In effetti è davvero lo strano caso dell’Istituto Superiore di Sanità
Il punto su quanto sta accedendo all’ISS.
Da quando c’è stata la firma del CCNL “Istruzione e Ricerca” del 19 aprile 2018 e si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle RSU negli Enti Pubblici di Ricerca, che hanno fatto chiarezza sul tema della rappresentatività e confermato la titolarità delle relazioni sindacali in capo alle organizzazioni sindacali firmatarie del CCNL, all’ISS si è scatenata una “guerra” senza risparmio di colpi fra le organizzazioni sindacali confederali e l’Amministrazione, spalleggiata dall’Usb che ha perso la titolarità delle relazioni sindacali. Qualcuno non vuole farsene una ragione e tenta in ogni momento, con ogni mezzo, di far saltare le regole contrattuali.
Il tema per l’ISS è come rimettere in gioco, sul terreno delle relazioni sindacali e della contrattazione integrativa, la sigla sindacale che ha perso la rappresentatività in quanto non firmataria del CCNL “Istruzione e Ricerca”, ma che conserva una sua significativa rappresentanza all’interno dell’istituto certificata dal voto alle RSU, con il quale la propria lista si è confermata prima in termini di voti. Ci riferiamo ovviamente all’Usb, che peraltro all’Istituto ha una sua tradizionale influenza sulle scelte dell’amministrazione.
Orfana di questa “influenza”, l’amministrazione in questi ultimi giorni si è esercitata a trovare e ad inventarsi il sistema per riammettere surrettiziamente, magari su qualche livello di relazione sindacale di rango inferiore, questa sigla sindacale al tavolo negoziale.
Si veda la convocazione del 14 giugno 2018, la diffida di risposta a firma di FLC CGIL FSUR CISL e UIL Scuola RUA dell’8 giugno 2018, il successivo carteggio dell’ISS, la seconda diffida unitaria e la comunicazione finale dell’ISS con la quale si annulla la riunione per l’informativa del 14 giugno, alla quale era stata invitata pure l’Usb, e si comunica che questa avverrà (con sommo dispiacere da parte dell’amministrazione) solo in forma scritta alle organizzazioni sindacali, mentre nel contempo si comunica che l’Istituto inoltrerà una specifica richiesta all’ARAN di parere sull’accaduto, per capire se proprio occorre rispettare le regole contrattuali o si può fare diversamente!
Come si vede il tono delle note dell’ISS è del tutto ambiguo, anche nella forma con cui sono stati indicati i destinatari delle RSU, ovvero elencandoli per sigla sindacale di lista, dimenticando che i componenti di una RSU sono svincolati dalla lista di appartenenza, una volta terminata l’elezione. In ogni caso le "preoccupazioni" del Direttore generale di volersi rivolgere anche alle Organizzazioni Sindacali presenti in sede, risultano del tutto infondate nella fattispecie, in quanto le stesse sono già rappresentate all'interno della nuova RSU.
Insomma, questo modo a procedere sta impedendo l’applicazione del nuovo CCNL, ma anche delle vecchie trattative in essere alla data del 19 aprile 2018 (salario accessorio, progressioni di livello e di gradone, ecc...), visto che non si convocano più tavoli di trattativa da troppo tempo per non scontentare qualcuno. E allora si finisce per decidere che pure sulle informazioni sullo stato delle stabilizzazioni in corso, non si proceda alla convocazione di tavoli negoziali formalmente corretti con le sigle sindacali rappresentative e la RSU, legittimate dal nuovo sistema di relazioni di cui all’art. 68 del CCNL “Istruzione e Ricerca”.
Infatti, da troppo tempo
- non si tengono più riunioni formali di trattativa;
- non si stipulano accordi di contrattazione e le ipotesi di accordo, pur restando ipotesi, si procede ad applicarli (non si capisce con quale legittimità ...) per le vie brevi;
- si convocano tavoli di informativa sindacali, ritenendoli ininfluenti ai fini dell’art. 68 del CCNL e appellandosi ad un generico "buonismo", richiamando una disponibilità “unilaterale” ad ampliare le occasioni di informazione (fuori da ogni regola contrattuale), sempre a senso unico;
- si fanno “inutili” quesiti all’ARAN sulla base di non meglio dichiarati pareri di merito di “illustri” giuristi del lavoro;
- e speriamo che non si superi il limite della decenza permettendo che una procedura di conciliazione per la dichiarazione di uno sciopero prevista dalla legge 146/1990 si trasformi in una trattativa surrettizia, fuori dalle regole del contratto, con soggetti non titolati alla negoziazione, espropriando in questo caso sia la RSU legittimamente eletta, che le sigle sindacali firmatarie del CCNL.
Chiediamo di smetterla con questa farsa, l’Istituto Superiore di Sanità convochi i tavoli contrattuali così come devono essere convocati e si permetta alla RSU e alle Organizzazioni Sindacali firmatarie del contratto di fare il lavoro per cui sono state scelte ed elette dai lavoratori e dalle lavoratrici, anche dell’Istituto Superiore di Sanità.
Non esistono monopoli o zone franche: il CCNL Istruzione e Ricerca va applicato in tutta la sua interezza. In questo modo l’amministrazione sta negando il diritto alla contrattazione all’ISS.
Basta con i sotterfugi e gli infantilismi, si proceda secondo le regole democratiche della contrattazione collettiva.
Qui di seguito il comunicato unitario emesso il 21 giugno 2018 sulla vicenda.
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In effetti è davvero “Lo strano caso dell’ISS”
Le richieste dei sindacati confederali presentate a maggio 2018 alla amministrazione ed al CdA e ribadite successivamente in occasione dell’ultimo Comitato Scientifico hanno avuto un riscontro positivo.
Infatti, nell’incontro del 14-06-2018 con l’amministrazione e successivamente con il Presidente e con il Direttore Generale, ci sono state date ampie rassicurazioni.
L’amministrazione ha predisposto una piattaforma che rispecchia in buona misura le richieste formalizzate da CGIL CISL UIL sul fabbisogno di personale:
- assunzione dei precari;
- selezioni per sotto-inquadrati;
- selezioni art. 15 (per ricercatori/tecnologi);
- utilizzo graduatorie vigenti;
- nuove procedure concorsuali per vari profili;
- progressioni economiche e passaggi di livello (art. 53 e 54);
- benefici assistenziali.
L’amministrazione intende destinare circa 6 milioni di euro che consentirebbero di attuare quanto richiesto dai sindacati confederali e previsto dal programma dell’amministrazione.
In sostanza si può tranquillamente procedere senza ulteriori indugi ed inutili ritardi. Addirittura il Presidente ed il Direttore avrebbero potuto già portare al prossimo CdA il programma suddetto se le OO.SS rappresentative fossero state per tempo convocate.
Ma allora continuiamo a chiederci perché questo ritardo se per una volta il programma dell’amministrazione va incontro alle esigenze dei lavoratori?
Perché il sindacato non rappresentativo (come sancito dall’art. 43 del decreto legislativo 165/2001) cerca di ritardare la procedura per addebitarsi il risultato.
E come? Organizzando una manifestazione ed uno sciopero al Ministero del Lavoro ed invocando le clausole di raffreddamento.
Quindi mentre si consuma oggi un incontro inutile al Ministero del Lavoro perché i punti che il sindacato non rappresentativo ritiene di dover porre in discussione, di fatto sono già stati previsti nel programma dell’amministrazione, illustrato nell’incontro del 14 giugno 2018 e che, senza dubbio, incontra il favore di tutti i sindacati anche del sindacato non confederale.
Considerato che l’amministrazione per sua ammissione destina risorse sufficienti (ben 6 milioni di euro) per soddisfare a pieno tutte le richieste dei sindacati confederali e non, dalle assunzioni alle carriere del personale che senso ha lo sciopero? L’impegno assunto dalla amministrazione di fatto vanifica sia la procedura di raffreddamento al Ministero del Lavoro sia ulteriori richieste di pareri ad Organismi esterni per legittimare soggetti sindacali non riconosciuti dal CCNL 2016-2018.
Da ultimo ci piace sottolineare che la democrazia, parola tanto amata ed utilizzata da tutti, perché davvero sia tale necessita di regole a cui attenersi … altrimenti si cade in un’anarchia nella quale nessuno è tutelato.
Anche i sogni diventano realtà… se nessuno li ostacola!