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Stato giuridico dei docenti: la protesta delle Università

Le iniziative e i documenti delle Università di Catania, Napoli, Macerata, Milano. Il Comunicato stampa dell'assemblea dei Precari della Ricerca di Firenze, il documento del Coordinamento Nazionale delle Conferenze dei Presidi di Facoltà

17/10/2005
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Comunicato stampa dell'assemblea dei Precari della Ricerca di Firenze

L'assemblea dei precari della ricerca di Firenze, che ha riunito più di 200 persone al plesso di Viale Morgagni il 13 ottobre 2005, esprime la propria totale contrarietà nei confronti del DdL Moratti in votazione alla Camera dei Deputati.

Questo Disegno di Legge elimina la figura del ricercatore sostituendola con contratti a termine, a scapito della libertà e della qualità della ricerca e della didattica.

Questa normativa, istituzionalizzando la precarietà del lavoro di ricerca, ha come effetti:

1. l'affossamento della ricerca di base, che richiede prospettive di lungo termine e che rappresenta la vera fonte di crescita e di innovazione di un paese;

2. il drammatico peggioramento delle condizioni di lavoro, che ha come prima conseguenza la totale ricattabilità dei lavoratori della conoscenza;

3. l'esclusione dall'accesso alla ricerca dei soggetti socialmente più deboli, svalutando il ruolo delle effettive competenze nei meccanismi di reclutamento;

4. una generale fuga dei cervelli per mancanza di prospettive.

Non prevedendo alcun incremento del finanziamento pubblico, il DdL Moratti mortifica le prospettive di rilancio dell'Università e degli Enti Pubblici di Ricerca.

Inoltre, non vincolando in alcun modo il finanziamento da parte di privati mina l'autonomia e le possibilità di programmazione a lungo termine.

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Università di Catania: lettera aperta alle delegazioni parlamentari promossa dall’assemblea dei ricercatori, dei docenti, degli studenti, dei precari e del personale tecnico amministrativo il 13 ottobre 2005.

Gentile Onorevole,

grande è la preoccupazione, nelle Università e nel paese, di fronte all’accelerazione del provvedimento di legge sullo Stato Giuridico della Docenza imposta dal Ministro Moratti al Senato.

Unanime è il dissenso tra tutti i lavoratori dell’Università’, gravi i giudizi della CRUI, crescente la mobilitazione all’interno degli Atenei.

Come Ella saprà, l’Università italiana attende da anni una riforma organica dell’intero assetto della alta formazione e della ricerca . I progetti legislativi susseguitisi negli anni passati – aldilà delle valutazioni di merito sugli stessi – hanno infatti disegnato una serie di interventi mirati su singoli aspetti dell’istituzione universitaria, ma mai un disegno organico di riforma della struttura dell’Università.

Le scelte operate sin qui dall’attuale governo deprimono le energie e le speranze migliori della nostra Università e la sua possibilità di competere nell’economia di oggi e di domani, collocandola invece ai livelli piu’ bassi del sistema formativo europeo.

Il progetto del Ministro Moratti viola i principi vitali di una sana ed equilibrata politica di riforma, ovvero il nesso tra riforme e risorse. Negli ultimi anni gli investimenti sulla ricerca hanno conosciuto – secondo dati diffusi dallo stesso Ministero – un arresto. Siamo infatti in presenza dell’ennesima riforma "a costo zero". Nessuna menzione vi è sul rifinanziamento del sistema della ricerca pubblica e nessuna politica di vera autonomia degli Atenei è possibile senza affrontare realisticamente ed energicamente tale questione. Gli Atenei meridionali, in particolare, risulterebbero tragicamente penalizzati da tale provvedimento governativo.

I nodi centrali di tale riforma possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

- Una precarizzazione spinta della carriera universitaria, con ricadute gravissime sia sul reclutamento dei giovani (sottoposti ad oltre un decennio di precariato, sottopagato e non garantito sul piano previdenziale) che sui livelli successivi di carriera. Tale elemento, concausa già della tanto deprecata "fuga dei cervelli", si somma al dato preoccupante dell’invecchiamento della docenza universitaria: entro il 2012 infatti circa il 40% degli attuali inquadrati andrà in pensione; la sostituzione con figure precarie costituirà un ingente risparmio ma anche un fattore di deterioramento e dequalificazione dell’intero corpo docente.

- La messa ad esaurimento del ruolo dei ricercatori, categoria vitale per l’intera istituzione, che svolge – come vari pronunciamenti le riconoscono – già di fatto il ruolo docente e grazie a cui interi segmenti dell’università si reggono.

- L’introduzione di forme di contrattazione decentrata dell’emolumento per l’intero corpo docente, tramite criteri poco trasparenti di integrazione stipendiale premiale (retribuzioni fisse e variabili) ben lontani da analoghe pratiche in uso presso sistemi universitari di altri paesi europei.

- L’ulteriore frammentazione della funzione docente, aggravata dall’introduzione della figura del professore a chiamata, subordinata agli interessi di finanziatori privati.

Tali punti costituiscono solo alcuni tra gli elementi a nostro parere più gravi e rischiosi di tale disegno di Legge, che si mostra più sensibile al realizzo di economie di risparmio sul settore della ricerca che all’investimento strategico sullo stesso, come dimostrano le disposizioni previste nella legge finanziaria 2005.

La questione dell’Università è inscindibile dalla questione del futuro del nostro paese. Essa è di vitale importanza per uno sviluppo solido e duraturo. Liquidare la riforma dell’Università con tale provvedimento significherebbe porre una pietra sopra il futuro dei nostri figli, dichiarare il sistema universitario italiano inservibile e non riformabile. Sarebbe una sconfitta per l’intero paese, per la sua tradizione, per le sue opportunità future.

Occorre che il provvedimento di legge sia bloccato alla Camera.

E’ una richiesta che viene da tutti i settori dell’Università, dalla CRUI ai movimenti studenteschi, dai ricercatori alle organizzazioni sindacali, dai docenti al personale amministrativo.

Vogliamo confrontare le nostre posizioni con la deputazione Catanese in data 24 Ottobre p.v., alle ore 17.00 presso l’Aula Magna del Dipartimento di Matematica dell’Università degli Studi di Catania.

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Mozione dell'Assemblea generale dell'Ateneo Federico II di Napoli del 14 ottobre 2005

L’Assemblea Generale dell’Ateneo Federico II di Napoli, tenutasi il 14/10/2005, aderendo alla settimana di agitazione 10-15 ottobre indetta dalle Organizzazioni Sindacali e dalle Associazioni nazionali della docenza, rifiuta nel merito e nel metodo il DDL Moratti "Nuove disposizioni concernenti i professori e i ricercatori universitari..." ritenendolo assolutamente inemendabile e dannoso per l’intero sistema della Università pubblica.

L’Assemblea ritiene che la procedura di approvazione al Senato segnali la volontà di non tener in alcun conto le valutazioni delle parti interessate, il cui contributo è indispensabile per produrre leggi efficaci e condivise.

Nel merito, l’Assemblea rileva che la legge in itinere non affronta e non risolve i reali problemi del sistema universitario italiano, che da tempo chiede una riforma effettiva.

In particolare, l’Assemblea rifiuta:

- L’attacco all’autonomia universitaria e l’estensione e l’istituzionalizzazione del precariato nella ricerca e nella docenza, in luogo di un reclutamento straordinario che assicuri il necessario ricambio generazionale;

- L’accesso alla didattica di figure non qualificate, in contraddizione con i criteri di valutazione della qualità degli atenei;

- Un quadro normativo che col ripristino dei concorsi nazionali si illude di rendere trasparente la gestione delle progressioni di carriera.

L’Assemblea denuncia la progressiva riduzione delle risorse per l’Università e la Ricerca. I contenuti della Legge Finanziaria, i tagli reali che si sono accumulati negli anni, unitamente ai meccanismi concreti di finanziamento, stanno introducendo gravi sperequazioni tra Nord e Sud del paese (la ripartizione dell’incremento del Fondo di Finanziamento Ordinario 2005 attribuisce alle Università del Meridione solo il 18% delle risorse totali e addirittura il 4,5% delle risorse destinate al riequilibrio). Gli effetti della riduzione delle risorse si sommano a quanto previsto dal Disegno di Legge, contribuendo a creare una prospettiva di marginalizzazione dell’Università pubblica del paese.

L’Assemblea chiede agli Organi collegiali e di governo dell’Ateneo di adottare efficaci e condivise azioni di protesta, e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica quali ad esempio:

-Assemblea regionale delle Università campane per il 24 Ottobre con la partecipazione dell’istituzione regionale, delle Organizzazioni Sindacali e delle Associazioni della docenza, e la presenza delle forze politiche;

-L’informazione alle famiglie, nelle sedute di laurea, sulle conseguenze del Disegno di Legge e della riduzione dei finanziamenti alle Università;

-Adunanze di Facoltà con la partecipazione degli studenti e la concomitante sospensione dei corsi;

L’Assemblea ribadisce con forza il disagio creato agli studenti dalle riforme Zecchino e Moratti.

L’Assemblea chiede ai Rettori, ai Presidi di Facoltà, ai Presidenti dei Corsi di Laurea e ai Direttori di Dipartimento di presentare immediatamente le proprie dimissioni in segno di protesta.

L’Assemblea invita gli organi di governo accademici ad avviare un confronto con le forze politiche sulle loro proposte programmatiche per la prossima legislatura relative al futuro dell’Università.

L’Assemblea invita i Professori, i Ricercatori ed i Precari ad informare e sensibilizzare gli studenti, nel corso delle attività didattiche, sulle motivazioni e le finalità dell’agitazione.

L’Assemblea esprime pieno sostegno alla manifestazione di protesta in occasione della visita della Ministra Moratti il 18 Ottobre all’Università di Salerno.

L’Assemblea invita tutto il corpo accademico a proseguire la mobilitazione e a partecipare alla manifestazione nazionale indetta a Roma il 25 Ottobre in occasione dell’avvio della discussione alla Camera.

L’Assemblea chiede infine alle Organizzazioni Sindacali di indire lo sciopero dell’Università e della Scuola e degli Enti di Ricerca per il 25 Ottobre, contro il disegno complessivo del governo sull’istruzione e la ricerca.

L’Assemblea Generale dell’Ateneo Federico II

Napoli, 14/10/2005

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Documento del Coordinamento Nazionale delle Conferenze dei Presidi di Facoltà presentato all'audizione presso la Commissione Cultura della Camera - 12 ottobre 2005

"Una riforma dello stato giuridico dei docenti dell'università costituisce di per sé un fatto assai rilevante che dovrebbe essere finalizzato ad adeguare il quadro normativo alle mutate esigenze poste dalla società e al mutato contesto di riferimento.

Rispetto ai testi, sui quali la Conferenza dei Presidi è stata chiamata a dare il proprio parere, permangono troppi aspetti critici sui quali era stato dato un giudizio negativo, e sono stati inoltre introdotti nuovi elementi incongrui e ambigui; ne è risultato un testo che vede la presenza di troppi elementi negativi che si riassumono qui di seguito:

. l'introduzione di idoneità riservati a tutti i livelli, a garanzia di privilegi di "anzianità", che danno spazio ad istanze corporative, comportano rilevanti impegni finanziari non programmati e si traducono di fatto in forme di"ope legis" mascherate;

. l'istituzione di una nuova figura di docenza in una forma che non è esagerato definire ambigua, in luogo della richiesta terza fascia;

. l'ammissione alla docenza universitaria di figure senza alcun processo di selezione e valutazione;

. l'assenza di ogni riferimento alla valutazione e la creazione di una agenzia indipendente, sul modello europeo, a garanzia della qualità;

. lo stravolgimento del concetto di requisiti minimi per l'attivazione dei corsi;

. l'assenza di ogni riferimento all'Europa e di ogni riscontro degli impegni assunti in sede europea;

. una forma di reclutamento in contrasto con la Carta europea dei ricercatori e il codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori;

. una serie di norme in contrasto con il principio di autonomia e di responsabilità delle Università;

. la mancata previsione di adeguate risorse che si traduce in "riforme a costo zero".

A nostro giudizio il presente DDL, per gli elementi di grande criticità presenti e per le limitazioni finanziarie che lo caratterizzano, lungi dal garantire alcun miglioramento al sistema universitario, pone le basi aspetti per fare avviare il sistema universitario ad un progressivo slittamento verso una irreversibile perdita di qualità e competitività complessiva. Esso costituisce una occasione perduta. Avevamo chiesto sin dall'inizio che un provvedimento tanto importante ed atteso fosse oggetto di Legge ordinaria, perché fosse il Parlamento a perfezionarlo, nella sua autonomia, dopo aver sentito in maniera approfondita tutte istanze.

La decisione del Governo di porre la questione di fiducia sul maxiemendamento ha impedito nei fatti che le osservazioni esposte con senso di alta responsabilità in sede di audizione innanzi la VII commissione del Senato potessero divenire oggetto di discussione.

Ancora una volta oggi, per l'alto rispetto che abbiamo per le istituzioni e con lo stesso senso di responsabilità proponiamo le nostre osservazioni, coerenti con i principi e con l'alta visione che abbiamo dell'Università. Ci auguriamo che questo ulteriore sforzo che ci viene chiesto e queste nostre ulteriori osservazioni non siano destinate a rimanere un puro esercizio accademico, come purtroppo avverrebbe se, rinunciando ad ogni ulteriore confronto e sottraendo alla Camera ogni possibilità di entrare nel merito, venisse nuovamente posta la questione di fiducia sul provvedimento, nella forma proposta e approvata al Senato."

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Senato accademico dell’Università degli Studi di Macerata

Il Senato accademico dell’Università degli Studi di Macerata ha deliberato di aderire alla settimana di blocco delle attività didattiche indetta dal 10 al 15 ottobre. L’Ateneo partecipa, quindi, alla protesta nazionale contro il disegno di legge Moratti recentemente approvato in senato, che andrà a riordinare lo stato giuridico dei professori universitari e sul quale si attende ora il voto della Camera dei Deputati.

Il Senato accademico dell’Università degli Studi di Macerata condivide pienamente quanto affermato in questi mesi dalla Crui, la conferenza dei rettori delle Università italiane, e dunque:

- ribadisce la propria valutazione radicalmente negativa su modalità e procedure seguite nel lungo iter parlamentare relativo al DDL e lamenta che su una tematica di tale importanza vi sia stata ora una inaccettabile forzatura della prassi parlamentare;

- sottolinea che la forte azione svolta dalla CRUI nei mesi scorsi ha avuto come effetto l'introduzione di rettifiche di un certo significato rispetto al testo licenziato dalla Camera dei Deputati;

- rileva tuttavia come il testo non risponda alle esigenze di una riforma incisiva ed organica, sostenuta da imprescindibili e adeguati finanziamenti; in particolare:

- esprime la propria totale disapprovazione sul fatto che nessun riferimento alla ricerca come primario diritto/dovere dei docenti universitari sia presente nel testo;

- ritiene che non siano state individuate reali possibilità, basate sul merito, per l'accesso ai ruoli universitari dei giovani meritevoli;

- constata con rammarico che è scomparso ogni riferimento alla valutazione e all'istituzione di un'Agenzia di valutazione indipendente;

- ribadisce ancora una volta come l'istituzione della terza fascia di docenza sarebbe stata la soluzione al problema del giusto riconoscimento del ruolo e delle funzioni svolte dagli attuali ricercatori.

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Atenei milanesi

L’assemblea dei docenti, del personale tecnico amministrativo, dei precari e degli studenti degli Atenei milanesi riunitasi il giorno 14 ottobre 2005 ribadisce il giudizio nettamente negativo e contrario al DDL sul reclutamento e sullo stato giuridico dei docenti universitari tanto nel merito quanto nel metodo utilizzato per la sua approvazione al Senato imponendo il voto di fiducia.

Rileva inoltre che

- nel DDL è scomparso qualsiasi riferimento alla valutazione dei diversi Atenei da affidarsi ad una agenzia di valutazione esterna al mondo accademico ed indipendente

- la presenza di molteplici quote di riserva è in palese contraddizione con i principi meritocratici cui il Ministro ha sempre sostenuto voler indirizzare la propria opera

- la scomparsa della figura del ricercatore universitario, a partire dal 2013, rappresenterà una perdita nel panorama formativo dei nostri atenei che non potrà essere sostituita con la figura di ricercatore a tempo determinato introdotte dal DDL

- l’istituzione della figura del ricercatore a contratto (3+3) sembra voler scaricare sui bilanci degli Atenei, visto quanto sostenuto nel comma 25 della legge (costo zero), gli oneri derivanti dalla assunzione dei nuovi ricercatori

- è particolarmente offensiva la possibilità, contenuta nel comma 12, che soggetti privati, a loro spese, istituiscano posti di professore straordinario per soggetti cui non è richiesta l’idoneità a professore ordinario, quasi fosse la compravendita di un titolo nobiliare seppur temporaneo

- è irridente l’assegnazione del titolo di "prof. Aggregato" (mero pennacchio) agli attuali ricercatori con un triennio di insegnamento e ai nuovi ricercatori reclutati da qui al 2013 a tempo indeterminato, titolo del quale restano curiosamente esclusi solo gli attuali ricercatori che non abbiamo svolto tre anni di insegnamento

- è grave il sostanziale blocco dei concorsi che verrà a determinarsi per almeno un anno alla luce di quanto stabilito dal comma 6

- è pessima, infine, l’ulteriore -oggettiva- contrazione della ricerca universitaria che verrà a prodursi in seguito alla applicazione della legge

L’assemblea delibera, in accordo con il comunicato sindacale del 12 ottobre di intensificare e prolungare la mobilitazione fino alla discussione del provvedimento prevista alla Camera nel periodo tra il 24 e il 27 ottobre e di aderire alla manifestazione nazionale prevista per il 25 ottobre a Roma davanti alla Camera.