INRIM: chi ha paura delle stabilizzazioni previste dal DLgs 75/2017?
Lettera aperta della RSU in risposta al pronunciamento del Consiglio Scientifico sulla modalità delle stabilizzazioni stabilita dal Parlamento.
Per ragioni incomprensibili e fuori da ogni regola statutaria, il Consiglio scientifico dell'INRIM nell'ultima riunione del 19 ottobre scorso, invece di preoccuparsi di discutere delle attività di ricerca dell'Ente o di come si stiano realizzando gli obiettivi fissati nel DVS o nel PTA o altre questioni di questo tipo, come prevede lo Statuto dell'Ente all'art. 8, si abbandona a prolusioni articolate su materie di natura contrattuale o di gestione del personale ed a strumentali approfondimenti sociologici sulla meritocrazia scientifica, tanto da costringere la RSU ad una immediata risposta; e tanto da convincerci che il Consiglio scientifico abbia abbondantemente tracimato i propri compiti.
Ed appare così sfrontata questa uscita del Consiglio Scientifico, fuori dal proprio ambito statutario, da farci venire il sospetto che il vertice dell'INRIM abbia forzato e spinto per un pronunciamento di tale portata, ripetiamo assolutamente fuori dalle regole, per tentare di sostenere o rafforzare la posizione della delegazione trattante dell'Ente (il Presidente e il Direttore Generale) al tavolo contrattuale con la RSU e le Organizzazioni Sindacali, alle prese con un difficile clima di relazioni sindacali di cui la stessa delegazione porta la massima responsabilità e che nonostante lo sciopero del 23 marzo scorso, a cui hanno aderito più del 70% delle lavoratrici e dei lavoratori, continua a persistere.
La FLC CGIL sottolinea peraltro come questa sgrammaticatura istituzionale non fa il bene dell'INRIM, la cui autonomia e autorevolezza scientifica vanno sempre salvaguardate, e tanto più vale questa affermazione se consideriamo che l'attuale Direttore Generale è anche il segretario Generale del CODIGER, un ruolo a cui certamente non sarebbero dovute sfuggire le contraddizioni appena segnalate. Ma tutto ciò rilancia interrogativi anche sul ruolo dei componenti eletti nel Consiglio Scientifico e a che titolo si siano lasciati trascinare in una discussione di questo tipo.
Di seguito pubblichiamo l'immediata e puntuale risposta della RSU dell'INRIM al comunicato del Consiglio Scientifico del 19 ottobre scorso.
Lettera aperta al Consiglio Scientifico dell'INRIM
Egregi membri del Consiglio Scientifico INRIM,
abbiamo letto con rammarico le dichiarazioni riportate nel Comunicato della riunione del Consiglio Scientifico del 19 ottobre 2021 in merito alle prossime stabilizzazioni ed ai passaggi art. 15, previsti per Ricercatori e Tecnologi.
Riteniamo oltremodo denigranti, nei confronti dei nostri futuri colleghi, le dissertazioni riportate su metodologia delle stabilizzazioni e su criteri meritocratici, e che di fatto insinuano che i “comma 1” che verranno assunti non siano meritevoli. Ci chiediamo cosa vi renda così categorici e così sicuri delle vostre affermazioni!
Troviamo irragionevole che un Consiglio, che dovrebbe occuparsi di questioni scientifiche, esprima dubbi così pesanti su procedure stabilite dalla normativa vigente: i “comma 1” rispondono pienamente ai requisiti richiesti, in quanto già vincitori di procedure concorsuali pubbliche ed in possesso dei necessari anni di professionalità acquisita sul campo, mentre i “comma 2” saranno oggetto di una procedura concorsuale prima dell’assunzione.
Non condividiamo le vostre affermazioni, che possono solo creare divisioni tra dipendenti, instillando il falso pregiudizio che ci possano essere ricercatori meritevoli e non meritevoli. Tali affermazioni introducono una dannosa quanto errata diseguaglianza tra dipendenti, i quali devono concorrere, tutti quanti e con pari dignità, al raggiungimento dei migliori risultati scientifici per l’INRIM.
Ci stupiamo di quanto affermato dai due membri interni, votati dal Personale, che dovrebbero avere ben presente la situazione dell’Istituto. Il precariato che gli EPR, INRIM compreso, hanno creato ed ancora creano è sanabile, al momento, solo con l'immissione di fondi ministeriali per le stabilizzazioni, per ottenere i quali il Presidente ha più volte affermato di essersi molto speso. Contestare la metodologia delle stabilizzazioni vuol dire non avere presente come si svolge l'attività quotidiana di ricerca e la scarsa importanza che, da sempre, il settore della ricerca riveste in questo Paese, in termini di finanziamenti e di valorizzazione del Personale.
Vi premurate di non trasmettere ai nostri giovani prossimi colleghi messaggi negativi… purtroppo essi si trovano, ogni giorno, di fronte alla misera realtà della Ricerca italiana e possono già toccare con mano le storture del precariato!
Contratti a tempo determinato oppure assegni di ricerca, che servirebbero per soddisfare bisogni tecnico/scientifici temporanei, vengono rinnovati, di anno in anno, con il consenso e su richiesta dei ricercatori strutturati. Perché è più comodo, per un ricercatore, utilizzare la professionalità di chi è stato già formato e che con il proprio lavoro mette in condizione lo stesso ricercatore di aumentare e migliorare la produzione scientifica (e quindi la carriera), piuttosto che ripartire con un nuovo lavoratore precario ogni volta. Salvo poi affermare, dopo molti anni, che bisognerebbe premiare il merito, dimenticandosi di tutti gli anni di sfruttamento e di lavoro precario passati. Ma su quale presupposto sono stati fatti questi innumerevoli rinnovi, se non sul merito? Noi siamo certi della regolarità di svolgimento di tutti i concorsi INRIM.
Per quanto riguarda l'art. 15 ricordiamo che queste procedure concorsuali non sono più, come successo nel recente passato, aperte all'esterno proprio perché il legislatore ha inteso ricondurle a quello per cui erano state previste: un avanzamento di carriera all'interno dell’Ente. Inoltre la numerosità di questi passaggi è molto limitata e non così frequente negli anni; proprio per queste ragioni la valutazione degli anni di professionalità, acquisita in INRIM, dovrebbe trovare spazio nella stesura dei bandi. Nessuno ha mai sostenuto che tale anzianità debba essere preponderante sulla valutazione dell’attività scientifica.
In INRIM siamo ogni giorno di fronte a tagli indiscriminati ed a carenze di assegnazioni per svolgere anche la semplice ricerca di base. Praticamente ogni acquisto, anche un normale computer, che non sia legato e finanziato da un progetto esterno risulta impossibile da effettuare; vengono imputate su capitoli di progetti di ricerca anche le spese relative a partecipazioni a conferenze oppure a missioni, alle manutenzioni ordinarie ed alla sicurezza. Se sei parte del gruppo giusto, che in quel momento ha un progetto da cui attingere, puoi anche pensare a progredire e ad avere e sviluppare idee nuove; altrimenti speri solamente che le tue vecchie attrezzature non si rompano: con tali presupposti come si può parlare di valutazione del merito?
Se i partecipanti ad una gara non hanno le stesse condizioni di partenza ed al contorno il termine merito perde di significato!
Vi invitiamo, per il futuro, ad attenervi allo svolgimento dei compiti previsti dal vostro ruolo di funzionari della Repubblica Italiana, tra i quali non rientra il mettere in discussione l'applicazione delle leggi dello Stato.
Vi segnaliamo anche i seguenti articoli, per approfondire la genesi del termine meritocrazia ed i possibili effetti nefasti che una distorta e limitata applicazione del concetto di merito può produrre.
RSU INRIM