CRA: giudizio negativo della FLC alla bozza di Piano di Riorganizzazione
Comunicato a lavoratrici e lavoratori del CRA.
Comunicato a lavoratrici e lavoratori CRA
Piano di Riorganizzazione della Rete Scientifica:
vogliamo andare avanti e non tornare al passato
Dopo la trasmissione, più o meno formale, delle Linee Guida per la Riorganizzazione della Rete Scientifica approvate dal CdA, nei scorsi giorni è emerso, ancora in modo informale, un documento che scende nel dettaglio e ripropone un assetto organizzativo radicalmente diverso rispetto all’attuale appena avviato. Questo stesso documento, dopo varie smentite, è stato poi discusso anche nel corso dell’incontro dello scorso 5 febbraio con i responsabili delle strutture.
Nella sostanza non possiamo non osservare che, mentre con legge del 30 dicembre 2008, il Ministro Zaia scioglie l’attuale CdA entro il prossimo 30 aprile, riducendo da 7 a 5 i membri del CdA, ricordiamo voluti dal suo predecessore di coalizione, all’epoca Ministro Alemanno, contemporaneamente opera per la riorganizzazione della Rete Scientifica, secondo criteri di efficacia ed efficienza, modificando l’attuale assetto organizzativo, definito e avviato, meno di due anni or sono, dopo un ampio confronto con le regioni, le organizzazioni di categoria e le parti sociali.
Premesso, che certamente degli interventi correttivi, ancorché previsti e opportuni, possono e debbono essere indubbiamente apportati quello che oggi appare è qualcosa di radicalmente diverso e compatibile con l’impressione che mentre il Paese agonizza dentro una crisi economica, le cui proporzioni per il momento sono chiare solo ai precari e alle migliaia di lavoratori che si avviano alla cassa integrazione, il Governo e i suoi Ministri continuano a “ giocare” come in un grande RISIKO, a colpi di propaganda, grandi annunci, nel solo tentativo di consolidare interessi localistici privi di un disegno generale in grado di indicare un percorso partendo da elementi oggettivi e non da futili sensazioni.
VEDIAMO PERCHE’
La previsione normativa che prevede la riorganizzazione sulla base di principi di efficienza, razionalità ed economicità si colloca, nel CRA, nella fase di prima attuazione del Piano di riorganizzazione appena avviato dopo un lungo percorso che ha visto la partecipazione, secondo le norme di legge, di numerosi soggetti, non ultime le Regioni, che ai sensi del Titolo V° della Costituzione entrano a pieno diritto nella materia. Pertanto, considerato che lo stesso Piano prevedeva uno “ step” di verifica della prima fase di applicazione, l’ipotesi di riorganizzazione ai sensi del 133/2008 non può che collocarsi nel solco già segnato dal Piano attuale con l’obiettivo di “ mettere a punto un sistema” già avviato. Del resto il 165/2001 agli articoli 2, 4 e 5, è vero che dà alle pubbliche amministrazioni poteri organizzativi, ma “ nell’ambito di principi generali fissati” da disposizioni di legge, che nel caso del CRA rimangono quelle del 454/99 e del ROF art. 5 comma 3, che parla di AGGIORNAMENTO non di ELABORAZIONE DI UN NUOVO PIANO.
Tutto questo per anticipare una prima sommaria valutazione: le Linee Guida proposte e il relativo Progetto di nuova Rete appaiono di portata così profonda che devono necessariamente essere sottoposti all’esame delle Regioni, alle quali, comunque, si continua giustamente a fare riferimento per le risorse e per la possibilità di acquisire strutture CRA in chiusura.
Del resto questo percorso era chiaro alle stesse Regioni che nel parere espresso al Piano di Riorganizzazione in data 6/09/2005 furono molto chiare soprattutto quando indicarono in un congruo tempo di 3/5 anni il periodo necessario di sperimentazione per valutare e validare la prima fase di attuazione. Oggi già su questo passaggio, la proposta formulata appare in netto anticipo e in totale contraddizione rispetto all’indirizzo che l’ente stesso, con l’attuazione del Piano, ha da poco espresso. Senza dubbio una scelta che alimenta, ancora una volta, motivi di incertezza ed è destinata ad incidere sulla programmazione nel medio e lungo periodo.
IL MERITO
Pur consapevoli che l’attuale Piano di Riorganizzazione è migliorabile, come del resto qualsiasi altra ipotesi, è bene precisare e non sottovalutare che questo è oggi il modello attorno al quale è stato trovato un ampio consenso e che sta plasmando, seppur lentamente, il modello organizzativo e la funzionalità delle strutture stesse. Tornare indietro è oggi un lusso che il CRA non si può permettere, perché rischierebbe di “ bloccare ” definitivamente un sistema già in forte difficoltà e in alcuni casi fortemente stressato. Al contrario, oggi è necessario un approccio meno ideologico e fortemente pragmatico in grado di comprendere nel dettaglio, e senza generiche affermazioni, dove e come il sistema non funziona, rispondendo così alle disposizioni del 133/08, sulla base di una verifica economico-finanziaria, oggi assente e misurando in prospettiva l’efficacia delle azioni correttive.
A questo proposito vediamo alcuni punti da cui iniziare partendo dagli elementi introdotti dalle Linee Guida:
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Mantenere ed esaltare la separazione tra Gestione Amministrativa e Gestione Scientifica secondo l’attuale modello che territorialmente con il sistema delle afferenze integra la gestione amministrativa e a livello di Dipartimento determina il coordinamento scientifico. Un’impostazione che sta favorendo la razionalizzazione delle risorse amministrative e rende concreta l’autonomia delle strutture, come del resto espressamente richiesto nel documento del 6/09/2005 dalle Regioni.
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Incrementare il personale scientifico e tecnico come già fatto con la nuova Pianta Organica sia a tempo determinato che indeterminato, anche in compartecipazione con le Regioni, che chiesero a suo tempo di ridurre temporaneamente il limite di 5 e 10 ricercatori per alcune strutture.
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Migliorare l’interazione disciplinare tra le strutture (Centri e Unità) a livello di Dipartimento istituendo: Tavoli di Filiera, Tavoli di Scopo (qualità alimenti, ambiente, biomassa), Tavoli per l’avanzamento della conoscenza, Tavoli disciplinari, come spazi unici e privilegiati di coordinamento scientifico.
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Promuovere la costituzione progressiva di almeno tre Poli multidisciplinari CRA (Nord LODI, Centro ROMA, Sud FOGGIA) su aree caratterizzate da una elevata presenza del CRA, senza l’ulteriore costituzione di nuovi Centri, ma con la definitiva affermazione di raggruppamenti territoriali di carattere amministrativo-gestionale e non disciplinare.
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Modificare le missioni di alcune strutture e ridurne le sovrapposizioni (molti sono gli esempi)
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Modificare in modo più coerente le collocazioni regionali delle attuali afferenze di Unità e Gruppi ai Centri di riferimento territoriale (molti sono gli esempi), non escludendo da subito l’accorpamento di Centri ad esempio nell’area romana.
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Promuovere la Costituzione di Comitati Scientifici di Dipartimento e non di Centro;
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Mantenere e consolidare la presenza CRA sul territorio nazionale attraverso percorsi di integrazione con le strutture Regionali di ricerca e sperimentazione, le Università, altri EPR e Enti di ricerca privati sulla base dei protocolli di intesa già sottoscritti.
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Costruire subito la rete della aziende agrarie a carattere sperimentale.
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Rimodulare nell’ambito dei Dipartimenti, l’afferenza di alcune strutture;
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Organizzare processi stabili di auto-aggiornamento, SU TEMATICHE INNOVATIVE, come primo approccio all’ampliamento delle conoscenze di fonte CRA.
La ristrutturazione della Rete è, a termini di legge, certamente un passaggio obbligato, tuttavia gli esiti e le modalità con cui questo percorso può essere compiuto, in base alle Linee Guida approvate dal CRA, possono essere diversi tra loro. Da una parte il tentativo di ridisegnare totalmente la rete scientifica e il suo modello organizzativo, come emerge dall’attuale documento, dall’altra la possibilità concreta di un intervento correttivo che esalti l’autonomia delle strutture, rafforzi il rapporto del CRA con le Regioni e favorisca la massima interdisciplinarietà nell’approccio progettuale attraverso i Dipartimenti. Oggi, seppur in un quadro normativo e finanziario fortemente restrittivo per la Ricerca pubblica, l’autonomia degli EPR è una grande opportunità che consente ancora ampi margini di miglioramento. Su questo, nel merito e senza alcun preconcetto ideologico, la FLC è disponibile, come nel passato, ad avviare un confronto a 360°. Diversamente l’ipotesi oggi in campo appare solo un anacronistico ritorno al sistema IRSA non più adatto alle attuali esigenze.
Roma, 10 febbraio 2009
FLC Cgil Comitato di Ente