CNR reazionario mortifica il personale
La burocrazia aumenta, i problemi restano.
Nel CNR il più grande Ente Pubblico di Ricerca italiano, dove ci si aspetterebbe una gestione illuminata che possa essere da esempio e da guida per gli altri EPR, registriamo sempre più frequentemente l’adozione di atti unilaterali che evidenziano la scarsa attitudine dei Vertici al confronto con le parti sociali. Inoltre, registriamo la scarsa conoscenza della Rete Scientifica e, più in generale, della Ricerca pubblica e delle sue peculiarità. Il CNR con l’emanazione delle ultime circolari, in particolare la 6, la 9 e la 10, conferma la tendenza ad affrontare le criticità emerse nella gestione delle risorse umane e finanziarie con un approccio principalmente formale e burocratico, con interpretazioni unilaterali e molto arbitrarie delle norme di legge e dei CCNL.
L’Amministrazione sembra ignorare che il CNR ha il primario compito di svolgere ricerca confrontandosi continuamente a livello nazionale e internazionale, con tempi e modi che non possono essere dettati da una burocrazia tipo ministeriale.
La FLC CGIL pur nella consapevolezza che alcune problematiche, ad es. la gestione del precariato, impongono l’adozione di misure correttive, ritiene che le soluzioni proposte non solo non risolvono, ma si traducono in un ulteriore aggravio al già pesante iter che affligge tutta l’attività dell’Ente.
La FLC CGIL, che da tempo ha invitato l’Ente a confrontarsi su procedure condivise per una gestione etica e sostenibile del precariato, non può che denunciare come le circolari n. 6 e n. 10, non affrontando minimamente il problema, ma limitandosi a tentare di contenere il fenomeno attraverso l’introduzione di ostacoli amministrativi-burocratici improponibili per un settore come quello della Ricerca, rappresentino l’esempio più chiaro dell’agire di questa Amministrazione.
L’Amministrazione con la circolare n. 9 ha superato se stessa. Infatti, con una opinabile interpretazione della Carta Europea dei Ricercatori e un opportunistico appiattimento su un parere dell'ARAN, tra l’altro alquanto vago, reinterpreta unilateralmente l’istituto contrattuale. Il CNR pone in discussione l'autonoma gestione dell'orario di lavoro, che pure ha garantito l'operatività del lavoro di ricerca e la complessa impresa di reperire fondi da soggetti esterni, compito peraltro non previsto dal contratto. L’ordine, contenuto nella circolare di comunicazione preventiva dell’attività fuori sede non è previsto dal CCNL e pertanto non può essere una richiesta perentoria poiché rende di fatto inefficace l'istituto dell'autocertificazione dell'attività fuori sede, esplicitamente e chiaramente trattata dal CCNL.
Nell’ultimo ventennio l’organizzazione delle attività di ricerca ha garantito un’adeguata produzione di progetti e l’acquisizione di finanziamenti da organizzazioni esterne al CNR che hanno consentito il raddoppio del FOE e che oggi sono fondamentali per la stessa sopravvivenze dell'Ente.
In assenza di un adeguato finanziamento pubblico della Ricerca, è proprio sull'attrazione di risorse esterne che si sostiene l'incisività e il prestigio della Ricerca italiana e si garantisce il buon funzionamento della Rete scientifica dell’Ente. Ma il CNR e i suoi dirigenti sembrano volerlo ignorare.
Il Personale CNR, al quale sono chieste continuamente verifiche sull’attività, non può essere poi rinchiuso nell'obsoleto teorema per il quale la misura della produttività è data dal tempo di lavoro. Tale presupposto non è certo assimilabile al lavoro di ricerca, la cui linfa è nella creatività e nella libertà intellettuale, elementi difficilmente attivabili "a tempo". Il lavoro di ricerca implica spesso un impegno in orari non sempre compatibili con l’usuale orario di lavoro. Le responsabilità gestionali dei progetti esterni e più in generale il lavoro della ricerca non può infatti essere pensato come un qualcosa che si esaurisce in un arco di tempo contingentato.
La FLC CGIL evidenzia come l’Amministrazione non abbia tenuto conto delle norme novellate con il CCNL 2016-2018 che all’articolo 12 comma 6 prevede che “i Ricercatori e Tecnologi non sono soggetti a sanzioni disciplinari per motivi che attengono all’autonomia professionale nello svolgimento dell’attività di ricerca che gli Enti sono tenuti a garantire ai sensi delle norme vigenti”. Pertanto alla luce di tale disposizione, la circolare n.9 risulta del tutto inefficace, poiché qualora gli interessati non rispettino quanto previsto in essa, non potrebbero essere sanzionati in quanto tali procedure attengono direttamente l’autonomia esercitata nello svolgimento delle attività di ricerca, come previsto dallo stesso articolo 58 richiamato nella circolare.
Un’amministrazione con una burocrazia autoreferenziale, poco pertinente con la Ricerca, con i suoi atti, sta mettendo a rischio il prosieguo delle attività di ricerca. Quando in un Ente, volutamente verticalizzato come è diventato negli ultimi anni il CNR, la catena delle responsabilità è chiara, sarebbe sufficiente pretendere che ad ogni ruolo corrispondano, oltre agli onori, anche i relativi oneri.
La FLC CGIL invita ancora una volta i vertici del CNR ad un confronto costruttivo, al fine di trovare soluzioni più efficaci ed idonee che non rischino di ledere il futuro dell'arrancante, ma ancora prospera, Ricerca pubblica italiana.