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INAPP, SU LE TESTE! La FLC CGIL rompe le relazioni sindacali

Report e decisioni assunte dalla FLC CGIL nel corso dell’Assemblea dello scorso 2 ottobre.

06/10/2017
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Come da convocazione, si è tenuta lo scorso 2 ottobre l’assembla all’INAPP, presso la sala Conferenze al piano – 1, indetta dalla FLC CGIL, a cui erano stati invitati gli Onorevoli delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, conclusa dal Segretario generale Francesco Sinopoli.

L’Assemblea, molto partecipata e plurale, si è tenuta in clima quasi pre-elettorale, visto il voluminoso e frenetico lavorio che si teneva quel giorno, finalizzato alla messa a punto della “scena” dell’evento internazionale preannunciato per i giorni del 5 e 6 ottobre sulle pensioni, su cui siamo già usciti con il comunicato dal titolo “EST MODUS IN REBUS”. Come nelle migliori tradizioni, l’ingresso, la sala conferenze, i corridoi, per non parlare dell’aula magna che quel giorno era interdetta pure alla vista, e le scale, erano un via vai di operai, tecnici e organizzatori volto a pittare, coprire, arredare, sistemare e imbellettare l’area che l’INAPP avrebbe riservato al convegno, compresa la sala dove si teneva l’assemblea, con tanto di piante, vasi, quadri e pannelli in bella mostra.

Per tornare al merito dell’assemblea, alla quale gli Onorevoli Marco Miccoli e Stefano Fassina hanno preso parte e dato il proprio contributo, è stata l’occasione per fare un bilancio dello stato dell’INAPP, a due anni dall’avvio del suo processo riformatore, e delle sue prospettive, alla luce dell’attuale stato organizzativo e del difficile clima interno. Infatti, com’è noto, il groviglio istituzionale che si è creato con il ridisegno del Sistema delle Politiche attive per il lavoro di cui al D.lgs 150/2015, è la causa della incompiuta nascita del nuovo sistema. Ricordiamo infatti che tale provvedimento fu in parte abortito a seguito dell’esito referendario del 4 dicembre del 2016, esito di cui la politica non ha mai voluto prendere pienamente coscienza e che è in parte la causa dello stallo attuale, che vede oggi un forte conflitto istituzionale fra INAPP e ANPAL, e ANPAL Servizi, oltre ad un grave svuotamento delle competenze del Ministero del Lavoro (transitate nelle nuove agenzie nate con il decreto), con ricadute per l’INAPP in termini di incertezze sul futuro, i suoi compiti e la sua autonomia finanziaria,

Insomma, siamo in presenza di una grave crisi istituzionale a cui non giova il pesante clima interno generato dalla quasi totale assenza di relazioni sindacali perpetrata dal vertice dell’INAPP, rappresentato dal Presidente e dal Direttore Generale, sempre più arroccato nelle sue convinzioni e rassicurato da un suo cerchio magico di pochi eletti. Un vertice che tende a marginalizzare sempre più la gran parte del personale, sia ricercatori e tecnologi, che tecnici e amministrativi, che è stata l’ossatura portante dell’ISFOL e ora è considerata “reietta”, perché inutile nel suo autoreferenziale progetto di INAPP, come sappiamo pensato per una élite di 35-40 addetti.

L’assemblea è stata l’occasione per interrogarsi sul futuro dei precari dell’Ente ai quali, seppure interessati dai processi di stabilizzazione previsti dalla riforma Maida, l’amministrazione non ha ancora svelato i suoi piani, ne dato corso al PTA e al Piano di Fabbisogno propedeutici ai processi di stabilizzazione. Ci si è chiesto perché all’INAPP non si è proceduto all’applicazione del D.lgs 218/2016 con le sue norme di flessibilizzazione a favore degli Enti Pubblici di Ricerca e in cui è prevista la riscrittura degli statuti e regolamenti, volta ad assumere la Carta Europea dei Ricercatori e a favorire processi di autogoverno, di cooperazione e collaborazione, nonché di rappresentanza della comunità scientifica interna, mentre si insiste con uno statuto in cui è il DG ad avere il coordinamento tecnico scientifico dell’Ente! E si è perpetrato scientificamente un isolamento nei confronti della maggioranza del personale, di proveniente ISFOL, procedendo a colpi di riorganizzazione senza alcun coinvolgimento del personale stesso, o della comunità scientifica, per non parlare della sistematica marginalizzazione delle rappresentanze sindacali.

Come è stato possibile che a questo ricercato “isolamento del vertice” si siano infine potuti accompagnare atteggiamenti vessatori, coercitivi e ritorsivi nei confronti del personale che a vario titolo ha ritenuto necessario esplicitare il proprio dissenso rispetto a questo modo di condurre l’Istituto, a questa idea di INAPP? Ci riferiamo alle vicende legate ai destini di chi ha firmato una petizione di sostegno e solidarietà ad un sindcalista oggetto di una procedura disciplinare, o alla cacciata di componenti della RSU dell’Istituto da un convegno istituzionale sulle tematiche sindacali e del lavoro, a cui prendevano parte il ministro Poletti e, tra gli altri, il nostro segretario generale confederale Susanna Camusso, colpevoli di essere presenti nella sala del convegno. Come sia stato possibile alzare ancora il livello dello scontro con le OO.SS. avviando provvedimenti disciplinari pesanti, com’è la sospensione cautelare dal servizio per falsa attestazione della presenza in servizio, laddove abbiamo il sospetto sia avvenuto nei confronti di chi ha utilizzato gli strumenti della democrazia di questo Paese, per chiedere alle forze politiche di intervenire su quanto sta accadendo all’istituto??

Tutto questo è stato dibattuto nell’assemblea del 2 ottobre, nella quale gli O.li Miccoli e Fassina hanno messo a disposizione le loro competenze e strumenti per aprire una discussione, sia pure in una fase difficile com’è quella finale della legislatura, sul funzionamento dell’INAPP e sui correttivi necessari da apporre, al D.lgs 150/2015 per assicurare che siano svolti effettivamente i compiti assegnati all’Ente dall’art.10 del decreto. Perché sia assicurata l’autonomia dell’Ente, ma anche superata l’autoreferenzialità dell’attuale vertice.

Nelle sue conclusioni Francesco Sinopoli ha rimarcato come sia giunto il momento di cambiare passo nei confronti dell’INAPP e del suo vertice, e di denunciare con forza e in tutte le sedi quanto sta accadendo all’interno dell’Istituto; naturalmente un processo che va accompagnato ad un ripensamento di quanto fatto nel D.lgs 150/2015, finalizzato ad assicurare l’autonomia necessaria all’Istituto, sul versante finanziario, per perseguire quello che la legge prevede e non gli “obiettivi” personali del vertice, nonché la stabilizzazione di tutti i precari che da anni operano nell’Istituto. Questo deve essere accompagnato da un forte processo di autoriforma, che applichi la Carta Europea dei ricercatori e il D.lgs 218/2017 (rimettendo al proprio posto il ruolo del Direttore Generale rispetto alle competenze scientifiche attribuitegli dall’attuale Statuo), e valorizzi e promuova la comunità scientifica interna.

Ma per poter marcare e pretendere un segno di discontinuità all’attuale conduzione dell’INAPP, vista la sordità sin qui dimostrata alle richieste sindacali, occorre alzare il livello del conflitto interno, che per la FLC CGIL significa da domani interrompere le relazioni sindacali e abbandonare tutti i tavoli di trattativa, istituzionali e/o tecnici in cui la FLC CGIL è chiamata a svolgere la propria funzione, fino a quando non saranno abbandonati atteggiamenti ritorsivi nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori messi in atto in varia forma dal vertice. Pertanto chiediamo il ritiro dei provvedimenti disciplinari messi in atto dall’Istituto e si dà mandato alla Segreteria Nazionale FLC CGIL di assumere tutte le iniziative necessarie per costruire un’azione unitaria con FIR CISL e UIL Scuola RUA, di contrasto all’attuale conduzione dell’Ente, attraverso l’indizione di un’assemblea unitaria in cui fare il punto sulla situazione e le iniziative di mobilitazione necessarie per sbloccare l’attuale crisi dell’INAPP. Una mobilitazione che sappia allargare il campo a tutte le forze sindacali e a tutte le lavoratrici e lavoratori dell’Inapp. In tal senso siamo disponibili a promuovere la più alta forma di lotta che il sindacato può mettere in campo in una vertenza complessa come è questa: lo SCIOPERO delle lavoratrici e dei lavoratori dell’INAPP! Per rivendicare la propria dignità del lavoro; per rivendicare il diritto alla stabilizzazione e la salvaguardia del proprio futuro lavorativo!

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EST MODUS IN REBUS

Ieri mattina, il personale INAPP ha ricevuto una comunicazione da parte dell’Ufficio del personale dai toni piuttosto inquietanti. Leggendola, soprattutto nella sua seconda parte, sembra di essere in presenza di un’ordinanza restrittiva tipica di un prefetto in occasione di manifestazioni stile G7. E invece, più semplicemente, si tratta di una comunicazione che, di fatto, in occasione del Convegno Internazionale del prossimo 5 e 6 Ottobre presso il NOSTRO istituto, istituisce una sorta di red zone entro la quale non è possibile entrare se non in possesso dei seguenti requisiti: esperti internazionali invitati in qualità di relatori e soggetti organizzatori della stessa (cioè chi nello specifico?). Per due giorni, al personale del NOSTRO istituto saranno interdetti i seguenti luoghi: Auditorium; 7° Piano; Piano -1 e parcheggio. Sono interdetti anche gli spazi in prossimità dei luoghi citati.

Ora, ciò che colpisce leggendo tale comunicazione non sono solo alcuni dei contenuti in essa presenti ma anche e soprattutto il modo con cui essi vengono veicolati. Immaginiamo che un lettore esterno, ad esempio un cittadino svedese, si trovi a leggere una comunicazione simile. Il primo pensiero sarebbe certamente quello di essere di fronte ad un evento connotato da forte riservatezza: sicurezza nazionale? affari interni? No, caro cittadino svedese, risponderemmo, meri, seppur importanti, ‘schemi pensionistici’. E’ certamente vero che a causa di schemi previdenziali sbagliati possono anche morire persone però insomma, un maggior grado di rilassatezza nel proporre temi importanti e organizzare eventi (anch’essi importanti) potrebbe aiutare a creare un clima di lavoro migliore per tutti, anche e soprattutto nel NOSTRO istituto.

La seconda domanda che il cittadino di cui sopra si porrebbe è la seguente: ma c’è davvero tanta gente cosi pericolosa e incivile in INAPP, cosi inaffidabile da interdire intere zone del LORO istituto, cosi ingenua da dover stigmatizzare l’ovvia riservatezza di alcuni materiali prima di una pubblicazione, cosi sfaticata da dover specificare la necessaria e fattiva collaborazione all’organizzazione di un evento simile?

E’ fortemente probabile, inoltre, che viste le indicazioni fornite nella comunicazione gli stessi invitati al convegno, non vedendo alcun lavoratore in giro per due giorni, tornino nei loro rispettivi paesi con la conferma che nella Pubblica Amministrazione italiana l’assenteismo sia un problema significativamente diffuso.

Non essendo noi cittadini svedesi, purtroppo o per fortuna, vorremmo che rispetto ad un evento pagato con soldi pubblici che si tiene, en passant, in un Ente Pubblico di Ricerca, non ci fosse un atteggiamento di  diffidenza nei confronti di chi abita questo istituto da lungo tempo e che in tante altre occasioni si è trovato già ad ospitare ed organizzare eventi di pari livello senza mai sfigurare.

Vorremmo si ritornasse a toni di maggior rispetto reciproco: rispetto reciproco dei propri ruoli; rispetto della propria dignità; rispetto dei propri diritti.

Non crediamo di essere di fronte a una semplice comunicazione venuta male, certe cose non avvengono mai per caso.

E’ l’ennesimo sintomo di disagio. Un disagio diffuso a tutti i livelli del nostro Istituto. Lo abbiamo già scritto, ma, come si sa, repetita iuvant.

FLC CGIL INAPP

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