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Anche i precari della ricerca universitaria di Catania si mobilitano

"La didattica non sarà mai il mio mestiere", documento del Coordinamento Precari della Ricerca e del Comitato precari della ricerca FLC Cgil di Catania.

24/09/2009
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In questi dieci anni di mutamenti continui del sistema universitario le docenze a contratto sono proliferate divenendo per molte Facoltà elementi essenziali per il funzionamento della didattica.

Da strumento eccezionale, la docenza a contratto si è trasformata in forma tipica di sotto precarizzazione all'interno delle Università. Il "contrattista" assume gli stessi carichi didattici di un docente strutturato ma senza tutele previdenziali, assistenziali e con retribuzioni inadeguate rispetto all'impegno lavorativo assunto.
In nessun altro ente dell'amministrazione pubblica esiste una tale disparità di trattamento fra lavoratori strutturati e non.

I ricercatori di Catania chiedono che si apra immediatamente un tavolo presso l'Ateneo per affrontare le problematiche legate alla docenza a contratto.

Roma, 24 settembre 2009
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"La didattica non sarà mai il mio mestiere"

Con un bando del 27 luglio 2009 la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali ha indetto un concorso pubblico per il conferimento a titolo gratuito di 12 insegnamenti. Non è il primo caso nel nostro Ateneo e non lo è nel contesto nazionale.

La docenza a contratto è stata introdotta da una legge del 1998 (decreto 242 art. 1) come strumento eccezionale finalizzato ad un più organico e virtuoso rapporto tra Università e mondo del lavoro, tra didattica e competenze professionali. La legislazione è chiara al riguardo:

" per sopperire a particolari e motivate esigenze didattiche, le università e gli istituti di istruzione universitaria statali, secondo le norme dei rispettivi ordinamenti e nei limiti degli appositi stanziamenti di bilancio, possono stipulare con studiosi od esperti di comprovata qualificazione professionale e scientifica, non dipendenti di università e anche di cittadinanza straniera, contratti di diritto privato per l'insegnamento nei corsi di diploma universitario, di laurea e di specializzazione ovvero per lo svolgimento di attività didattiche integrative."

In questi dieci anni di mutamenti continui del sistema universitario le docenze a contratto sono proliferate divenendo per molte Facoltà elementi essenziali per il funzionamento della didattica. Come era prevedibile questo strumento ha permesso sovente di rispondere agli imperativi economici e di diversificazione dell'offerta formativa imposti dall'autonomia universitaria in un contesto di riduzione, sempre più drammatica, dei finanziamenti statali. D'altronde, il "contrattista" assume gli stessi carichi didattici di un docente strutturato ma senza tutele previdenziali, assistenziali e con retribuzioni inadeguate rispetto all'impegno lavorativo assunto. In nessun altro ente dell'amministrazione pubblica esiste una tale disparità di trattamento fra lavoratori strutturati e non.
Si è, dunque, risposto alle esigenze della concorrenza tra Atenei e Facoltà con la più semplicistica delle ricette: la creazione di una precarietà diffusa. I dati sono eloquenti al riguardo: nel 2007 sono stati ben 52.051 i docenti a contratto nelle università italiane (contro i 61.929 strutturati come docenti e ricercatori) e nel nostro Ateneo si sono stipulati 635 contratti a copertura di quasi il 30% degli insegnamenti (dati MIUR).
La maggior parte di queste docenze – retribuite e non – viene, difatti, affidata a giovani ricercatori in attesa di accedere ai ruoli a tempo indeterminato e l'accettazione di questi incarichi è per loro condizione ineludibile per mantenere un rapporto di continuità di lavoro – didattico e di ricerca - con l'Università.
Questo spiega come la docenza a contratto sia diventata una prassi consolidata, un'espressione patologica del nostro sistema universitario ed in che misura la pratica delle docenze a titolo gratuito ne rappresenti l'espressione più eclatante e iniqua.

Per far fronte ai deficit e alle inefficienze del sistema universitario nazionale si sacrificano, dunque, i diritti di questi lavoratori che vedono negato il principio basilare del diritto alla retribuzione del lavoro in nome di una ormai obsoleta, sedicente, flessibilità.
Ad essere sacrificata senza esitazione è la ricerca, alla quale si sottraggono energie vitali. Ad essere sacrificata è la qualità della didattica alla quale si nega lo status di professione.

Per queste ragioni ci opponiamo all'inaccettabile pratica delle docenze non retribuite e chiediamo al Rettore ed ai Presidi di Facoltà dell'Ateneo di Catania la sospensione dei concorsi pubblici per il conferimento di incarichi didattici a titolo gratuito.

Per queste ragioni chiediamo che si avvii un dibattito pubblico sulle future politiche didattiche che coinvolga tutte le componenti dell'Ateneo e tutti i suoi lavoratori.

Per queste ragioni chiediamo che si apra immediatamente un tavolo di contrattazione tra tutte le componenti della comunità universitaria per affrontare la questione del precariato della ricerca nel nostro Ateneo.

Catania, 17 Settembre 2009

Coordinamento Precari della Ricerca - Catania
Comitato precari della ricerca FLC Cgil - Catania