Gli istituti professionali statali cancellati in Lombardia?
Per l’Assessore Valentina Aprea 70.000 tra docenti, dirigenti scolastici e personale ATA degli istituti professionali statali non servono.
A cura della FLC CGIL Lombardia
L’assessore Aprea non è d'accordo con la revisione dei percorsi d'Istruzione Professionale prevista dalla legge 107/15? Lo dica chiaramente anche nella sua regione.
Siamo rimasti sconcertati anche noi della FLC CGIL Lombardia, dopo le affermazioni dell’Assessore Valentina Aprea durante il convegno “Accendere i fari sull’Istruzione e Formazione Professionale” organizzato dall’associazione Treelle tenutosi a Torino il 23 giugno scorso.
Mai, infatti, nel suo territorio di appartenenza l'assessore aveva azzardato proposte tese a smantellare l'esperienza degli istituti professionali statali.
Noi siamo propensi a credere che quanto si sta elaborando a livello nazionale sul riordino del sistema d'istruzione professionale, nelle "segrete stanze" del Ministero, stia creando un certo nervosismo nel nostro assessore, soprattutto le elaborazioni che riguardano il sistema d'Istruzione e Formazione Professionale.
Ci viene da pensare che certe affermazioni siano frutto di una preoccupazione di quanto prevede la Riforma Costituzionale del titolo V relativa alle competenze su Istruzione e Formazione Professionale su cui i cittadini dovranno esprimersi nel Referendum costituzionale di quest’autunno.
Non è un segreto, infatti, che nella prossima revisione costituzionale sia previsto il passaggio della IeFP a livello di competenza statale.
Di certo è che la situazione nazionale è molto diversificata pur essendo il Titolo V della Costituzione chiaro. Crediamo sia necessario garantire in tutto il territorio nazionale esigibilità del percorso di Istruzione e Formazione Professionale.
È utile ricordare che gli istituti professionali accolgono in Lombardia migliaia di studenti, circa il 13% del totale. Una utenza, con debolezze già in uscita dalla scuola media e con percentuali significative di ragazzi che presentano un ritardo negli studi oltre che una presenza di molti alunni stranieri, a cui bisogna dare una risposta di istruzione e formazione professionale non finalizzata solo alla qualifica professionale.
Bisogna poi ricordare che lo sviluppo dell’istruzione tecnica e professionale in Lombardia, sostenuto anche dall’esperienza dei Poli tecnici professionali di questa regione, prevede il pezzo degli Istituti professionali statali.
L'assessore, lo ribadiamo, abbia il coraggio di affrontare nella "sua" regione la questione della prossima e possibile modifica della Costituzione, che potrebbe portare la competenza per le “norme generali e comuni” della IeFP a livello statale.
Questa eventualità può rappresentare o no un’occasione per superare l’anomalia di un doppio sistema professionalizzante di secondo ciclo?
Davvero non si può discutere con pacatezza sulla eventuale confluenza verso un sistema unitario tra IP e IeFP, con erogazione dei percorsi da parte degli Istituti Professionali Statali e da parte delle istituzioni formative?
Se si aprirà un confronto costruttivo e non solo propagandistico, la FLC CGIL Lombardia è pronta a parteciparvi portando all'attenzione dell'assessore le sue proposte prioritarie e qualificanti finalizzate al rilancio della Istruzione professionale e conseguentemente della IeFP.
Non crediamo a spot generici e provocatori che riguardano tra l’altro 70.000 tra insegnati, dirigenti scolastici e personale amministrativo, tecnico, ausiliario degli istituti professionali statali.