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Valle d'Aosta, i sindacati sulla riforma della scuola superiore

FLC CGIL, CISL sism, SAVT école e SNALS,

08/02/2010
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FLC CGIL - CISL sism - SAVT école - SNALS
Valle d’Aosta

RIFORMA DELLA SCUOLA SUPERIORE IN VALLE D’AOSTA

Con l’incontro dello scorso 26 gennaio si è momentaneamente concluso il confronto sulla riforma della scuola superiore in Valle d’Aosta.
Dopo numerose riunioni con gli iscritti, due Direttivi regionali, una assemblea unitaria dei quadri sindacali e numerose riunioni delle Segreterie regionali si è definita una valutazione comune sulla proposta dell’Amministrazione.

Nella sostanza dopo la presentazione dell’ultima bozza, dove sono state recepite alcune delle posizioni sindacali (in particolare sugli Istituti professionali), i Sindacati scuola hanno convenuto che la proposta poteva essere condivisa, a condizione di avviare da subito il confronto (in particolare sulla definizione delle classi e delle cattedre e quindi dell’organico) per la definizione di un progetto qualificato di scuola a livello regionale.

Nel merito alcune premesse e precisazioni:

  • Il giudizio netto e negativo sulla riforma Gelmini che riduce le risorse alla scuola pubblica, forza i tempi e modi dell’attuazione in maniera inaccettabile per le scelte delle famiglie ed il quadro di incertezza che ne deriva;

  • La necessità di garantire adeguate e maggiori risorse e strumenti alla scuola pubblica a livello regionale;

  • La mancanza di specifiche competenze in materia da parte della regione Valle d’Aosta (salvo per l’inserimento della lingua francese e l’istruzione professionale) che deve quindi applicare tale riforma, pur con alcuni significativi “adattamenti”;

  • La mancanza di certezze rispetto al futuro anche in merito alla tenuta della pianta organica (considerata la mancata predisposizione del Decreto sulla corrispondenza tra titoli di studio e nuove discipline);

  • Il timore che la possibilità di doppia opzione all’atto dell’iscrizione per il prossimo anno scolastico a livello regionale possa creare false aspettative ed aumentare un clima di incertezza tra le famiglie ed i ragazzi;

  • Incertezze sulla collocazione di Istituti e indirizzi, alla luce dei continui e numerosi interventi delle Comunità locali (e su tale aspetto abbiamo chiesto che venga adottato un atteggiamento fermo e determinato ma soprattutto uniforme su tutto il territorio);

  • Inoltre potrebbero essere opportuni alcune correzioni e adattamenti rispetto agli indirizzi per evitare “doppioni” sul territorio a fronte di una utenza ridotta o un eccessivo spezzettamento delle cattedre,

Come è evidente le posizioni sindacali sono state articolate e sostanzialmente motivate e vanno considerate insieme al giudizio complessivo sulla proposta di riforma.

Per esigenze di brevità, il comunicato congiunto si limita a registrare la disponibilità di massima delle Organizzazioni sindacali sulla proposta dell’Assessore e l’impegno comune per il prosieguo del confronto, a mano a mano che il quadro complessivo della riforma si andrà precisando.

È però importante sottolineare, anche a salvaguardia del ruolo di rappresentanza del mondo della scuola e degli insegnanti, quali sono le condizioni di contesto e gli aspetti sopra evidenziati, che riassumono compiutamente le posizioni e i dubbi del sindacato.

Aosta, 29 gennaio 2010

FLC CGIL - CISL sism - SAVT école SNALS

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Riforma scuola secondaria di II° grado

Si è svolta il 12 gennaio una riunione dei Direttivi delle Organizzazioni sindacali della scuola della Regione sull’ipotesi di riforma della scuola secondaria in Valle d’Aosta.

All’assemblea hanno partecipato una sessantina di docenti delle scuole della regione.

Nelle premesse della discussione i Sindacati scuola hanno rilevato il giudizio negativo – seppure con sottolineature diverse - sulla proposta del ministro Gelmini nel merito (si tratta in sostanza di un intervento teso a ridurre le risorse della scuola pubblica ed il numero degli insegnanti mascherato da riforma in nome dell’efficienza e della – sic -! qualità) e nel metodo (senza confronto, senza tener conto degli autorevoli pareri espressi da Consiglio di Stato, CNPI, Enti e Associazioni e con tempi inaccettabili di attuazione: si pensi che alla data attuale non è ancora chiaro quali saranno gli indirizzi e gli insegnamenti e le famiglie dovranno fare una scelta praticamente al buio, con una forzatura che, negando le condizioni minime per una scelta consapevole produrrà solo danni per la scuola rendendo ulteriormente esplicito che l’unica finalità dei regolamenti e della presunta riforma è il risparmio per le casse dello Stato.

L’Assemblea ha preso atto che le scelte del Governo e del Ministro non possono che essere recepite a livello locale, pur con gli adeguamenti e gli aggiustamenti che la specificità dell’autonomia in materia di istruzione consentono.
L’Assemblea ha inoltre rilevato che per questo importante settore dell’istruzione non esiste una legislazione regionale specifica, salvo per quanto riguarda gli istituti professionali sui quali la regione ha competenza primaria (una competenza che non ha mai utilizzato finora).

Ad una analisi approfondita delle Segreterie regionali e dei Quadri dirigenti, la proposta regionale sembra impostata più al criterio del muovere il meno possibile, rispetto al quadro nazionale, che non a quello di fare scelte di grande respiro, definendo un progetto di qualità, pur nei limiti posti dalla così detta riforma del Ministro.

Si rinvia quasi ogni responsabilità alle opzioni delle famiglie che di fatto nulla conoscono della riforma o alle pressioni del territorio. Saranno le famiglie a poter esprimere più di una opzione sulle future iscrizioni ai diversi indirizzi, ma senza alcuna garanzia che questi verranno effettivamente attivati; si individuano i due poli scolastici Aosta e Bassa Valle ma non le istituzioni e gli indirizzi che caratterizzeranno l’offerta formativa, si individua il numero ottimale di 20 iscritti per attivare i diversi indirizzi, ma già si avvertono diverse pressioni dovute al timore che si riduca il numero delle scuole sul territorio.

E soprattutto rimane incomprensibile la scelta di abolire di fatto gli Istituti professionali regionali, riducendo di fatto le opportunità di scelta degli studenti ai soli percorsi liceali o tecnici, con la scusa che i tecnici sarebbero con la riforma praticamente uguali ai professionali.

Ovviamente questa convinzione, al di là degli aspetti formali, è assolutamente errata sia perché i due percorsi rispondono a vocazioni e obiettivi diversi, sia perché si rivolgono ad una utenza diversa. Di fatto la scelta, limitata a due sole opportunità, finirà per stravolgere anche l’impostazione di questi percorsi, probabilmente abbassandone e modificandone la qualità.

Né risolve il problema la generalizzazione di un triennio professionale con un numero imprecisato di indirizzi, perché al di là delle rassicurazioni sull’appartenenza di questi percorsi alla scuola (anche ai fini dell’assolvimento dell’obbligo) questo triennio è immaginato e modulato sulla forma degli attuali percorsi di istruzione e formazione professionale e non si concluderà con l’acquisizione di un titolo di studio spendibile nel percorso scolastico.
Chi opterà per questa scelta sarà di fatto escluso dalla prosecuzione degli studi a meno che non cambi opzione in corso d’opera, con tutte le difficoltà e le incertezze che questo può comportare.

Che fine fanno con questa scelta le indicazioni dell’Unione europea sulla necessità di aumentare il numero dei diplomati, dove già ore non brilliamo per i risultati conseguiti?

Se le famiglie coglieranno questi limiti, l’attuale utenza degli Istituti professionali potrebbe riversarsi in massa sugli istituti tecnici, modificandone di fatto il ruolo e la vocazione attuale.

Naturalmente la discussione ha colto tutti i limiti posti dalla riforma del Ministro Gelmini, di cui non si può fare carico alla Regione, soprattutto sulle materie su cui Questa non ha né potrà avere competenze autonome (quadri orario e indirizzi, classi di concorso e insegnamenti, esame , titoli e spendibilità, ecc.), ma ha anche evidenziato la limitatezza e l’incertezza della proposta a livello regionale e soprattutto il rischio di ridurre l’offerta formativa a vantaggio di percorsi di “quasi scuola”, sui quali si appuntano gli appetiti di Aziende e Enti, come soggetti compartecipanti.

Rispetto alle scelte di scuole e indirizzi e della loro collocazione, l’assemblea ha dato mandato alle Segreterie affinché ottengano precise garanzie dall’Amministrazione in merito alle intenzioni e gli obiettivi della proposta, perché si garantisca un quadro di fattibilità che coniughi costi e benefici dell’operazione (scuole dimensionate adeguatamente ed evitando doppioni di indirizzi) e soprattutto supportando con adeguate risorse il funzionamento e la qualità della scuola pubblica

Per quanto riguarda la dotazione organica del personale l’assemblea, pur apprezzando gli impegni assunti per una sostanziale tenuta della stessa , chiede che vengano puntualmente definite le cattedre: il numero, la loro tipologia e la loro collocazione rispetto ai prossimi anni, in modo da trasformare quella che a oggi sembra più una dichiarazione di intenti in impegno concreto.

Aosta, 13 gennaio 2010

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