Tagli agli organici, i sindacati marchigiani incontrano i responsabili dell'Ufficio Scolastico Regionale
A colloquio con Manuela Carloni, Segretaria generale FLC CGIL Marche.
Terzo anno di tagli: contro gli studenti, contro i lavoratori, contro il Paese. La scuola pubblica rischia il collasso ha dichiarato Manuela Carloni, Segretaria della FLC CGIL, il sindacato scuola, università, ricerca della CGIL dopo la prima riunione con l'Ufficio Scolastico Regionale che il 1 aprile ha incontrato le organizzazioni sindacali per l'informazione sugli organici del prossimo anno scolastico.
19.700 docenti in meno in Italia si tradurranno per le Marche in un taglio di 512 posti, che significheranno meno offerta formativa, meno tempo scuola e classi sempre più numerose in una situazione già fortemente compromessa a causa dei tagli operati negli anni scorsi.
Per la scuola primaria, il cui organico di diritto dovrà essere definito entro il 9 aprile, si traducono in ben 194 posti in meno di cui 51 ad Ancona, 59 ad Ascoli Piceno e Fermo, 49 a Macerata e 35 a Pesaro, a fronte di una diminuzione di appena 76 iscritti (ma aumentano di 123 unità ad Ancona e di 143 a Pesaro).
Gli uffici scolastici provinciali hanno già provato a definire il numero delle classi e dei docenti. La situazione è piuttosto preoccupante se si considera che, senza aver ancora prodotto i tagli già descritti, ad Ancona non sono state assegnate ben 17 classi a tempo pieno, ad Ascoli/Fermo sono state tagliate 17 classi (ma ne sono state assegnate 18 in più di tempo pieno a fronte delle 21 richieste), a Macerata ne sono state tagliate 12 e a Pesaro 8.
Tutto questo si trasforma in un assembramento all'interno delle classi, sempre più numerose, in aule non sempre a norma. Quale sarà la situazione dopo i tagli?
Chiediamo che l'amministrazione ci informi con precisione sulla situazione attuale rispetto alla sicurezza nelle scuole. I Dirigenti Scolastici hanno l'obbligo di segnalare la capienza massima nei plessi affidati alla loro responsabilità: quante segnalazioni sono arrivate sulle aule non conformi ai tetti massimi previsti dai nuovi regolamenti della Gelmini sulla costituzione delle classi? È normale che un Governo decida di aumentare l'affollamento senza considerare se gli edifici scolastici sono in grado di sopportarlo? Visto che i soldi non ci sono per ricostruire le nostre scuole, bisognerà che il governo dia l'organico per garantire classi adeguate agli spazi disponibili. Un altro ottimo motivo per non operare il terzo anno di tagli.
Per la scuola dell'infanzia significa che, a fronte di un aumento complessivo di 418 bambini iscritti (si registra una diminuzione di 141 unità solo in provincia di Ascoli Piceno e Fermo, mentre crescono di 260 ad Ancona, 236 a Macerata e 63 a Pesaro Urbino) avremo solo 17 posti in più, che in definitiva confermano soltanto quelli già assegnati lo scorso anno in organico di fatto come prevede la norma.
Questo, a fronte di un fabbisogno di almeno 20 sezioni e dunque di 40 posti, significa che si è praticamente operato un taglio di 23 posti.
Senza contare che già lo scorso anno, per non lasciare a casa centinaia di bambini di tre anni, sono state raddoppiate le sezioni antimeridiane, cioè quelle funzionanti solo al mattino. Eppure sono pochissime le richieste da parte dei genitori di questo modello di scuola dell'infanzia, che nella nostra regione continuano a preferire il tempo pieno. La scelta che è stata fatta, come è stato sostenuto al tavolo dell'incontro, è quella di dare un po' di scuola dell'infanzia a tutti, anche a prescindere dalle scelte delle famiglie.
Negli ultimi quattro anni – continua Manuela Carloni - solo nella provincia di Ancona siamo passati da 23 sezioni antimeridiane a 27, poi a 45 e per il prossimo anno forse ce ne saranno 60: di questo passo qualcuno penserà che tanto vale farla funzionare di norma tutta al mattino, come già la Gelmini aveva provato a far passare nel 2008, operazione fermata solo dalla straordinaria partecipazione allo sciopero unitario del 30 ottobre… peccato che quella grande spinta sia stata fermata dai successivi accordi separati e dalla spaccatura del sindacato. Per il bene della scuola, dei lavoratori e del Paese bisognerebbe ritrovare quell'unità di intenti ed una nuova condivisione sulle regole. Anche per questo la CGIL ha proclamato lo sciopero generale del 6 maggio e l'investimento in istruzione, cultura e ricerca sono al primo posto tra le nostre rivendicazioni.