Enti di Ricerca: scrivere da capo la delega Madia
Estensione del precariato nelle peggiori forme, messa a esaurimento del III livello, chiusura definitiva dei percorsi di carriera, queste le indiscrezioni sui contenuti della bozza di delega ex art.13 della legge 124/2015 “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca”.
Se il lavoro svolto al Miur sulla delega per la riforma degli enti di ricerca contenuta nella legge 124 del 2015 è quello dei documenti circolati in bozza negli ultimi giorni, evidentemente l’applicazione della delega Madia deve essere scritta da capo. La nostra posizione critica circa l’efficacia dell’introduzione dello stato giuridico per ricercatori e tecnologi è nota da sempre. Dobbiamo però riconoscere che mai ci saremmo aspettati che la proposta concreta di questo provvedimento avrebbe corrisposto al tentativo di legificazione di uno stato di immiserimento senza precedenti del lavoro negli enti di ricerca, sia per il personale di ruolo che per i precari.
Il comunicato che segue è una prima risposta unitaria, cui seguiranno iniziative e una analisi di maggior dettaglio.
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COMUNICATO AL PERSONALE ENTI PUBBLICI DI RICERCA
L’attuazione dell’art. 13 della L. 124/2015 “Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca”, sulla base alcune dichiarazioni ufficiali rese alla stampa dai Ministri competenti e dei documenti che circolano in via informale, più che prefigurare soluzioni ai problemi che affliggono il settore, sembra introdurre ulteriori elementi di penalizzazione e di confusione, in particolare sull’ordinamento del personale, sul riconoscimento delle professionalità e sulla possibilità di dare risposte per il superamento del precariato.
Sarebbe infatti prevista l’Istituzione dei ruoli unici di Ricercatore e Tecnologo I e II° livello degli EPR, che andrebbero a collocarsi nell’area già prevista per il personale della carriera diplomatica e prefettizia. Si configurerebbe così un ordinamento per “stato giuridico” quantomeno singolare, tanto da far pensare ad una sorta di “dependance della burocrazia”.
La soppressione del III livello, che diverrebbe “ad esaurimento” con la riserva del 30% delle posizioni nei concorsi pubblici previsti per il I e il II livello (peggiorando le norme previste dal CCNL e dalla stessa legge Brunetta), renderebbe praticamente impossibili gli avanzamenti di carriera per i Ricercatori e i Tecnologi oggi in servizio.
I nuovi contratti a tempo determinato avrebbero durata triennale, rinnovabili una sola volta e finanziati, senza più vincoli, unicamente con il bilancio ordinario; la prima posizione stabile cui aspirare alla fine del sesto anno sarebbe il II livello per giunta in competizione con il personale di ruolo di III, messo ad esaurimento. La nuova disciplina degli assegni di ricerca avrebbe una durata massima di tre anni, non rinnovabile, a questo si aggiungerebbe la possibilità di assumere a prestazione d’opera. Tutte le risorse economiche provenienti da progetti esterni, non più impiegabili per assumere TD, andrebbero a finanziare queste tipologie di lavoro parasubordinato.
Se si considera che il reclutamento sarebbe possibile solo nell’ambito del vincolo all’80% del bilancio (quasi tutti gli Enti non potrebbero effettuare assunzioni), si aprirebbe la strada ad una precarizzazione ancora più spinta rispetto alla situazione attuale, riducendo sia la possibilità di effettuare assunzioni che le posizioni lavorative complessive, aumentando inoltre a dismisura le forme peggiori di precariato.
Nulla sarebbe detto sulla determinazione di nuovi elementi retributivi per Ricercatori e Tecnologi, i quali sarebbero rinviati ad un successivo decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri. L’unica certezza sarebbe l’istituzione di elementi premiali sulla base di valutazioni effettuate da Vertici Amministrativi degli Enti. QUesto con buona pace dell’autonomia della Ricerca e delle prerogative previste dalla Carta Europea dei Ricercatori.
Nulla verrebbe detto sulla Governance complessiva del Sistema e sui Ricercatori e Tecnologi trasferiti in forza di norme di legge che operano nella Pubblica Amministrazione.
Se confermato il testo sarebbe davvero distante dal definire un Sistema efficace e competitivo e dalle esigenze degli Enti e del personale della Ricerca. Salari, carriere, autonomia, stabilizzazione dei precari, ognuno dei nodi politici in attesa di soluzione, troverebbe in questo quadro un devastante peggioramento. Per giunta ciò avverrebbe persino in antitesi ai dispositivi richiamati dall’art. 13 della L. 124/2015 (c.d. legge Madia).
Nei prossimi giorni le OO.SS. FLC CGIL – FIR CISL – UIL RUA avvieranno una serie di iniziative, con il coinvolgimento del Personale, volte a chiedere i rispetto del Ruolo del Personale e del Sistema Pubblico della Ricerca.
Roma, 14 aprile 2016