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Diritto allo studio: a Messina in discussione i diritti più elementari

La FLC CGIL sostiene la mobilitazione nazionale degli studenti dell'11 ottobre.

11/10/2013
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A cura della FLC CGIL Messina

Gli studenti si radunano alle 9,00 dell'11 ottobre a piazza Antonello per sfilare per le vie della città. La FLC CGIL sostiene la mobilitazione per il diritto allo studio, anche perché a Messina, ciò che nel resto del paese rappresenta un diritto elementare, è oggetto di dure rivendicazioni.

Tre gli esempi che da giorni sono all’onore delle cronache locali:

  1. Interruzione del servizio mensa da parte del Comune di Messina con la fantasiosa pretesa che le scuole possano autogestire un servizio che per legge tocca all’ente locale e per il quale non esiste neanche la voce in bilancio. Intanto quasi 3200 alunni di 73 plessi messinesi (tra cui 105 sezioni di scuola dell’infanzia e 92 classi di scuola primaria) stanno affrontando i pomeriggi a scuola con le modalità più diverse: panino, pranzo da casa, pasta calda o pezzi di rosticceria, tutto, nell’ottica delle impari opportunità, strettamente legato alle possibilità economiche delle famiglie!
  2. Taglio delle utenze ENEL  e Telecom per tutti gli istituti secondari della Provincia! Il commissario della Provincia (anche lui!) non sa che le istituzioni scolastiche non hanno la disponibilità di sostenere, neanche in parte, le spese delle utenze (perché la legge le attribuisce alla Provincia) e che per le scuole non esiste questa voce in bilancio!
  3. Negazione di ogni opportunità all’Università! A partire da una indagine della Guardia di Finanza, dalle testimonianze rese dai soggetti coinvolti, viene fuori un tessuto culturale compromesso, in cui nessuno (men che mai i ricercatori vittime delle esclusioni) riconosce a se stesso, se non con i necessari appoggi, la possibilità di spendersi là dove il merito e le qualità personali dovrebbero invece essere la carta vincente!

Si tratta solo di esempi, che non tengono conto delle classi pollaio (al II grado anche 32 alunni per classe, con pochissime possibilità di essere seguiti da docenti che, dopo la cura Gelmini, non hanno più nessuna ora di lavoro individualizzato con gli alunni), del taglio degli insegnanti di sostegno con la negazione del diritto all’integrazione degli alunni con difficoltà, della sempre più incredibile riduzione del numero di collaboratori scolastici, che erano “più dei Carabinieri”, ma che adesso (qualcuno ne sarà contento?!) non bastano a garantire la sorveglianza dei ragazzi o l’apertura dei piccoli plessi sparsi tra montagne e isole dei 108 comuni del messinese, della contrazione delle ore di lezione negli istituti superiori, dell’impoverimento dei programmi di studio, della riduzione degli assistenti di laboratorio,…

Non possiamo dimenticare le criticità che, oltre alle indagini della magistratura, attraversano l’Ateneo Peloritano: diminuzione costante del Fondo di Finanziamento Ordinario che nel periodo 2008-2012 subisce un taglio del 15,69% con evidenti ricadute sulla didattica; difficile rapporto con il territorio per cui il tasso di occupazione a tre anni dal titolo è per l’Università di Messina pari al 51,4%, collocando il nostro Ateneo al 55° posto su 58 tra le Università statali (dati 2010); debolezza della ricerca per cui l’Università di Messina si colloca al 53° posto su 58 tra le Università statali per quanto riguarda la disponibilità di fondi, al 57° posto per quota di docenti che hanno partecipato con successo a bandi Prin e Firb, al 20° per quota di fondi derivanti dall’esterno (dati 2010); carenza di servizi offerti agli studenti che penalizza fortemente il diritto allo studio.

Graziamaria Pistorino, rileva: “Solo due giorni fa i giornali ci davano i risultati sconfortanti dell’indagine Ocse, ma, come possiamo migliorare le competenze dei nostri alunni se la scuola, dopo la riduzione generalizzata di personale e, dallo scorso anno anche delle risorse economiche per le attività aggiuntive, non può sostenere le attività essenziali, spesso neanche la copertura dei docenti assenti? Se, in questa città, dove il tempo prolungato riguarda solo il 6% delle scuole contro il 95% della città di Milano, i ragazzi dei quartieri a rischio, che avrebbero bisogno di attenzioni particolari da una comunità che volesse prevenire il disagio, rimangono a studiare per 8 ore con il solo conforto di un panino? Se il sistema universitario, che non riconosce il merito come strumento di selezione, viene ridotto da contorte modalità di finanziamento fino a negare le pari opportunità soprattutto in alcune parti del paese

È necessario invertire la tendenza con un piano d'investimenti su scuola, università e ricerca che riporti la spesa d'istruzione del nostro Paese a livello della media europea. Senza questo concreto impegno, il nostro futuro non riuscirà ad essere migliore del nostro presente!

Questi contenuti ci mettono oggi, 11 ottobre, al fianco degli studenti messinesi, per ridare ormai a due generazioni di giovani la possibilità di credere che… il meglio deve ancora venire!