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Condannato il dirigente scolastico del Convitto dell’Aquila crollato nel terremoto del 2009

Non sono i soggetti che gestiscono le attività educative delle scuole che si devono occupare degli edifici; l’edilizia scolastica sia messa al primo posto negli investimenti pubblici; si ricostruisca un sistema efficace di responsabilità e di garanzia per la sicurezza delle scuole italiane.

16/11/2015
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La vicenda del dirigente scolastico condannato dalla Corte di Cassazione a quattro anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose – a seguito del crollo del Convitto Nazionale dell’Aquila nel terremoto del 6 aprile 2009 -  riporta in evidenza i gravissimi problemi della sicurezza delle scuole italiane.

Il dirigente scolastico del Convitto ha pagato insieme al dirigente dell’amministrazione provinciale – condannato a due anni e sei mesi di reclusione – lo stato di incuria e di abbandono in cui si trovano le strutture che ospitano le scuole italiane.

È inaccettabile per un Paese civile e per il suo futuro, per la sicurezza e per l’incolumità di coloro che studiano e lavorano nelle scuole che ad essere condannato per le tragiche conseguenze dell’effetto del terremoto del 2009 sulle fatiscenti strutture della scuola sia il dirigente del Convitto.

Non vogliamo contestare la sentenza della Cassazione ma pensiamo di dover utilizzare l’attenzione che oggi viene data alla vicenda per affermare che:

  • non ci soddisfa che la giustizia penale indichi come responsabile della morte di tre giovani e del ferimento di altri un soggetto che non ha poteri e strumenti per cambiare lo stato delle strutture in cui sono ospitate le scuole e per garantire la sicurezza e l’incolumità di tutti gli studenti;
  • l’edilizia scolastica continua a non essere una priorità per chi governa lo Stato e gli Enti Locali;
  • la sicurezza delle scuole e la qualità degli ambienti dove vivono per la maggior parte della loro vita i giovani italiani continua ad essere oggetto più di propaganda che di investimenti, dal momento che le risorse stanziate continuano ad essere insufficienti rispetto alle enormi criticità presenti negli edifici scolastici;
  • il sistema normativo e amministrativo di gestione della sicurezza nelle scuole continua ad addossare ai dirigenti scolastici o ai docenti – come nel caso di Rivoli – la responsabilità, quasi esclusiva (in entrambi i casi sono stati condannati anche dirigenti della provincia), di eventi che derivano dalla scelta di utilizzare strutture inadeguate, inidonee e perfino pericolose per collocarvi delle scuole.

Questa situazione non è più sostenibile, si torni ad investire sulla scuola pubblica statale, si tolgano agli educatori tutti i compiti che non hanno a che vedere con l’insegnamento e la formazione dei giovani, si attribuisca ai politici, che hanno scelto di assumersi la responsabilità della qualità della vita delle comunità, il compito di tutelare la vita dei giovani nelle scuole.