La Scuola del Popolo, dopo Capua, ridefinisce la propria mission
La solitudine, da stato esistenziale ad azione politica.
Fine luglio 2022: apre una rassegna di film dedicata a registi sardi presso l’Auser di Uras organizzata dalla Scuola del Popolo e dal CPIA. 4 di Oristano. Agosto 2022: debutta a Roma “l’Angolo delle chiacchiere” iniziativa organizzata dalla V° Lega Spi Rieti Roma Est Valle dell’Aniene su un progetto della Scuola del Popolo. Cosa unisce queste due iniziative così lontane tra loro? Semplicemente una scelta politica che vuole affrontare un tema che sembra sfuggire ai più: la solitudine. Questo nel momento in cui, solitamente, essa sembra colpire più ferocemente, soprattutto gli anziani. La solitudine così, da semplice aspetto esistenziale in alcuni casi ineluttabile, diventa invece un importante campo di azione politica. Così la pensa, almeno, la Scuola del Popolo. L’azione di contrasto alla solitudine è costituita dall’animazione culturale attraverso la quale si favorisce la socialità e l’interazione fra persone. L’ambizione, quindi, è di creare uno spazio aperto e inclusivo, che favorisca la crescita intellettuale, al di sopra e in contrasto con una cultura liberista ormai dominante che tende a assorbire tutte le risorse disponibili piegandole alle necessità della produzione. Parliamo quindi di un lusso inaudito per tante persone; utilizzarlo poi per il “popolo” sa tanto di visionario ma anche di scelta politica estremamente coraggiosa. Creare un momento di crescita personale, non funzionale a una “formazione” o addirittura a un “addestramento”, diventa così un atto politico di attenzione e difesa delle persone, nel contempo di crescita di ciascuno con un’opportunità concreta di incidere sulla società. Che il tema della solitudine sia approcciato, solitamente, quasi con fastidio dalla politica è un dato oggettivo. Eppure proprio in questo contesto di solitudine esplodono con più virulenza le ricadute negative che stanno alla base del liberismo. Negli anni 80 Margaret Thatcher, la lady di ferro, amava dire che il liberismo nell’economia era solo uno strumento, ma il vero obiettivo era il cambiamento della società. Su questo bisogna ammettere che ha avuto ragione: il rigido controllo dell'offerta di moneta, i tagli alla spesa pubblica e le privatizzazioni su larga scala, favorì una ripresa dell'economia e un calo del tasso d'inflazione, ma disarticolò l’organizzazione sociale isolando sempre più i singoli cittadini. I valori dominanti, figli di questa opzione di politica-economica, sono diventati la competizione, il conflitto, la meritocrazia esacerbata, il culto dell’obiettivo da raggiungere a tutti i costi. Tutti valori che hanno lentamente sovrastato quelli dell’inclusività, della solidarietà, della comprensione, della collegialità. Il ridimensionamento delle fabbriche e dei posti di lavoro, spesso delocalizzati, hanno privato milioni di cittadini della speciale “università” in cui si imparava a discutere, a capire i diritti e a poterli difendere “assieme”. Conseguentemente le grandi organizzazioni come la chiesa, il sindacato (in alcune situazioni), i partiti politici hanno lentamente cominciato a fare sempre meno presa sulle persone e a latitare sul territorio. Le persone sono sempre più sole, la pandemia ha esacerbato questa situazione, ma non ne è la causa. In Italia su 25.700.000 nuclei familiari ben 8.481.000 sono costituiti da nuclei composti da un solo componente con una progressione sempre più accentuata negli anni. Le occasioni di relazioni diminuiscono e i disturbi legati alla solitudine aumentano. Non è solo un problema che riguarda gli anziani quindi, ma riguarda tutti, compresi i giovani che vedono i NEET sempre più numerosi. La sperimentazione di questo progetto, partita a fine 2019, ha permesso di definire meglio anche le caratteristiche e gli spazi di intervento che risultano così originali nel loro richiamo ai valori fondanti dell’agire politico della Cgil. Infatti, oltre al tema della solitudine si vuole affrontare quello dell’analfabetismo funzionale. Proprio la fragilità dovuta alla solitudine può diventare il brodo di coltura in cui si innesta il tema dell’analfabetismo funzionale Secondo l’ultima ricerca disponibile 7 italiani su 10, si trovano inseriti nei primi due livelli individuati dall’indagine OCSE PIAAC, il cui posizionamento porta a definirli analfabeti funzionali, persone cioè “incapaci di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”. L’elemento della solitudine, quindi, non permette di affrontare efficacemente il tema dell’analfabetismo funzionale e le ricadute negative che esse hanno sulla stessa vita sociale e democratica del nostro paese. Un’azione di animazione culturale generalizzata, utilizzando la rete organizzativa fortemente radicata sul territorio della Cgil, può portare dei risultati positivi. La sperimentazione della Scuola del Popolo ha dimostrato di avere agito sulle persone creando una nuova militanza e un nuovo entusiasmo i cui dati oggettivi vanno analizzati e studiati con attenzione. La politica sembra disinteressata a questo problema, ma è nel contrasto a questa situazione che si può arrestare la deriva di populismo e disaffezione alla vita pubblica. Noi non dovremmo volgere lo sguardo altrove e lo stiamo dimostrando.