Ricerca, precariato e merito, ne discutiamo all'Istituto Superiore di Sanità
"Entriamo nel merito" è l'iniziativa organizzata dalla FLC Cgil dell'ISS che si svolgerà a Roma giovedì 27 novembre 2008.
Dopo la Notte bianca della ricerca e del precariato, che si è tenuta alla vigilia dello sciopero generale del 14 novembre scorso, un nuovo appuntamento all'Istituto Superiore di Sanità.
Sulla scia delle iniziative prese dalla FLC Cgil per contrastare le politiche del governo che operano una serie di tagli indiscriminati al mondo della Conoscenza ed in preparazione dello sciopero generale del 12 dicembre, la FLC Cgil dell'Istituto Superiore di Sanità organizza per giovedì 27 novembre in Aula Pocchiari alle ore 10 un Seminario/Dibattito sulla Ricerca, il precariato ed il merito.
Insieme al programma, pubblichiamo anche il testo del documento per la discussione preparato per l'iniziativa.
Roma, 25 novembre 2008
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Seminario/Dibattito organizzato dalla FLC CGIL ISS
Giovedì 27 novembre ore 10
Istituto Superiore di Sanità
Viale Regina Elena, 299 – Roma
AULA Magna "F. POCCHIARI"
PROGRAMMA:
• Proiezione del Video " Un Novembre di Lotta" • Apertura dei Lavori di Antonello Caporale : "entriamo nel Merito"
• Interventi di: Conclude: Francesco Sinopoli (FLC CGIL Nazionale) |
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SEMINARIO/DIBATTITO ORGANIZZATO DALLA FLC CGIL ISS
SULLA RICERCA, IL PRECARIATO ED IL MERITO.
DOCUMENTO PER LA DISCUSSIONE
GLI OBIETTIVI DI LISBONA, IL RILANCIO DELLA RICERCA, IL SUO PERSONALE
Per lo sviluppo del Paese le infrastrutture materiali sono importanti ma altrettanto dovrebbero esserlo quelle immateriali : infatti, come noto, il vertice europeo di Lisbona ha assunto da tempo l'obiettivo di rendere la UE il primo continente in quanto ad investimenti in conoscenza. Gli investimenti in istruzione, formazione, alta formazione, ricerca sono pertanto da considerarsi elementi essenziali di quelle infrastrutture cognitive in assenza delle quali sarebbe impossibile, per un Paese come il nostro, reggere la competizione internazionale.
La crisi finanziaria, che già sta avendo ripercussioni sull'economia reale, è un elemento da non sottovalutare. Continuare a tirare il freno negli investimenti in ricerca sarebbe un errore grossolano: occorre evitare di riparare la crisi del settore finanziario facendone gravare il peso in termini significativi su un settore cruciale anche per la ripresa dello sviluppo e dell'occupazione nel medio-lungo periodo. A maggior ragione in una realtà come quella italiana, che vede un'insufficienza patologica delle infrastrutture cognitive.
Da anni, il nostro Paese detiene il triste primato dell'"esportazione di cervelli". Da anni, le nostre risorse intellettuali non sono adeguatamente valorizzate, così come le risorse economiche dedicate alla ricerca e all'università sono palesemente insufficienti. Alla base di ciò vi è un ideologismo subdolo che, con ostinazione, non attribuisce ad istruzione, formazione, cultura, ricerca il valore che a esse dovrebbe competere nella società della conoscenza: invece che come investimenti d'alto profilo, esse sono concepite come spese correnti: da tagliare quando l'economia ristagna, da contenere (nella migliore delle ipotesi) anche quando la congiuntura è favorevole.
Assicurare stabilità al sistema della ricerca pubblica è un'esigenza del Paese nel suo complesso. A partire dal reclutamento: sono necessarie, oltre che urgenti, misure volte ad arrestare il devastante fenomeno del brain drain .
Le misure dell'esecutivo vanno esattamente nella direzione opposta. L'estrema compressione del turn over e i tagli delle risorse ordinarie negli atenei, le disposizioni che prevedono il protrarsi di condizioni assolutamente vessatorie per il reclutamento negli enti di ricerca (il congelamento delle risorse ormai più che decennale, la battuta d'arresto del processo di stabilizzazione, il taglio degli organici, l'ulteriore irrigidimento delle misure volte a comprimere il turn over) si collocano esattamente agli antipodi di ciò che la fase attuale richiederebbe.
Occorre che il Paese acquisisca la capacità di governare sistemi complessi, restituendo agli investimenti in ricerca e alta formazione la centralità che a essi compete. Occorre certamente agire complessivamente sul sistema, compiendo scelte chiare che individuino strategie e priorità e ripristinino al contempo le condizioni affinché enti e atenei possano programmare in autonomia le loro attività.
L'immissione stabile nel sistema pubblico dei numerosi ricercatori già formati deve avvenire contestualmente all'avvio di una
riflessione complessiva sulle modalità di reclutamento e valorizzazione che tenga conto, tra l'altro, dei principi contenuti nella
Carta europea dei ricercatori.
Ciò deve essere propedeutico all'adozione di
interventi strutturali che, muovendo da un esame dei
punti di forza e degli
elementi di criticità del sistema, ne rilancino le potenzialità. Crediamo che questo non sia ulteriormente rinviabile.