CREA: continua il vuoto istituzionale, si rafforza l'emergenza precariato
I sindacati chiedono incontro urgente ai Ministri Martina e Padoan, ma ad oggi nessuna risposta.
E' difficile trovare le giuste parole per descrivere quanto "non" accade relativamente all'attuale vicenda di uno dei più grandi EPR nazionali come il CREA.
Dopo due anni dal provvedimento legislativo che ne ha visto la nascita, con l'incorporazione dell'INEA nel CRA, al massimo entro il 1 gennaio 2017 la stessa norma prevedeva la fine della gestione commissariale e l'avvio della fase ordinaria con l'approvazione di statuto, regolamenti, nomine collegate e attuazione del nuovo piano di riorganizzazione.
In realtà, nonostante il confronto anche con gli stessi sindacati e gli altri soggetti istituzionali sia stato concluso nei tempi previsti, ad oggi la situazione appare a dir poco surreale e tale da determinare un vero e proprio vuoto istituzionale. Il Commissario, Dr. Salvatore Parlato, nei fatti non ha più alcun titolo di legge per guidare e rappresentare il CREA ed è in attesa di apposito provvedimento; la mancata approvazione dello Statuto non consente la nomina del Presidente e del Consiglio di amministrazione, così come l'attuazione del piano di riorganizzazione.
L'unica concreta certezza è l'avvio dal 1 gennaio 2017 della gestione provvisoria in base alla quale si riduce l'autonomia di spesa delle strutture, si sospende la sottoscrizione per la nuova annualità di contratti di lavoro a termine, nei fatti si determina un blocco delle attività.
Una situazione paradossale soprattutto dopo EXPO 2015 che aveva visto tra le diverse iniziative proprio il CREA al centro di un rinnovato interesse da parte del MIPA per la ricerca nel settore agro-alimentare. Un interesse evidentemente azzerato nel momento stesso in cui si sono chiusi i riflettori su quell'evento internazionale, al punto che oggi il CREA rischia concretamente la definitiva marginalizzazione nell'ambito della sua capacità operativa.
Nella migliore delle ipotesi possiamo parlare di una classico esempio di "sciatteria istituzionale", diversamente si può supporre che che in continuità con il passato le nomine ai vertici sono ancora una partita aperta tutta da definire.
Di seguito la lettera unitaria che insieme a FIR CISL e UIL RUA abbiamo inviato al Ministro Martina e al Ministro Padoan.
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On. Maurizio Martina
Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
On. Pier Carlo Padoan
Ministro delle Economie e delle Finanze
Oggetto: Situazione CREA
Egregi Ministri,
la situazione in cui versa il CREA è arrivata ad essere estremamente critica. A tutt’oggi il maggiore Ente di ricerca in agricoltura è senza Presidente, senza Consiglio di Amministrazione, senza Commissario, senza Statuto, senza Bilancio.
La gestione del Bilancio provvisorio 2017 dell’Ente non consente di assicurare l’attività istituzionale del CREA.
La situazione è così critica che non sarà possibile pagare le prossime scadenze relative a fornitori e utenze, dovendo l’Ente agire in gestione provvisoria che, come noto, può garantire esclusivamente stipendi ai lavoratori di ruolo e spese fisse. In questa condizione non è possibile acquisire nuovi progetti con i relativi finanziamenti necessari per la sopravvivenza dell’Ente.
I lavoratori precari costituiscono quotidianamente ed in maniera essenziale all’espletamento delle attività istituzionali dell’Ente, in questo momento sono in uno stato di particolare criticità con contratti scaduti ed altri prossimi alla conclusione. E’ ingiustificabile un ritardo così clamoroso nell’espletamento delle procedure di competenza della Politica. Chiediamo di ottenere immediati e urgenti riscontri in termini di provvedimenti finalizzati ad evitare danni irreparabili all’efficienza dell’Ente con ricadute negative in termini economici e di credibilità.
Attendiamo una urgente convocazione per un confronto ormai indispensabile per poter garantire certezze e futuro alle attività di ricerca, a quelle istituzionali e soprattutto al personale precario, che rischia di non poter godere delle proroghe ottenute attraverso l’ultimo Decreto Milleproroghe approvato.