Le prime RSU del comparto unico “Istruzione e Ricerca”. La rivincita della democrazia
L’inedita coincidenza tra elezioni RSU e rinnovo contrattuale. Le ripercussioni degli esiti dell’una sull’altra. L’occasione per un nuovo protagonismo nei luoghi di lavoro e per riprendersi la parola.
Con l’assemblea nazionale dei segretari generali del 3 ottobre scorso, la FLC CGIL ha avviato la campagna per rinnovare le rappresentanze sindacali unitarie in tutti i luoghi di lavoro della conoscenza pubblica nel nostro Paese. La novità di questa tornata è che per la prima volta si eleggeranno le prime rappresentanze sindacali unitarie del comparto unico “Istruzione e Ricerca”, il cui CCNQ è stato sottoscritto tra i sindacati e l’Aran il 13 luglio 2016.
Le RSU sono un anello indispensabile della catena sociale della rappresentanza, sono espressione di tutti i lavoratori, iscritti e non ai sindacati, li rappresentano nel loro luogo di lavoro e sono linfa del consenso per il sindacato, danno forza alle azioni contrattuali e di tutela collettiva. Sono il cuore di una democrazia del lavoro e nel lavoro che nell’ultimo decennio si è tentato in tutti i modi di scardinare, restringendone il campo d’azione a favore di una gestione autoritaria e burocratica che sta dimostrando tutta la sua inefficienza e inefficacia.
La casa comune dei lavoratori della conoscenza
Il nuovo comparto di contrattazione collettiva nazionale, fortemente voluto dalla FLC CGIL e dalla CGIL, include Scuola, Afam, Università e Ricerca; un’intuizione politica che nasce agli inizi degli anni 2000 e poi diventata idea culturale e progetto sindacale di rappresentanza nel 2004 con la costituzione della federazione di II livello e con il primo congresso del nuovo sindacato (FLC) nel 2006.
Le RSU che saranno elette il 17, 18 e 19 aprile 2018 recupereranno quel ruolo di rappresentanza e la funzione negoziale, che il DLgs 150/2009 (dell’allora ministro Brunetta) aveva mortificato e indebolito, e l’Intesa Governo-sindacati CGIL, CISL e UIL sul rinnovo dei contratti pubblici del 30 novembre 2016 ha loro restituito.
Quando c’è fiducia, c’è partecipazione
L'appuntamento elettorale è oltremodo rilevante perché rappresentativo della categoria che nella passata tornata elettorale del 2015 ha partecipato con il 74,74% degli addetti. Una platea molto ampia, che certifica un collegamento dei lavoratori con i sindacati, anche quando a essi non ci si iscrive, e le cui dimensioni appaiono sicuramente invidiabili, specie se si guarda alla crescita costante dell’astensionismo elettorale nella sfera politica. Non solo. Una parte significativa di lavoratori non iscritti partecipa ad attività sindacali di vario tipo: riunioni, assemblee, mobilitazioni. Insomma, un circuito partecipativo potenzialmente ampio. Dunque, elementi che compongono un quadro, sicuramente in movimento, ma allo stato, ragguardevole della presenza sindacale nella società italiana. Una solidità che andrebbe validata con la certificazione anche dei dati associativi e della rappresentatività.
La misurazione della rappresentatività attraverso la media tra iscritti e voti è un’equilibrata sintesi, oltre che una positiva contaminazione delle diverse culture sindacali, peraltro positivamente sperimentata già da diciotto anni nel pubblico impiego. Stesso discorso vale per la soglia di accesso alla contrattazione fissata al 5% e del criterio di maggioranza (50 più uno) per la validità dei contratti.
Sarà la prima volta di una campagna elettorale che si svolgerà in contemporanea con la trattativa per il primo contratto collettivo nazionale “Istruzione e Ricerca”.
Una trattativa conquistata dalla FLC CGIL, dopo nove anni di blocco, dopo la messa in mora del Governo con un ricorso in Tribunale. La stessa Consulta ha sancito l’illegittimità costituzionale del regime di sospensione della contrattazione collettiva.
Nelle scuole continuare nell’opera di contrasto alla legge 107/2015, con la sua deriva autoritaria, si può fare con una nuova e legittimata rappresentanza sindacale unitaria che attraverso gli spazi che il contratto nazionale dovrà riconquistare, smonti pezzi della legge, a partire dalla chiamata diretta e dal “bonus docenti”, attraverso la ricontrattualizzazione di quelle risorse.
L’esito del contratto dipende anche dai lavoratori
La coincidenza delle scadenze è un fatto inedito che potrà condizionare i risultati e avere sviluppi imprevedibili sia sul versante della trattativa contrattuale che su quello elettorale. Già da alcuni mesi la FLC, in attesa dell’Atto di Indirizzo all’Aran per l’avvio del negoziato nel comparto “Istruzione e Ricerca” e per la relativa area dirigenziale/emanato finalmente il 19 ottobre scorso), ha elaborato le linee di piattaforma sulla parte comune e sui singoli settori – Afam, Ricerca, Scuola e Università. Significativo è il leitmotiv che la campagna: “SU LE TESTE”. Un richiamo all’orgoglio di professioni e settori strategicamente prioritari per lo sviluppo di un paese, ma incomprensibilmente sacrificati da una politica miope che “risparmia” dove dovrebbe investire.
La trattativa contrattuale che è iniziata ufficialmente il 9 novembre non sarà facile e deve necessariamente partire dalla richiesta di risorse aggiuntive per tutto il comparto nella legge di stabilità 2018, il cui iter parlamentare si avvia in questi giorni.
Bisognerà sostenere i sindacati nel corso di questa trattativa all’ARAN con una mobilitazione nei luoghi di lavoro. Nelle scuole, nelle università, negli EPR e nelle accademie e conservatori bisognerà far vivere questa trattativa, discutendo con tutti e con tutte i punti di avanzamento e anche le difficoltà che si presenteranno per dare forza alla delegazione trattante FLC CGIL.
Sarà anche la trattativa che le “sirene stonate” di alcuni sindacati autonomi cercheranno di bloccare con proposte demagogiche e strumentali con cui hanno impostato la loro campagna elettorale per le RSU. Già ora questa campagna rivela comportamenti e fatti eticamente scorretti; i “professionisti delle vertenze” che si arricchiscono con la condizione di precarietà dei docenti, e degli aspiranti docenti e del personale ATA, offrono gratuitamente bonus-vertenza” per raccattare candidati, anziché impegnarsi su programmi e lotte sindacali evitando di appropriarsi di risultati conseguiti dalla FLC CGIL alla Corte di Giustizia Europea per la stabilizzazione dei precari della scuola. Come se la professionalità, la realizzazione di un buon lavoro, di buone relazioni tra colleghi e anche dell’affermazione dei diritti si risolvesse solo nelle aule dei tribunali. Chi lavora nei settori della conoscenza sa bene quanto conta l’impegno quotidiano, il lavoro collettivo, la solidarietà tra colleghi che non sono certo delegabili agli avvocati.
In questo contesto si inquadrano le prossime elezioni RSU 2018, un momento di democrazia partecipativa per stringere i legami collettivi tra le lavoratrici e i lavoratori e tra loro e la FLC CGIL. Per noi “Essere RSU” significa stare con i colleghi e interpretarne e rappresentarne i bisogni e le istanze, forti di un’organizzazione alle spalle in grado, in qualunque momento di fare pesare la sua forza.
Mentre scriviamo non è ancora stato firmato all’ARAN il protocollo con i sindacati per mettere in calendario i tempi e le procedure delle elezioni. Speriamo lo sia quanto leggere questo articolo.
L’occasione per mettersi in gioco
Dobbiamo riuscire a motivare verso il voto, riaccendere interesse e voglia di partecipare anche quelli che sono spenti dalla disillusione delle molte battaglie combattute e dei troppi pochi risultati raggiunti.
L’esito della trattativa contrattuale dipende anche da ognuno di noi; da quanti saremo impegnati per dare forza alla rappresentanza della FLC CGIL.
Siamo già in campo per questa nuova sfida, abbiamo forza e passione per vincerla, ancora una volta.