EPR: la posizione della FLC sulla collocazione contrattuale attuale dei ricercatori e tecnologi
La FLC, si adopererà per avere ora e subito il migliore contratto possibile anche per ricercatori e tecnologi e chiederà il coinvolgimento della Confederazione per proporre per università ed enti di ricerca un intreccio tra legge e contratto da inserire nel programma del prossimo governo del paese
FLC Cgil
Federazione Lavoratori della Conoscenza
Ai Membri della Consulta ricercatori e tecnologi
Alle Strutture territoriali
Ai coordinatori di Enti
NOTA 25 ottobre 2004
Con questa nota, che si invita a diffondere fra i lavoratori si vuole chiarire quale è la collocazione contrattuale attuale dei ricercatori e tecnologi degli EPR, ma anche quale è la posizione della FLC al riguardo e le azioni che intende compiere.
In data 15 ottobre u.s. la Segreteria nazionale ha prodotto un comunicato che è stato inviato a tutti i referenti che riassume e valuta gli ultimi avvenimenti.
Il contratto attualmente in vigore, scaduto da quasi tre anni, colloca ricercatori e tecnologi nel Comparto ricerca e, in una apposita sezione, regola alcune questioni di particolare rilievo quali l’orario di lavoro ed i diritti fornendo, tra l’altro, l’unico elemento concreto oggi disponibile per respingere gli attacchi, con questo Governo e con questi Presidenti di Enti particolarmente ripetuti, all’autonomia ed alla professionalità di chi produce ricerca.
Il Governo di centro-destra un anno fa ha collocato ricercatori e tecnologi nella dirigenza con un provvedimento legislativo, la 145, che è stabilito essere a costo zero: il Governo cioè, lungi dallo stabilire principi generali che facciano riferimento alla libertà di ricerca garantita dalla Costituzione, decide unilateralmente la collocazione contrattuale di un insieme di lavoratori, ignorando che si tratta di una materia che deve discendere da una trattativa sindacale.
Passa un anno e l’unico passo avanti si ha quando le OO.SS., che operano nel rispetto delle leggi vigenti, cercando di minimizzare il danno, ottengono che i ricercatori ed i tecnologi siano collocati nell’area VII insieme con i dirigenti amministrativi degli EPR e dell’università e non con i professionisti degli enti pubblici non economici, collocazione che avrebbe reso impossibile la stipula di qualsiasi contratto. Allo stato attuale, mentre appare possibile pretendere l’apertura della trattativa del comparto ricerca, cioè dei tecnici e degli amministrativi, per i ricercatori e tecnologi manca ogni linea generale di indirizzo: si noti che occorrerà per poter partire con le trattative un indirizzo generale per la dirigenza, uno per l’area VII che dovrà essere dato dal comitato di settore degli EPR ampliato a rappresentanti della CRUI ed, infine, uno per la specifica sezione separata dei ricercatori e tecnologi che dovrà essere dato dal comitato di settore degli EPR.
Negli ultimi giorni il Governo ci ripensa e cerca di fare marcia indietro inserendo in un decreto legge in fase di conversione un articolo che riporta ricercatori e tecnologi nel comparto ricerca. L’operazione riesce al Senato, ma fallisce alla Camera dove una maggioranza trasversale e molto ampia blocca il tentativo.
Che cosa succederà domani sul fronte politico non lo sappiamo proprio, ma quello che interessa chiarire qui è che tutto ciò non è a favore della ricerca e dei ricercatori.
Il lavoro del ricercatore non ha nulla a che fare con quello del dirigente: la caratteristica del lavoro di chi produce ricerca è l’autonomia, la libertà di partecipare alla programmazione degli obiettivi da raggiungere e di definire le modalità con cui svolgere la ricerca, inoltre nel nostro caso anche chi coordina altre persone non le dirige, ma opera con loro ad un livello di competenza, di valore scientifico superiore. Ciascuno di noi viene valutato o dai pari (vedi pubblicazioni) o da commissioni con componenti appartenenti al mondo della scienza e, comunque, sempre in base al livello di eccellenza scientifica raggiunto. Il dirigente riceve dal direttore generale, o equivalente, gli obiettivi da raggiungere, dirige altre persone e viene valutato in base a parametri fissati dal direttore generale che tengono conto del raggiungimento di tali obiettivi e della strategicità dell’ufficio che egli dirige che viene stabilita sempre dall’alto. Quindi nulla ci accomuna alla dirigenza rispetto al lavoro che svolgiamo.
Inoltre essere nella dirigenza, oltre a dover aspettare non si sa fino a quando per vedere aprire la trattativa per il rinnovo del contratto, ci porterà a due possibili conseguenze: alla licenziabilità, ad esempio nel caso che le ricerche di qualcuno di noi non siano considerate utili o interessanti per gli organi di governo, ma anche allo spoil system, come testimoniano i dirigenti di enti di ricerca ai quali da parte di questo governo è stato tolto il compito che avevano.
E’ chiaro che la CGIL si batterà, come fece due contratti fa, per ridurre il rischio del licenziamento, ma sarà comunque più difficile di allora vista la volontà di questo governo di limitare in tutti i modi l’autonomia imponendo un governo politico ad ogni ente di ricerca.
Altre grosse difficoltà per arrivare ad un contratto ragionevole dipendono dalla struttura del salario e dai livelli totalmente diversi da quelli nostri. Ma addirittura le ferie saranno un problema: i dirigenti assicurano il funzionamento degli uffici, mentre noi abbiamo oggi la possibilità di organizzare e programmare le nostre ferie.
Infine, come immediata conseguenza c’è quella di non poter votare per le RSU né potervi essere eletti, riducendo in tal modo il già scarso potere di trattativa dei ricercatori e dei sindacati che li rappresentano. Esattamente quello che vuole questo governo. Per questo in molte sedi si sta proponendo di dare anche ai ricercatori e tecnologi di ruolo o precari la possibilità di esprimersi nelle prossime elezioni RSU anche se a livello informale. Auspico che questa scelta possa essere fatta in tutte le sedi ed in tutti gli EPR e sia supportata da tutta la FLC che comunque si impegna attraverso i propri comitati degli iscritti a mantenere la rappresentanza unitaria di tutte le professionalità del comparto.
Che cosa fare ora?
La Consulta ricercatori e tecnologi ben 6 anni fa elaborò quello che chiamò lo Statuto della ricerca. Riporto da un articolo su UP dell’aprile ’98 un pezzo per ricordarne lo spirito: “occorre un intreccio tra un contratto nazionale di lavoro che dia garanzie su piano economico ed una legge che definisca la figura del ricercatore, la sua autonomia progettuale e di ricerca, i meccanismi di formazione, quelli per i concorsi, per la valutazione e per la progressione di carriera e ciò deve valere in modo complessivamente analogo sia per i ricercatori degli EPR che per i docenti universitari”. Il nostro progetto avrebbe potuto trasformarsi in legge nell’ambito della delega per la riforma del sistema ricerca ed in particolare nella legge sull’INGV che, tra l’altro, stabilì delle norme di omogeneità tra i diversi enti pubblici, ma il Governo di allora lasciò che prevalessero interessi particolari e non seppe o volle, superando la frammentazione del sistema, dare un’anima all’intero progetto di riforma. Poi il Governò cambiò e, al di là degli slogan elettorali, la ricerca divenne un peso, un costo inutile, in particolare se pubblica. Ma con la tipica politica dell’immagine, dell’apparire si scelse di dichiarare dirigenti i ricercatori nello stesso momento in cui si stabiliva di limitarne l’autonomia sottoponendoli al vincolo costante e diffuso sia della politica che della burocrazia, usate al posto di trasparenti criteri di valutazione come la situazione attuale degli enti di ricerca, a cominciare dal CNR, sta a dimostrare.
La CGIL non rimane però ferma a guardare, non lo può e non lo deve fare. Quindi se, da un lato come FLC, spingerà per avere ora e subito un contratto il migliore possibile anche per ricercatori e tecnologi, dall’altro come categoria, ma coinvolgendo la Confederazione, dovrà proporre per università ed enti di ricerca un intreccio tra legge e contratto da inserire nel programma del prossimo governo del paese. Su queste linee è importante il contributo di tutti i ricercatori e tecnologi a partire da una franca ed esauriente discussione che attraversi sia la Consulta a livello nazionale che le strutture territoriali e quelle dei singoli enti.
Roma, 25 ottobre 2004
Coordinamento Consulta Ricercatori e Tecnologi FLC Cgil