A settant’anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, ennesimo fenomeno di esclusione di bambini dalla mensa scolastica in un comune del bergamasco
È necessario che il MIUR ridisegni la mappa dei diritti imprescindibili nei percorsi scolastici. Non possono farlo le delibere delle Giunte comunali.
Per 12 famiglie con bambini di sei anni iscritti alla scuola primaria, il Comune di Cenate Sotto nega la mensa e il trasporto. La motivazione: non sono residenti nel Comune.
Parte così la mobilitazione delle famiglie, sostenute dalla FLC CGIL Lombardia e da associazioni delle famiglie e della scuola, costretti a promuovere un’azione legale contro la delibera di Giunta del 21 novembre 2018. È evidente che la principale preoccupazione del Comune di Cenate Sotto non è quella di garantire il diritto dei bambini all’istruzione, all’inclusione e alle pari opportunità, ma piuttosto quella di distinguere i residenti dai non residenti, che sarebbe come dire che i servizi vanno garantiti prima alle famiglie che alle amministrative votano nel comune.
Dall’inizio dell’anno scolastico numerosi casi hanno messo in evidenza la debolezza dello Stato rispetto alla necessità di farsi garante del diritto all’istruzione, nel quadro dei diversi diritti sociali e di cittadinanza: da Monfalcone a Lodi, da Cenate Sotto separata da Cenate Sopra, alla vicenda di Rende e Ardea, i casi che hanno riguardato la refezione scolastica si sono moltiplicati.
È necessario che il Ministero riprenda in mano la legislazione scolastica, a partire dalle Nuove Indicazioni nazionali, per rimettere al centro il curricolo, il tempo scuola e le attività ad esso connesse, di cui la mensa è uno dei momenti educativi fondamentali.
Non possono le Giunte comunali incidere di fatto sull’offerta formativa a seconda della residenza dei bambini che frequentano la scuola, tantomeno a seconda della loro nazionalità. Ci preoccupa che la tutela dei diritti non sembri una priorità neppure per lo Stato dal momento che il Ministro dell’Istruzione non è voluto intervenire oppure non ha saputo garantire che le prerogative delle autonomie locali in tanti casi non si trasformassero nella negazione di quei diritti che la scuola dello Stato deve tutelare. Anzi, di recente dal Ministero è arrivata una nota che scarica sulle scuole l’onere di reperire risorse a favore delle famiglie meno abbienti. La circolare da noi contestata anche per altri contenuti, si avventura in una incoerente distinzione tra attività obbligatorie e attività facoltative, aprendo la strada alla possibilità di escludere qualche studente dalle attività previste dal progetto formativo di istituto. I bambini, gli studenti, sono portatori di diritti che non sono nella disponibilità neppure dello Stato e tra questi c’è il diritto all’istruzione, che per un altro aspetto è anche obbligo alla frequenza scolastica per tutto il tempo scuola, che sia esso lavoro d’aula, di laboratorio o si tratti del tempo mensa, come di recente ha affermato anche la giustizia amministrativa
I Comuni non possono imporre limitazioni alle istituzioni scolastiche autonome in relazione alla gestione della mensa, per giunta con la conseguenza di escludere alcuni studenti dal progetto di istituto. Il progetto formativo, piuttosto, va adeguatamente sostenuto affinché possano beneficiarne tutti coloro che frequentano l’istituzione scolastica.
Esiste in proposito una precisa responsabilità dello Stato che è quella di riuscire a conciliare il godimento dei diritti delle persone e le prerogative delle autonomie della Repubblica, anche attraverso apposite misure di coordinamento multilivello affinché l’autonomia non si traduca in violazione di diritti e libertà costituzionali, separatismo e deresponsabilizzazione dello Stato nazionale.
A settant’anni esatti dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che ha sancito la pari dignità di tutti gli esseri umani, chiediamo al Ministro Bussetti di intervenire a tutela della scuola pubblica gratuita, inclusiva e garante dei diritti e delle libertà costituzionalmente riconosciute. Siamo al fianco delle famiglie e degli studenti perché prevalga nelle azioni amministrative e di governo la logica dei livelli essenziali delle prestazioni che si traducono nelle pari dignità che l’Onu ci ha consegnato il 10 dicembre 1948.