, Confindustria e sindacati insieme, hanno espresso ieri sulla inadeguatezza della classe politica viterbese diventa del tutto condivisibile se un politico del livello dell'on. Marini invece di interpretare il disagio che il mondo della scuola sta vivendo, invece di comprendere le ragioni profonde di quel documento, chiede che venga punita la libertà di pensiero. Perché l'onorevole Marini, invece di farsi portavoce di interessi di parte, non si fa portavoce delle esigenze delle molte famiglie viterbesi che non potranno accedere al tempo pieno, delle esigenze dei piccoli comuni che si vedranno chiudere le scuole, dell'edilizia scolastica del comune di Viterbo dove diversi edifici presentano problemi di sicurezza, dell'impoverimento dell'offerta formativa che la riforma Gelmini prevede, dei problemi dei precari (in due anni almeno 400 di essi sono stati espulsi dal circuito della scuola), dei molti docenti, soprattutto delle superiori, che diventeranno soprannumerari?

Questi sono i problemi che dovrebbero essere al centro dell'agenda della politica, non il fastidio della critica. La scuola non è né di destra né di sinistra e rappresentarne la realtà è un merito, un dovere, un diritto, non una colpa. Tacere che il consistente calo delle risorse finanziarie e di personale abbia impoverito l'offerta didattica della scuola statale italiana sarebbe come dire, e come è stato detto per molti mesi dal governo, che la crisi economica è solo psicologica. L'importante è non parlarne.