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Lombardia. Riforme scuola: la Regione ha tre proposte, la FLC Cgil una sola!

Pubblichiamo il commento della FLC Cgil Lombardia sul Progetto di Legge regionale realtivo alla riforma del “Sistema Educativo di Istruzione e di Istruzione e Formazione Professionale”, che la CGIL considera irricevibile!

31/05/2007
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Apprendiamo che Venerdì 25 maggio la commissione consiliare incaricata di valutare i tre progetti di legge ha deciso di provare ad elaborare una proposta di "ricomposizione", in sede regionale, di un sistema di istruzione e di formazione e istruzione professionale. Tutto questo, dopo che sul tavolo sono state depositate tre singole proposte:
Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione della regione Lombardia. Approvato in giunta regionale Lombardia con deliberazione n. 4278 del 21 marzo 2007;
Sistema Formativo Regionale Lombardia a cura del gruppo consiliare di Rifondazione Comunista;
• Nuovo ordinamento della formazione professionale ed interventi a sostegno del sistema formativo regionale a cura del gruppo consiliare “Ulivo”.
La giunta regionale, presieduta da Formigoni si è sostanzialmente assunta la responsabilità di elaborare una proposta che provi ad essere sintesi delle tre ipotesi di lavoro. Gli effetti di questa “ricomposizione” dovrebbero essere noti entro la settimana prossima.

Nel rimandare al giudizio da noi già espresso sul progetto di legge approvato dalla giunta, vogliamo intanto, come FLC Cgil Lombardia, richiamare alcune delle nostre posizioni in merito:

La FLC Cgil Lombardia considera irricevibile ogni proposta di PDL su “Sistema Educativo di Istruzione e di Istruzione e Formazione Professionale” elaborata in un'ottica regionalista, perché essa sarebbe lesiva dell’esercizio reale di un diritto universale quale è il diritto all’istruzione, esercizio che è premessa al pieno diritto di “cittadinanza”. Riteniamo, infatti, che una scelta forzatamente regionalista e “localista” neghi la fruizione del diritto di istruzione.
Un uso “diverso” del nuovo titolo V° della Costituzione da parte di soggetti istituzionali regionali può portare a costruire un percorso regionale, all'interno di un Sistema Nazionale di Formazione e Istruzione, dai forti connotati autonomisti. In questo senso la semplice idea di pensare a “linee di guida regionali” e ad un modello formativo che ammetta la “separazione dei saperi”, ci preoccupa moltissimo.

La FLC Cgil non è d'accordo neppure con l’idea che la Regione possa, addirittura, ridefinire in generale tutto il sistema delle educazioni, dell’istruzione e della formazione secondo fini propri, perché in questo modo si mina il principio costituzionale del “sistema unico di formazione e istruzione nazionale”.
Riteniamo che qualsiasi proposta di legificazione non possa che costituirsi tenendo presente alcune decisioni di carattere nazionale in materia quali:

la restituzione alla competenza nazionale dell’Istruzione Professionale (si veda la decisione assunta a fine gennaio da parte del Governo);
la legge finanziaria 2007, con la quale di fatto si abroga il diritto - dovere istruzione e formazione a favore di un obbligo d’istruzione fino a 16 anni;
l’istituzione per decreto delle nuove esperienze di autonomia scolastica legate ai centri EDA e alla formazione continua.

In particolare circa l'assolvimento dell’obbligo di istruzione, obbligo che deve avere una durata di almeno dieci anni (e ciò in riferimento al già citato art. 1, comma 622 della legge n. 296 del 2006), siamo fermamente convinti che esso non possa trovare spazio dentro percorsi “legittimati” della Formazione Professionale.
Ciò non certo per ragioni che in qualche modo possono sembrare discriminatorie nei confronti del mondo della formazione professionale e delle importanti competenze presenti in quel sistema. Ma perché siamo convinti che alla formazione professionale debbano essere affidati compiti formativi di forte "aggancio" con il mondo del lavoro, per l’acquisizione di titoli professionali che, come tali, devono necessariamente essere collocati dentro percorsi da praticare dopo l’assolvimento dell’obbligo.

Per la Formazione Professionale, invece, nello specifico, altri spazi di intervento devono essere rappresentati:

• dai momenti integrativi con l’istruzione nel percorso biennale della scuola secondaria superiore;
• dall’aggiornamento e riqualificazione delle maestranze; dalle collaborazioni in spazi dedicati alla formazione continua per arricchire e completare percorsi scolastici superiori di post diploma e posta laurea;
• dall’attivazione di collaborazioni professionali a favore del sistema universitario.

La programmazione della offerta della Formazione Professionale è la vera competenza legislativa della regione. Le proposte sul tavolo della Commissione devono allora, a nostro avviso, mirare ad un necessario rilancio del sistema della formazione professionale. Sistema che deve puntare ad essere punto di riferimento, in termini di accesso, di permanenza e di miglioramento della condizione professionale, delle persone e dei lavoratori, sia in ingresso nel mondo del lavoro, sia già occupati, sia coinvolti un crisi aziendali o in processi di riconversione.
Di ciò vi é particolare bisogno nella nostra Regione e nel nostro Paese, nel momento in cui registriamo l’assenza di una formazione “alla professione”, sia per quanti concludono un ciclo di studio e devono inserirsi nel mercato del lavoro, sia per quanti intendono/devono passare da un lavoro (o da un lavoro che non c’è più) ad un lavoro diverso.
Relativamente alla gestione del personale, ribadiamo che non possono assolutamente essere accettate le ventilate idee di introdurre nuovi criteri relativi al sistema di reclutamento e valutazione, in quanto esse non sono riconducibili ad uno scenario regolato da norme nazionali. Ciò a partire dalla regola fondamentale che si determina l’accesso ai ruoli di docenza e di servizio alle scuole pubbliche attraverso bandi concorsuali nazionali e pubblici.

Per quanto attiene ai sistemi di accreditamento da parte delle scuole, non condividiamo le idee di chi vuole attuare l’accreditamento dei soggetti erogatori dimenticandosi che esistono istituzioni scolastiche già “normate” dal sistema nazionale della pubblica istruzione.
L’obbligo d’istruzione a 16 anni, e conseguentemente l’innalzamento dell’età di accesso al lavoro a 16 anni, devono necessariamente condizionare modalità di apprendimento quali l’apprendistato, il tirocinio e alternanza scuola-lavoro.
Crediamo inoltre che eventuali decisioni di interpretare “legislativamente” in chiave “regionalistica” tutto l’arco dell’Istruzione, dalla scuola dell’infanzia fino all’Istruzione Tecnica Superiore, determini un vero e proprio “vulnus” istituzionale, uno strappo costituzionale!

Come FLC Cgil Lombardia chiediamo di non essere posti al margine della discussione su tali questioni!
Chiediamo, ancor di più, che le scuole pubbliche vengano coinvolte nel giudizio e nella valutazione su tali proposte.
Se avremo occasione di essere ricevuti, in sede di “audizione”, da parte della commissione del consiglio regionale che sta lavorando sulla questione, questi saranno i nostri giudizi di merito. Giudizi ed opinioni che provano a rimettere al centro la scuola pubblica, la sua laicità, la sua qualità e la tenuta di un sistema nazionale di istruzione e formazione.

Da ultimo riteniamo che quanto previsto dalla legge finanziaria 2007 in materia di Poli Formativi possa rappresentare una importante ipotesi di riforma “ordinamentale”. Ma ciò a patto che questa si sviluppi partendo dalla "tenuta" e dalla "promozione" di un sistema di formazione pubblico e nazionale.

FLC Cgil Lombardia