INAPP: promesse di presidente o promesse di marinaio?
Riflessioni ed interrogativi della FLC Cgil sulla riorganizzazione all'INAPP
Il presidente dell’INAPP prof. Fadda ha più volte affermato che con la sua presidenza si sarebbe introdotto un cambio di passo rispetto al passato, per portare l’istituto verso un rinnovamento in termini di partecipazione, coinvolgimento del personale e trasparenza nella gestione delle attività. Ciò è stato detto in qualche caso anche scusandosi per i passaggi formali non rispettati con le Organizzazioni Sindacali, come nel caso del ROF (Regolamento d’Organizzazione e Funzionamento), e comunque sempre rassicurandoci sul suo impegno per introdurre all’INAPP pratiche innovative e partecipative della gestione, coinvolgendo quanto più possibile la comunità scientifica interna, coerentemente con quanto avviene nel resto del mondo della ricerca che il professore conosce benissimo. Chiara ci era parsa dunque la volontà degli organi dell’Istituto di modificare una pratica autoreferenziale e verticistica introdotta con prepotenza al tempo dell’ex-presidenza Sacchi.
Ora, a poco più di un anno dal suo insediamento occorre però registrare che, al di là delle belle parole e delle dichiarazioni di principio, nella pratica non si è fatta molta strada sul versante della partecipazione, lasciando l’amara sensazione che oltre alle scuse ed alle “pacche sulle spalle” non si è andati molto oltre.
Ci riferiamo alla riorganizzazione dell’Istituto dalla quale tutti ci saremmo aspettati segnali di cambiamento e che dovrà essere varata entro il 28 febbraio, data in cui scadranno gli attuali responsabili di strutture e di relativi progetti. Una riorganizzazione che si sta decidendo ancora una volta senza nessuna discussione nell’istituto, tantomeno fra il vertice e le rappresentanze sindacali e/o la comunità scientifica; che discende dal quel ROF surrettiziamente modificato in maniera unilaterale e sul quale il Prof. Fadda ebbe a riconoscere in modo pubblico l’errore, assumendo contestualmente l’impegno a trovare forme e modalità di recupero del coinvolgimento che non ci fu.
Ebbene, questo coinvolgimento ancora non c’è stato!
Piuttosto ancora una volta vediamo una riorganizzazione che calpesta professionalità e dignità dei dipendenti coinvolti, considerati per lo più mere pedine su una scacchiera da accaparrarsi a seconda della bisogna dalla ristretta “cerchia” di eletti che in qualche modo sta partecipando al processo decisionale. Né potrà bastare la giustificazione, già peraltro usata, di aver delegato ai propri collaboratori la funzione del coinvolgimento del resto dell’Istituto, perché questo non discenderà automaticamente o per miracolo. Ed in ogni caso, almeno il diritto all’informativa alle Organizzazioni Sindacali si sarebbe dovuto garantire, un diritto al quale il vertice dell’Istituto non può sottrarsi.
Non vogliamo pensare male, ma è difficile essere contenti di una presidenza che, seppure gli va riconosciuto il merito di aver avviato il percorso che dovrà portare all’elezione del futuro rappresentante della comunità scientifica nel CDA, continua a predicare bene, ma poi non mantiene gli impegni. La discussione su un argomento di tale portata non può restare confinata ad una cerchia ristretta di collaboratori, ma deve attraversare il più possibile la comunità dell’INAPP e deve certamente trovare un momento di confronto formale con le OO.SS., come dicono le norme contrattuali e la Carta Europea dei Ricercatori.
Non neghiamo il diritto dell’Amministrazione di riorganizzarsi, ma rivendichiamo almeno il nostro di Organizzazione Sindacale e della comunità scientifica, ad essere ascoltati.
Nei prossimi giorni sapremo se saranno state promesse di Presidente, oppure di marinaio!