ISFOL e gli ultimi avvenimenti: quando ci si “attacca al fumo della pipa”
Tra la richiesta di dimissioni del commissario Sacchi, narrazioni messianiche e gli organismi intermedi. Il nostro comunicato sull’ISFOL del 29 luglio 2016.
Il 28 luglio scorso all’ISFOL, in assemblea plenaria, è andata in scena la rappresentazione del commissario Sacchi e del direttore generale Nicastro su come va il mondo.
Dopo la richiesta di dimissioni del commissario Sacchi avanzata dall’assemblea dei lavoratori indetta da FLC CGIL, FIR CISL e UIL RUA lo scorso 22 luglio con un ordine del giorno approvato all’unanimità e in cui si rispondeva puntualmente alla provocatoria audizione avuta alla XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati (con annessa memoria scritta) e si dava conto dello stato di disagio dei lavoratori in questa delicata fase di passaggio per l’ISFOL di nascita dell’ANPAL (…diventerà adulto? Ormai siamo prossimi alla scadenza referendaria e ancora sono scarsi i successi…) nonché delle perplessità e delle ragioni di forte critica all’operato del vertice dell’Ente e del governo sulla materia, puntuale è arrivata la risposta in plenaria con tanto di diretta streaming del commissario e del direttore generale.
Si è trattato di uno spottone autopromozionale di un’ora e 20’ con tanto di slides, sostanzialmente autoreferenziale visto il poco spazio (20-25 minuti) per le repliche e per le domande, quest’ultime preferite alle prime, che come al solito si è interrotto quando il Commissario ha abbandonato la sala per un impegno sopravveniente e programmato. Il tutto preceduto nei giorni scorsi da comunicazioni muscolari, in cui si sono annunciate querele e randellate per tutti, in particolare le Organizzazioni Sindacali (quando ci si “attacca al fumo della pipa”). Con un approccio da predicatore e in un clima da Marchese del Grillo (io so io e voi...), il Commissario ha illustrato un primo bilancio del suo operato nei sette mesi trascorsi dalla sua chiamata e nel tentativo di rassicurare l’uditorio ha elencato le “quantità” di cose fatte da lui, e quelle da fare per il bene dell’ISFOL e dei suoi lavoratori. Con le slides ci ha informati che non avrebbe voluto accettare l’incarico di commissario, ma che lo ha fatto per il bene dell’ISFOL e nostro. Non vorrebbe fare il trasferimento delle risorse in ANPAL, ma…c’è la legge. Il turn over per bandire i concorsi? Sarebbe stato perso senza il suo intervento. La sede di Corso d’Italia l’ha salvata lui con un risparmio per l’ente. Il “ruolo ad esaurimento” nel DPCM applicativo del D.lgs 150/2015 è stato tolto grazie a lui. Il D.lgs 150/2009 e il DPCM applicativo sono scritti male? Non è colpa sua. La delega Madia? Se non era per lui chissà che porcheria ne sarebbe venuta fuori. Il salario accessorio per il 2015, come gli anticipi di fascia per ricercatori e tecnologi, gli arretrati sulle indennità di responsabilità, il telelavoro e il resto delle materie contrattuali sono merito suo! Le stabilizzazioni? Non ci pensa proprio, si dovranno fare i concorsi. E i congedi parentali ad ore? Li avrebbe concessi, ma il sindacato (la FLC CGIL) si è messo in mezzo rivendicando il suo ruolo e quindi non ci sono ancora. Le questioni previdenziali? Le sta risolvendo lui (sommessamente chiediamo scusa se i lavoratori hanno posto i problemi e la FLC CGIL e l’INCA CGIL si sono adoperate per la loro soluzione...in collaborazione con lo stesso commissario). Il nuovo Statuto? Ci pensa lui e il direttore generale. Avrebbe voluto fare l’asilo nido e tante altre cose ma la giornata è di sole 24 ore, la settimana di soli 7 giorni e l’anno di 365...e lui è solo contro tutti, contro la burocrazia statale, contro i suoi predecessori (ma la Nicastro dov’era? Quando c’erano i predecessori di Sacchi?), contro i sindacati e pure contro la politica. Davvero, di più non si può fare!
Veramente un visione messianica del ruolo, da fare invidia ai grandi del passato! Ma entrando nel merito dell’idea che traspare dell’Ente che vorrà, non si smentisce e prefigura un ente di piccole dimensioni, diverso da quello che era ed è ora, che non valeva niente e non faceva quasi nemmeno ricerca, che per il futuro dovrà essere votato alla valutazione delle policy, al servizio del governo. Per fortuna che doveva essere un mero cambio di nome quello del passaggio da ISFOL a INAPP, come aveva dichiarato il commissario quando uscì la notizia sugli organi di stampa per rassicurare i lavoratori e la comunità scientifica. Hai voglia di rassicurare i 650 lavoratori dell’ISFOL fra precari e non, se nel futuro servirà un ente di circa 200 persone! Organismo Intermedio si o no? Il commissario e il direttore generale rassicurano essere questa la soluzione ideale per risolvere il problema del conflitto di interessi fra ISFOL e ANPAL e dell’autonomia finanziaria e di ricerca dell’ISFOL; un problema che i lavoratori e le Organizzazioni Sindacali avevano posto da più di un anno, all’atto della emanazione del Jobs Act e più e più volte avevano posto ai referenti ministeriali. Fallita l’ipotesi di una triangolazione concertata fra Ministero del Lavoro, ISFOL e ANPAL, che era stata prospettata come soluzione alle evidenti contraddizioni contenute nel Jobs Act, puntualmente da noi denunciate, ci si è rifugiati in una soluzione che sembra più pericolosa delle stesse contraddizioni della legge: ma perché non si è intervenuti sul decreto correttivo o sul DPCM come suggerito dalle OO.SS.? Non è forse tardiva la sola raccomandazione della Commissione Lavoro del Senato del 27 luglio scorso a fronte di una “frittata” già fatta e sottovalutata com’è quella dell’ANPAL che nasce, come abbiamo sempre detto, con un peccato originale: cioè la sottrazione di risorse finanziarie e forza lavoro ai danni dell’ISFOL? Ci si è accorti solo ora del conflitto d’interessi o si è accettato tutto sull’altare della nascita dell’ANPAL? Noi non abbiamo dimenticato il documento Varesi e del suo CdA in cui veniva plasticamente prefigurato e denunciato questo scenario terribile per il futuro dell’ISFOL. Ne’ possiamo immaginare che una soluzione di questo tipo sull’Organismo Intermedio possa essere proposta in assenza di qualunque confronto con la comunità scientifica interna, ovvero con quella comunità che sul tema si è già cimentata concretamente e da più tempo di quanto abbiano fatto sia il commissario, che il direttore generale. Ma d’altra parte infischiarsene della comunità scientifica è uno sport nazionale, nonostante le citazioni e i richiami alla Carta Europea dei Ricercatori. In questo non fa eccezione neanche chi viene dall’accademia, quindi nemmeno l’ISFOL presente, come peraltro vuole la sua tradizione. Il nuovo Statuto in via di definizione, un atto che dovrebbe essere oggetto di discussione e partecipazione per la comunità scientifica, è proprietà del commissario e del direttore generale e forse di qualche altro fortunato. Bel modo di governare un Ente Pubblico di Ricerca da parte di chi si richiama continuamente alla ricerca, quale cuore dell’attività dell’ISFOL.
Grandi assenti dello spottone del 28 luglio scorso, sono state le relazioni sindacali e le organizzazioni sindacali, che non sono state mai citate se non una o due volte per essere denigrate, come è stato per la vicenda sopra richiamata dei congedi parentali, o per dipingerle come portatrici di false verità e disinformazione. Ma anche questo è uno sport nazionale, in questa temperie dei primi anni del nuovo millennio, dove ormai il sindacato, al pari degli altri corpi intermedi, deve essere superato. E per non essere da meno, ovvio che non poteva mancare la pratica accademica e concreta dell’ISFOL. Le riunioni sindacali di questi ultimi sette mesi si contano sulle dita di una mano, mentre si privilegia la comunicazione diretta con i lavoratori, preferibilmente senza contraddittorio. Come non ricordare la comunicazione commissariale inoltrata via mail a tutti mentre era ancora in corso l’ultima riunione di trattativa con i sindacati, per dare la versione “autentica” della riunione ancor prima che finisse e prima dei comunicati sindacali, con l’unico scopo di randellarli un po’ e definire genericamente “grufolatori” quanti danno un’altra versione dei fatti? O la continua convocazione di assemblee di tutto il personale, senza alcun passaggio con i sindacati., così come è stata anche quella del 28 luglio? O il rovesciamento della verità, come il definirsi “rispettoso delle prerogative negoziali”, evidenziando un atteggiamento supponente e strumentale nei confronti dei sindacati, nonché vendicativo verso i lavoratori? Il rispetto delle prerogative negoziali sarebbe quello che c’è stato, secondo il commissario, nel caso dei congedi parentali per i quali avevamo solo chiesto di fare un accordo, così come prevede la norma, ma solo per far fare brutta figura ai sidnacati. che avrebbero danneggiato i lavoratori con la loro condotta, diciamo noi. Ci siamo sentiti dire che i sindacati sarebbero stati contrari al telelavoro, quando la sua mancata applicazione per anni, nonostante le nostre richieste e il risultato fatto proprio dal commissario nelle sue slides, è tutta da addebitare all’amministrazione che, invece di procedere rapidamente, in maniera trasparente e con la flessibilità necessaria a favore dei lavoratori, come avevamo chiesto, è diventato l’ennesimo strumento discrezionale nelle mani del direttore generale, che ha deciso in perfetta solitudine a chi e a quanti consentirne l’utilizzo.
Mentre il “rispetto” di cui sopra è stato calpestato proprio dall’amministrazione nel caso della firma sull’accordo per gli arretrati delle indennità di responsabilità per i livelli VI-VIII degli anni 2011-2014 (resa nota con una delle comunicazioni muscolari di cui sopra), dove si è deciso di sottoporlo alla firma della sola ANPRI pur di portare a casa un accordo qualsiasi, vista la contrarietà delle altre sigle sindacali sulla proposta dell’amministrazione. E la diffida di FLC CGIL, FIR CISL e UILRUA di fronte alla minaccia del commissario di applicarlo unilateralmente, ovvero anche senza accordo, ai sensi della legge Brunetta. Ma bisognava pur portarlo a casa qualche accordo sindacale, visto che sotto questo profilo il bilancio è scarso per l’Ente, e allora si firma un accordo contro la maggioranza delle sigle sindacali accreditate. Si accetta di firmarlo con l’organizzazione sindacale che rappresenta i ricercatori e tecnologi, minormente rappresentativa, e che nulla ha a che fare con il personale tecnico e amministrativo (fra i quali non dovrebbe avere nessuno iscritto) che sono i destinatari dell’accordo! Strano modo di concepire le relazioni sindacali e di rivendicare per se il rispetto delle prerogative negoziali. E’ come “attaccarsi al fumo della pipa”, diciamo noi. Ma anche l’ANPRI: strano modo di esercitare le proprie prerogative negoziali, comunemente si dice in questi casi SINDACATO GIALLO, e di riconoscere il lavoro delle altre sigle con le quali si siede dalla stessa parte del tavolo!
Come si può in questo clima pretendere di essere collaborativi e di rassicurare tutti, in particolare i lavoratori precari? Come si può rassicurare sul futuro dell’ISFOL con questo complesso scenario normativo e accompagnarlo nell’irto percorso applicativo? Come si può sostenere che si tratti di un solo cambio di nome quello che trasforma l’ISFOL in INAPP? Perché su questo il commissario e direttore generale non fanno proprio il pronunciamento di contrarietà al cambio di nome fatto dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, nella seduta del 12 luglio scorso, come riportato dal relatore del partito di maggioranza (PD) Cociancich?
Come si può stare tranquilli con il pronunciamento della Commissione Lavoro del Senato del 27 luglio scorso, che non fa altro che confermare le preoccupazioni che i lavoratori e le organizzazioni sindacali avevano evidenziato sin dalla nascita dell’ANPAL? Come puoi stare tranquillo se sei precario, ma anche no, e se va in audizione alla Commissione Lavoro della Camera il duo commissario-direttore generale a dire che l’ISFOL di prima più o meno non valeva niente, che l’Assistenza Tecnica che è parte importante del lavoro che hai sempre fatto e ha permesso all’ente di avere le risorse del PON fa schifo? Che però a causa della nascita dell’ANPAL, che diventa autorità di gestione del PON, si pone un problema di autonomia finanziaria tale da mettere a rischio il futuro dell’ISFOL e con esso anche i contratti, e gli stipendi del personale di ruolo visto che una parte è pagato con il PON? Come puoi stare tranquillo se a un certo punto, qualora agli interpelli per la mobilità volontaria non aderiranno almeno 100 lavoratori dell’ISFOL, scatterà la mobilità coatta e qualcuno deciderà per te, senza sapere cosa si va a fare e quali funzioni si andranno a svolgere e se l’ANPAL (questo lo sapremo dopo il referendum costituzionale, probabilmente) ci sarà ancora e come?
Come puoi stare tranquillo se un pezzo del tuo ente sarà l’agnello sacrificale per la nascita dell’ANPAL e se rischia di perdere pure il PON e con esso pure i precari? Come puoi stare tranquillo se, a circa 10 anni dalle ultime assunzioni, finalmente l’Ente per cui lavori da anni come precario bandisce concorsi pubblici per soli 12 posti e a fronte dei 250 precari che lavorano in ISFOL ti aspetti che questa potrà essere l’occasione finalmente, dopo tanto tempo, per valorizzare la tua esperienza professionale e sperare in un’assunzione attraverso il concorso; mentre invece il “tuo” commissario ha tutte altre idee e coglie l’occasione per reperire professionalità oggi inesistenti all’ISFOL (basta guardare per questo l’elenco dei titoli di studio richiesti – via le lauree sociali - e il fatto che non ti risparmiano neanche la prova pre-selettiva, come fanno ormai tutti gli EPR)? Caro Commissario (e caro direttore), hai voglia di illustrare slides! Noi riprendiamo tutto il contenuto dell’Ordine del Giorno dell’assemblea dello scorso 22 luglio indetta da FlC CGIL FIR CISL UILRUA, lo facciamo nostro e diciamo: fermatelo! fermiamolo! fermateli! fermiamoli! Fermatevi prima che sia troppo tardi. Continueremo la battaglia per le nostre ragioni e a sostegno degli emendamenti proposti in commissione lavoro da FLC CGIL, FIR CISL e UILRUA in sede di audizione sul decreto correttivo del D.lgs 150/2015, contro il cambio di nome, contro lo snaturamento dell’ISFOL, per salvaguardarne l’autonomia di ente di ricerca, per assicurare un processo di trasferimento verso ANPAL che sia rispettoso delle prerogative contrattuali e professionali acquisite, per tutelare i precari e rivendicare percorsi di stabilizzazione per chi da 20 anni da’ il proprio lavoro all’ISFOL.