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Non è con l’autonomia differenziata che si incentiva la professione dell’insegnante. Risposta al presidente della Regione Lombardia Fontana

Comunicato della FLC CGIL Lombardia.

29/08/2019
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A cura della FLC CGIL Lombardia

In questi giorni in Lombardia si stanno ultimando le procedure delle nomine dei contratti a Tempo Indeterminato per i docenti previste dal contingente per le immissioni in ruolo che il MIUR ha assegnato alla nostra regione.

Come già denunciato, più di un mese fa, migliaia di posti non saranno coperti per mancanza di candidati nelle graduatorie del concorso regionale o per esaurimento delle stesse, in particolare per le discipline di Matematica, Fisica, materie Letterarie, Italiano, materie scientifiche e per il Sostegno agli alunni diversamente abili.

I dati che si prospettano sono che, a fronte di 11.335 autorizzazioni per il ruolo su 13.589 posti liberi, al termine delle procedure di nomina da parte dell’USR Lombardia e degli UST (uffici scolastici territoriali), verranno assegnati non più di 3.500/4.000 ruoli/contratti a Tempo Indeterminato.

Tutti i posti rimanenti andranno a Supplenze! Supplenze che aumenteranno, oltre il dato di cui sopra, per ulteriori posti assegnati in deroga su Sostegno e sull’ organico di fatto (quello reale) fino ad arrivare a circa 40.000 supplenze in Lombardia!

Come già denunciato, drammatica è la situazione sui posti di Sostegno a cui verranno affidate almeno 13/14.000 supplenze a docenti senza titolo di specializzazione per sostegno.

Perché questa situazione drammatica in Lombardia?

Leggo che il presidente della Regione Lombardia Fontana ritiene che il tutto sarebbe risolto se l’Autonomia Differenziata richiesta dalla Lombardia fosse andata in porto perché, afferma Fontana, la Regione Lombardia con l’autonomia avrebbe aumentato gli stipendi ai docenti che dal Sud non accettano di venire nella nostra regione per l’elevato costo della vita!

Le cose non stanno così.

Ecco perché.

Per storia e per statistica nelle scuole lombarde sono presenti, da decenni, migliaia di docenti provenienti dal Sud Italia che hanno scelto di spostarsi per insegnare nelle regioni nel nord (alcuni si sono poi ritrasferiti al sud altri hanno scelto di fermarsi e restare al nord). Ancora oggi sono migliaia i supplenti del sud che sono nelle graduatorie e accettano di spostarsi per fare supplenze nelle nostre scuole.

Il problema, come da anni denunciamo, è che è mancata una programmazione del MIUR che ha fatto acqua rispetto alle procedure per i concorsi, per i percorsi di abilitazione all’insegnamento e per i corsi di specializzazione di sostegno. Infatti, i concorsi non vengono mai banditi con regolarità, i corsi per ottenere l’abilitazione all’insegnamento e i corsi per la specializzazione per il sostegno (affidati alle Università) sono totalmente insufficienti e errati nei numeri autorizzati (un esempio: se in Lombardia abbiamo 5.132 posti liberi di sostegno a cui se ne aggiungono ogni anno circa 8.000 per le deroghe (per un totale di più di 13.000 posti vacanti di sostegno), come si possono avere specializzati se alle università lombarde sono autorizzati corsi di specializzazione per soli 1.030 posti?). Ancora, i corsi di abilitazione e di specializzazione sono ormai affidati alle Università con costi elevati per chi, già precario, con anni di studio alle spalle per la laurea, deve pagare circa 3.000 euro per un altro anno/due di Università.

Cosa serve alla scuola italiana perché si possano avere candidati docenti e stabilizzazioni nelle classi per garantire la continuità didattica?

Non l’ Autonomia differenziata, acclamata come soluzione dal Presidente Fontana il quale ipotizza che, a parità di lavoro, gli stipendi vengano differenziati a seconda della regione in cui la persona lavora, magari con contratti regionali e non contratti collettivi nazionali e, magari, che il reclutamento e lo stato giuridico (compreso l’orario) sia legiferato a livello regionale; che le regole nelle scuole lombarde (compresi gli organi collegiali) siano regionali, che la legislazione scolastica sia di competenza regionale compreso i dipendenti.

Fontana dimentica che l’Istruzione è un diritto universale che deve essere garantito dallo Stato a tutti i cittadini, quali che siano la regione in cui risiedono, il loro reddito, la loro identità culturale e religiosa; che il sistema nazionale dell’istruzione è l’identità di un Paese ed è elemento di coesione sociale. Che lo Stato deve garantire i Livelli Essenziali delle Prestazioni in tutto il territorio nazionale.

Fontana dimentica che un contratto collettivo nazionale di lavoro garantisce a parità di lavoro parità di salario, parità di orario e parità dei diritti alle lavoratrici e lavoratori.

Non serve l’Autonomia differenziata alla scuola pubblica della Repubblica che, anzi, ne determinerebbe la disgregazione.

Incentivare la professione dell’Insegnante che, ricordo, è possibile solo dopo un percorso Universitario di cinque anni, a cui si devono aggiungere ulteriori esami/crediti per l’insegnamento e, infine, il superamento di un concorso pubblico, lo si fa innanzitutto riconoscendo un salario dignitoso e non 1.350 euro! Inoltre, è necessario ridare al ruolo dell’insegnante il valore sociale che merita questa difficile professione e funzione e non denigrarla, agli occhi dell’opinione pubblica, come la politica ha fatto in questi ultimi venti anni, innescando anche fatti drammatici di aggressioni nelle scuole!

Se il costo della vita in Lombardia è più alto che in altre regioni si intervenga in termini d deduzioni fiscali, di controllo dei prezzi, di una politica dei controlli degli affitti, di agevolazioni per chi ha redditi bassi.

Milano, 28/08/2019

Tobia Sertori – Segretario Generale FLC CGIL Lombardia