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Delega enti pubblici di ricerca: la FLC presenta alcuni emendamenti

Il nostro contributo al lavoro delle commissioni competenti per il parere del Parlamento. Si attende, nelle prossime ore, il parere delle commissioni riunite di Camera e Senato.

02/11/2016
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La  FLC CGIL in occasione dell’audizione svolta lo scorso 29 settembre ha inoltrato alle commissioni competenti un documento contenente valutazioni e osservazioni in merito allo schema di decreto legislativo di attuazione dell’articolo 13 della legge n. 124/2015. Abbiamo anche predisposto alcuni emendamenti specifici come contributo ulteriore alla discussione in corso.

I principi direttivi contenuti nella delega riguardo alla semplificazione e al riconoscimento della specificità delle attività degli enti di ricerca rispetto a quelle degli altri settori della pubblica amministrazione, trovano la propria ratio nell’alveo delle previsioni costituzionali di autonomia e indipendenza delle istituzioni di ricerca. Come evidenziato nel nostro documento analitico lo schema di decreto affronta in modo debole la necessità di allineare il riconoscimento dell’autonomia statutaria, regolamentare e finanziaria quantomeno al livello previsto per le università, disattendendo ancora la direzione indicata dalla legge 168/89. Inoltre affronta altrettanto debolmente la necessità di dare omogeneità al sistema degli enti di ricerca. Dal reclutamento agli acquisti, anche il “sistema di regole più snello e più appropriato” indicato nella delega non sembra emergere dallo schema di decreto.

L’ambito di maggiore criticità è oramai riconosciuto da tutti i soggetti coinvolti e riguarda i limiti di spesa per il personale. A questo proposito lo schema di decreto contraddice gli obiettivi della delega aumentando i vincoli alle assunzioni, sottraendo agli enti spazi di autonomia e ignorando il principio direttivo contenuto nella delega riguardo alla semplificazione.

Non meno critico risulta a nostro avviso il riferimento alla carta europea del ricercatore e l’assenza di riferimenti al documento “European Framework for Research Careers”. Sono tre gli ambiti in cui si individua una evidente carenza. La tutela dei ricercatori rispetto allo sviluppo professionale e alle condizioni in cui svolgono la professione, il ruolo del personale di ricerca rispetto alla governance degli Enti, gli strumenti per svolgere la professione.

Sarebbe velleitario ritenere di poter riscrivere il testo in fase di valutazione parlamentare, dunque i pochi emendamenti proposti hanno lo scopo di indicare uno spazio per limitati avanzamenti coerenti con la discussione svolta negli ultimi mesi intorno alla stesura dello schema di decreto.