ISTAT: un terzo dei candidati per i passaggi di livello fa reclamo
FLC CGIL: accettare i reclami, aumentare i posti, portare a termine la procedura
Almeno un terzo dei candidati alle progressioni art. 54 ha presentato reclamo all’apposita commissione. Un numero allarmante, che testimonia in modo lampante che quanto abbiamo scritto a caldo la scorsa settimana era vero: l’adozione di una scriteriata “differenziazione larga” in fasce precostituite ha colpito ingiustamente moltissimi colleghi che si sono visti attribuire giudizi ridimensionati a causa di questo meccanismo.
Chiediamo quindi in primis alla commissione incaricata di operare con intelligenza nella valutazione dei reclami, di riparare il più possibile il danno arrecato dall’arrogante e insensato atteggiamento della dirigenza dell’Istituto, che ha deciso che dopo 8 anni di blocco delle procedure la cosa più importante fosse scavare un fossato del merito tra i lavoratori, “profondo” fino a 16 punti. Immaginiamo che lo stesso meccanismo di fasce precostituite sarà applicato per l’erogazione dei premi di risultato dei direttori e dei capo dipartimento. Il rigetto della gran parte dei reclami avrebbe l’effetto di acuire la forte demotivazione generata dalle valutazioni e di ampliare ulteriormente la già scarsa fiduciadi una parte crescente del personale verso la propria amministrazione e dirigenza.
In secondo luogo ribadiamo la richiesta all’amministrazione di ampliamento dei posti, così come previsto dalla nota a verbale all’accordo siglato, utilizzando come minimo i 34mila euro disponibili in base alle cessazioni intervenute nel 2016. L’amministrazione si è impegnata a farlo, ma i tempi sono molto stretti, vanno quindi tracciati immediatamente tutti i passaggi burocratici necessari.
L’ammontare stanziato per l’articolo 54 (514mila euro) è la totalità delle risorse fungibili presenti nel fondo specifico creato grazie ad una lunga battaglia negoziale condotta dalla FLC CGIL per ovviare alla pretesa di FP e MEF di utilizzare, anche per i passaggi di livello, esclusivamente le risorse presenti nel fondo del salario accessorio, già ampiamente decurtato dai tagli proporzionali alle cessazioni. L’Istat è ad oggi il primo e unico ente di ricerca ad avere creato questo fondo - aggiuntivo rispetto al fondo del salario accessorio – per “recuperare” i fondi stanziati in passato per l’articolo 54, in analogia a quanto accade in altri comparti.
La cifra fornita dall'amministrazione circa le risorse relative ai passaggi di livello, recuperate dalle cessazioni dei beneficiari art.54 nel periodo 2002-2015, ammontava a 918mila euro. La conferenza di servizi ha stabilito la possibilità di recuperare esclusivamente le risorse relative al periodo 2009-2015, derivanti dai pensionamenti avvenuti in tale periodo, che ammontano a un totale di 548mila euro, considerando i 370mila euro di differenza come già riutilizzati nelle precedenti procedure art. 54. La conferenza dei servizi ha inoltre imposto un taglio (34mila euro) per il periodo 2011-2014, in analogia con i tagli operati su tutti i fondi. E’ così che si è arrivati allo stanziamento di 514mila euro, fino al 2016.
Seppur insufficiente a dare una risposta concreta agli otto anni di blocco, il nuovo fondo di oltre 500 mila euro, che si rimpingua di anno in anno grazie alle cessazioni, non esistevaprima della conferenza dei servizi di agosto 2016, così come ancora non è presente in nessun altro ente del comparto, che è costretto a finanziare l’art. 54 con il fondo del salario accessorio.
La diffusione del verbale della conferenza dei servizi, avvenuta in seguito a una richiesta di accesso agli atti, non ha rivelato nulla che già non fosse già noto, in quanto comunicato ai tavoli dall’amministrazione e quindi al personale nei comunicati sindacali.
Chi vuole riportare ancora una volta la questione dei fondi del salario accessorio sul piano della “legalità” prende in giro i lavoratori, che dovrebbero avere capito in questi anni che la questione è puramente politica e che non si risolve in tribunale.
L’articolo 54 è stato una conquista del contratto 1998-2001, che lo ha effettivamente finanziato con risorse congrue. Con il contratto successivo, 2002-2005, le risorse aggiuntive stanziate sono state nettamente inferiori, mentre nel CCNL 2006-2009 non ce ne erano più: ricordiamo per inciso che il secondo biennio di quel contratto, quello economico, non fu firmato dalla FLC CGIL.
All’Istat più che in altri enti abbiamo ottenuto con la mobilitazione e ai tavoli un impegno economico importante dal bilancio dell'Istituto. Tra 2007 e 2009, tra vincitori e scorrimenti, sono passati di livello oltre 670 colleghi. Rimasero comunque fuori in tanti, tra cui i famosi idonei, traditi dalle false promesse dell’allora presidente Giovannini.
La possibilità di utilizzare risorse di bilancio per le progressioni di livello è stata bloccata subito dopo dagli organi vigilanti con pareri e circolari applicative della Legge Brunetta, tuttora valide, almeno fino al rinnovo contrattuale.
Il nuovo fondo che è stato creato è sufficiente solo per una parte dei passaggi, ma sarebbe stato ancora più scarso se nel 2010 non si fossero firmati gli accordi sul 54che all’epoca furono bollati da una parte del personale come simboli del “tradimento” del sindacato e oggi invece molti ricordano come i migliori accordi della storia dell’Istat. La verità è che dovremo lottare, proprio in questi mesi, per ulteriori risorse per le carriere all’interno del nuovo contratto nazionale, pur nella consapevolezza delle difficoltà, considerato che la controparte non vuole concederle.
Chiudere presto questa procedura deve rappresentare in ogni caso una prioritàdell’Istituto ed è un’opportunità di valorizzazione professionale per tanti colleghi.
Ciò non toglie che i rappresentanti della FLC CGIL sono in questi giorni, come sempre, a fianco dei colleghi in difficoltà, e continueranno quindi a sostenerne le ragioni, anche ricorrendo in giudizio laddove, dopo l’uscita della graduatoria, ve ne fossero i presupposti.