"Gli anni 70" alla Scuola del Popolo di Prato
Il report dei primi incontri.
Durante il primo incontro sugli Anni Settanta della Scuola del Popolo di Prato, il 28 settembre scorso, abbiamo cercato di inquadrare storicamente quel periodo, gli anni dal 69 al 79, ragionando sulle vicende politiche culturali e sociali. Siamo partiti dal saggio di Giovanni De Luna, Le ragioni di un decennio, per aprire la discussione, durante la quale abbiamo anche utilizzato alcuni brani video del film-documentario Assalto al cielo di Francesco Munzi.
Tema del secondo incontro, il 12 ottobre, era la nascita dello Statuto dei lavoratori e tutte le vicende, politiche e giuridiche, che il mondo del lavoro ha poi conosciuto. Ha svolto la relazione introduttiva Danilo Conte, un avvocato del lavoro che ha seguito negli ultimi anni molte delle vertenze che hanno riguardato aziende e dipendenti: dai lavoratori dei teatri ai metalmeccanici della ex GKN di Campi Bisenzio, ai rider della logistica, fino ai portuali di Genova che hanno rifiutato di caricare sulle navi le armi indirizzate allo Yemen. La relazione di Conte ha mostrato le diverse tappe che, dal 1970 con lo Statuto dei lavoratori, fino ai giorni nostri, hanno quasi distrutto i diritti del lavoro dipendente e ridotto drasticamente le possibilità di agire giuridicamente per far valere le proprie ragioni. Anche il licenziamento giudicato illegittimo dal giudice non dà più diritto al reintegro nel posto perduto. Un processo del genere, peraltro, secondo l'analisi di Danilo Conte, non sarebbe probabilmente stato possibile senza una politica salariale che negli ultimi venti anni ha ridotto drasticamente il reddito del lavoro dipendente, frammentato e precarizzato il rapporto di lavoro, così mutando in modo decisivo i rapporti di forza in fabbrica e fuori. In controtendenza, però, è stata sottolineata la vicenda proprio dell'ex GKN, che ha come rinnovato la tradizione antica operaia di una comunità di lavoratori aperta al territorio, capace di intrecciare la vita della fabbrica con il mondo e le storie personali che la circondano. E che sono entrate in fabbrica, per portare saperi ed esperienze in una sorta di mutuo soccorso. Non la tradizionale avanguardia sindacale, quindi, ma qualcosa di nuovo che parla a tutta la città, ne mutua il linguaggio (persino i cori delle curve dello stadio) e ne risveglia l'orgoglio.