Nonno, cos'è il sindacato? Il nuovo libro di Edizioni Conoscenza

Home » Ricerca » La lettera aperta della FLC CGIL ai Presidenti degli Enti di Ricerca

La lettera aperta della FLC CGIL ai Presidenti degli Enti di Ricerca

Urgente il confronto per maggiori risorse per gli EPR, riforma della governance, valorizzazione del personale e difesa della specificità del lavoro negli enti rispetto allo smart working.

08/02/2021
Decrease text size Increase  text size

In tutta Europa il dibattito pubblico nei nostri settori si concentra sulla direzione da imprimere ai finanziamenti alla Ricerca, sul ruolo civile ed economico che deve assumere la Scienza in questa particolare momento storico.

La FLC CGIL, in questa fase così importante per il futuro del Paese, ha invitato una nota ai Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca intendendo così sollecitare un confronto al fine di stimolare un’azione e un contributo attivo rispetto agli indirizzi in tema di ricerca.

Nella lettera si sottolineano le principali criticità che devono essere affrontare per rilanciare la ricerca nel nostro Paese e nel contempo si sollecita la difesa delle peculiarità organizzative e contrattuali degli EPR contro il tentativo di omologazione a canoni pensati per altre realtà pubbliche, come il caso della norma relativa alla definizione del Piano organizzativo del lavoro agile.

_________________________________________________________________

Roma 8 febbraio 2021

Lettera aperta ai Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca

In queste settimane in tutta Europa il dibattito pubblico nei nostri settori si concentra sull’eredità che lascerà la pandemia, sulla direzione da imprimere ai finanziamenti alla Ricerca, sul ruolo civile ed economico che deve assumere la Scienza in questa particolare fase storica.

Riteniamo che ciascuna Amministrazione e la comunità degli Enti di Ricerca nel suo insieme, sia chiamata oggi, a maggior ragione considerando la fase di instabilità politica, ad una grande responsabilità e ad un maggiore protagonismo nel determinare le scelte di politica della ricerca che il Paese si appresta a compiere a partire dal recovery plan, contribuendo ad indicare le priorità da affrontare per rafforzare il sistema della ricerca pubblica del Paese.

A questo proposito individuiamo alcune criticità cui prestare una particolare riflessione.

La prima è la necessità di aumentare i finanziamenti alla rete fondamentale della ricerca pubblica perseguendo per questa via anche il doppio obiettivo di far crescere gli stanziamenti dedicati alla ricerca di base e porre un freno al gap salariale del nostro personale rispetto alla media dei paesi europei, acuito dalla pressoché totale assenza di prospettive di sviluppo professionale. Non è più rinviabile il consolidamento e l’ampliamento dell’infrastruttura pubblica di ricerca come parte rilevante del piano di rilancio del Paese. Nel PNRR licenziato dal CdM del 12 gennaio, rispetto alle modalità di impiego delle risorse dedicate alla missione relativa al capitolo Ricerca, il rilancio della ricerca pubblica di base e il rafforzamento della rete scientifica esistente sembrano essere pressoché assenti come assente è un progetto organico di riforma del sistema, a partire dalla governance.

Si dovrebbe accompagnare il piano di finanziamento straordinario ad un percorso che ridefinisca l’ordinamento di questo settore riconoscendone fino in fondo i bisogni e le specificità rispetto al resto della pubblica amministrazione. Su questo aspetto a nostro avviso non aiuta l’atteggiamento di diverse amministrazioni poco inclini a far valere le peculiarità organizzative e contrattuali della Ricerca anche nelle vicende che riguardano la contrattazione integrativa. Si sarebbe dovuto, ad esempio, evidenziare l’assurdità che la ricerca sia sottoposta all’idea di governance della legge 150/09 e contrastare le pressioni dagli organi vigilanti come quella esercitata per imporre una limitazione nell’utilizzo del salario accessorio o surrettizie differenziazioni nella sua distribuzione nonché difendere con maggior determinazione i percorsi di carriera previsti dalle norme contrattuali.

Le preoccupazioni dei Vigilanti e della politica dovrebbe essere quello di individuare il contesto normativo più consono allo svolgimento delle attività di Ricerca, non l’inutile omologazione a canoni pensati per altre realtà pubbliche. Da questo punto di vista l’applicazione dello smart working ad un settore già da diverse decine di anni organizzato in forma agile, deve rappresentare un’opera di sperimentazione e avanzamento nella flessibilità organizzativa e nella ulteriore maturazione di una logica di cooperazione fondata su autonomia e responsabilità dei lavoratori. Da parte nostra contrasteremo tentativi ingiustificati di arretramento delle condizioni di organizzazione del lavoro di ricerca sia rispetto all’inserimento di elementi di controllo del lavoro quotidiano diversi da quelli già in essere che in riferimento a surrettizie connessioni con presunte “nuove” necessità, a partire dalla stesura del POLA, di dare peso al sistema della performance della già menzionata legge 150/09.

A questo proposito anche considerando il protrarsi dello stato di emergenza si invitano le amministrazioni ad evitare di adottare atti unilaterali su POLA e smart working. Il cammino di questo settore deve essere inverso e partendo da quanto di buono realizzato con la legge 218/16 occorre costruire una legislazione specifica per gli enti di ricerca.

Certamente un altro ambito di intervento riguarda la governance del sistema. A nostro avviso occorre infatti istituire elementi di coordinamento interministeriale che superino la distinzione artificiale tra strutture che svolgono attività di servizio e sperimentazione e strutture che svolgono attività di ricerca cosiddetta non strumentale. Tale governance sarà fondamentale per favorire il rapporto tra Ricerca e Sviluppo contribuendo al cambiamento della specializzazione produttiva del Paese. Il coordinamento dovrà riguardare il tema dei finanziamenti alla ricerca provenienti dai diversi ministeri e dalle diverse agenzie governative, come avviene in altri Paesi europei.

Su questi e altri temi questo è il momento di evitare contrasti e di sviluppare ragionamenti comuni tra i diversi Enti e con le parti sociali, con l’obiettivo di dare un contributo attivo in questa fase politica così importante per il futuro del Paese. A questo proposito sarà importante programmare quanto prima momenti di confronto tra le OO.SS e la Consulta dei Presidenti, per aprire una pubblica discussione sulle questioni qui brevemente presentate mettendo a disposizione dell’agenda pubblica elementi condivisi di analisi sul recovery plan e le priorità di sistema e per delineare una base di intesa comune per l’applicazione del lavoro agile negli enti di ricerca.

Nonno, cos'è il sindacato?

Presentazione del libro il 5 novembre
al Centro Binaria di Torino, ore 18.

SFOGLIALO IN ANTEPRIMA!