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Immissioni in ruolo da Call veloce in Puglia: cronaca di un fallimento annunciato

Sono stati pochissimi gli aspiranti e ancor meno gli immessi in ruolo

07/09/2020
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Negli scorsi giorni, con la call veloce, si sono concluse le operazioni di immissioni in ruolo. Questo nuovo canale di reclutamento, fortemente voluto dalla Ministra Azzolina, prevede per gli aspiranti presenti nelle graduatorie concorsuali e ad esaurimento, la possibilità di inserirsi nelle rispettive graduatorie di altre province della stessa regione o di un’altra, laddove ci siano posti che rimangono vacanti e disponibili dopo le operazioni di assunzione a tempo indeterminato disposte ai sensi della normativa vigente.
In Puglia, nonostante ci fossero 47 classi di concorso disponibili per questo tipo di operazione, per ben 789 posti, gli aspiranti in ingresso sono stati solo 30, nella maggior parte dei casi provenienti da regioni del sud, di cui solo in 26 hanno accettato la proposta definitiva di assunzione in ruolo.
Complessivamente, quindi, con la chiamata veloce è stato coperto solo il 3% dei posti messi a disposizione.
Si tratta di un clamoroso fallimento che, come sindacato, avevamo annunciato in tempi non sospetti in quanto ritenevamo e riteniamo che questo nuovo canale di immissione avrebbe potuto funzionare solo avendo un quadro normativo differente da quello attuale: il Decreto Legge 126 del 2019 ha introdotto un rigido vincolo quinquennale di permanenza nella scuola di titolarità a partire dalle immissioni in ruolo di questo anno scolastico per tutte le procedure di reclutamento e per tutti gli ordini e gradi di scuola.
È del tutto evidente che questa norma, da noi fortemente contrastata e che certamente sarà foriera di una massiccia quantità di contenziosi, ha frenato gli aspiranti nella fruizione della call veloce in quanto li avrebbe condannati a restare lontani dalle proprie famiglie per un periodo molto lungo e, in molti casi, con la prospettiva di potersi riavvicinare anche ben oltre i cinque anni previsti.
Nella nostra regione, al termine delle operazioni di immissione in ruolo e al netto dei posti che non saranno assegnati a causa di rinunce tardive, nonostante l’ammirevole lavoro dell’USR e degli UUSSTT per riuscire a scorrere le graduatorie fino a recuperare più di 200 posti dalle sopraggiunte rinunce, ben 1666 cattedre (incluse le 901 che sono state accantonate per i concorsi banditi quest’anno), pari al 45% dei posti vacanti e disponibili, resteranno scoperte soprattutto per mancanza di candidati.
Se il Ministro ci avesse dato ascolto e avesse previsto un percorso veloce di stabilizzazione dei precari invece di portare avanti l’idea di un concorso straordinario farraginoso e dai tempi di svolgimento prolissi, oggi si sarebbe evitato di aggiungere fattori di criticità ad un anno scolastico che sarà certamente caratterizzato da una straordinaria complessità dovuta allo stato di emergenza sanitaria e avrebbe sicuramente reso più stabile il percorso di istruzione e formazione di migliaia di studenti.