A Brescia provocazioni fasciste davanti alle scuole
Ferma condanna della CGIL e della FLC: la scuola è presidio per costruire cittadinanza attiva e per contrastare trame di violenza che si traducono in vili aggressioni squadriste.
A cura della FLC CGIL Brescia, FLC CGIL Lombardia e CGIL Brescia
Le provocazioni che hanno investito in questi giorni la scuola bresciana attraverso l’esposizione di striscioni ai cancelli e la produzione di comunicati accompagnatori inequivocabilmente fascisti rinnovano per gli insegnanti, gli studenti, per l’insieme della società civile, l’obbligo ed il dovere della Conoscenza. Un obbligo che per la città di Brescia è ancor più stringente poiché da gesti di quella natura maturò un clima che risolse con una bomba la discussione e il contrasto civile che nel 1974 si sviluppava nella società.
Gli urlati richiami al passato, così come le offese ai partigiani sono il frutto di un’ignoranza che oggi non ha giustificazione. Il tempo trascorso dai tragici fatti che hanno caratterizzato il ventennio fascista fin dal suo violento insediamento dovrebbero consentire a tutti di comprendere il vuoto civile che allora si produsse grazie ad una propaganda pervasiva tipica delle dittature.
È possibile, doveroso, dunque, smontare il lascito culturale di “italiani brava gente” che qualcuno ancor oggi pensa di poter riproporre, dimentico, costui, delle guerre coloniali di aggressione in Africa, in Albania, con l’uso di gas, torture, stragi, della repressione dei dissidenti interni, delle organizzazioni sociali di qualsiasi natura, delle leggi razziali promulgate ben prima della soluzione finale nazista, della scelta della guerra come atto di affermazione della propria nazionalità, di una ricercata grandezza patria.
Il sacrificio di coloro che a tale mortifera condizione si opposero e che nel contempo proponevano una democrazia repubblicana immaginata insieme con una possibile convivenza internazionale viene dileggiato nell’unico modo utilizzato ora come allora, nell’ombra, costruendo trame di violenza che si traducono in vili aggressioni squadriste.
La scuola in ogni sua componente, luogo di privilegio assoluto per costruire cittadinanza attiva, nella quale il dovere della conoscenza si coniuga con l’impegno e la partecipazione, riconosce in questo gesto la stessa violenza che in altri contesti si traduce nell’avvelenamento delle studentesse che non si vogliono far frequentare, nella chiusura delle scuole, nel voler imporre contenuti cari ai regimi che in quei paesi governano.
Per queste ragioni agisce il proprio antifascismo, opera cioè contrastando scelte che vogliono confondere, annacquando verità storiche relative alle responsabilità di coloro che in quegli anni tragici ci avevano consegnati fantocci al nazismo.
Non ci sarà per questo l’oblio della generazione dei testimoni, ci faremo noi tutti testimoni, cittadini che curano la memoria della nostra sapiente democrazia.