Referendum scuola: in Puglia campagna di mobilitazione anche nelle università
Prosegue la raccolta firme iniziata il 9 aprile scorso.
A cura del Coordinamento regionale Referendum Scuola della Puglia
Il Coordinamento regionale Referendum Scuola della Puglia, per contribuire al percorso di costruzione di un’altra scuola, pubblica, inclusiva, realmente democratica e libera, promuove, per il mese di maggio, in tutti gli atenei, oltre che nelle scuole pugliesi, una campagna a sostegno dei referendum sulla scuola per modificare scelte imposte dall’alto ripartendo dal basso, dai luoghi di produzione e trasmissione della conoscenza.
Circa un anno fa, il 5 maggio del 2015, in occasione dello sciopero più partecipato nella storia della scuola della Repubblica, più di mezzo milione di persone scendeva in piazza in tutta Italia per contrastare lo smantellamento della scuola pubblica statale imposto al Paese dalla pseudo-riforma della “buona scuola” (Legge 107). Ciò malgrado, a luglio, il Governo approvava la Legge 107 che, nella prospettiva di una generale aziendalizzazione del modello educativo statale, imponeva modifiche epocali quali:
- la trasformazione del ruolo del Dirigente scolastico da leader di una comunità educante in manager di tipo aziendale, sempre più burocrate e direttivo;
- l’attivazione di margini sempre più ampi di discrezionalità nella scelta e nella valutazione del personale docente, a discapito degli organi collegiali e delle componenti negoziali della scuola;
- l’introduzione di finanziamenti privati rivolti a singole istituzioni scolastiche;
- l'introduzione di percorsi di alternanza-scuola lavoro obbligatori nella la durata di 200 ore nei Licei e 400 nei Tecnici e Professionali.
L’atteggiamento tenuto dal Governo nell'ignorare le istanze provenienti dal mondo della scuola dimostrò definitivamente la sua totale noncuranza verso ogni forma di opposizione dal basso, in piena sintonia con un “modus operandi” antidemocratico e autoritario utilizzato anche per portare a termine le altre riforme su lavoro, ambiente e costituzione. Opporsi a questa deriva antidemocratica (si pensi all’inqualificabile propaganda astensionistica del governo in occasione del referendum sulle trivelle del 17 aprile) comporta oggi la ripresa di una battaglia collettiva per intraprendere un nuovo percorso di mobilitazione e ricostituire un fronte unico e plurale di opposizione alle scelte del governo.
Rivalutando il ruolo dei saperi e della conoscenza come strumento di cambiamento dell’esistente, noi crediamo che spetti proprio alle scuole, alle università e a tutti i luoghi della formazione sviluppare un percorso di crescita e consapevolezza socialmente condivisa, sperimentando tutti gli spazi di democrazia reale di cui saremo capaci anche per il tramite dell’istituto referendario. Promuovendo una battaglia referendaria per l’abrogazione dello “school bonus”, della durata obbligatoria dell’alternanza scuola/lavoro, della chiamata diretta e dei premi di merito ai docenti, noi vogliamo riportare la scuola a essere un argomento di condivisione collettiva, sottraendola alla trappola di battaglie corporative e settoriali.
Ricordiamo infine che anche quest’anno, con la somministrazione delle prove INVALSI, emergerà, in tutta la sua gravità, la scelta del MIUR di orientare il sistema di valutazione verso una deriva classificatoria delle singole scuole in virtù di un utilizzo pervasivo e discrezionale dei risultati delle prove standardizzate inadatte a supportare ogni altra valutazione o analisi se non quella di un’astrusa e inutile classificazione, in linea con la logica premiale di valutazione portata avanti con la legge 107 e con un'idea di didattica e valutazione finalizzata al punteggio più che al suo reale valore formativo.