Dal bilancio di competenza al bilancio di cassa con uno sguardo al federalismo fiscale
Sintesi del seminario nazionale organizzato da FLC CGIL e Proteo Fare Sapere.
Alla presenza di un centinaio di persone si è svolto martedì 1 marzo 2011 presso l'Istituto Kirner di Roma il seminario nazionale "Dal bilancio di competenza al bilancio di cassa con uno sguardo al federalismo fiscale" organizzato dalla FLC CGIL e da Proteo Fare Sapere.
Nella presentazione dell'iniziativa Antonio Bettoni, presidente di Proteo Fare Sapere ha ricordato il centocinquantenario dell'Unità d'Italia e la sua stretta connessione con il tema del federalismo in discussione nonché le recenti esternazioni di Berlusconi sulla scuola, le quali, oltre a dimostrare quali sono le vere finalità di Berlusconi in merito, non tengono conto che la scuola non è l'unico strumento di formazione della cultura e delle idee in un contesto pervaso dai mass media. L'obiettivo del convegno – ha continuato Bettoni- è quello di condividere gli elementi positivi che possono trovarsi nei processi di decentramento.
A Bettoni ha fatto seguito Anna Maria Santoro, segretaria nazionale FLC CGIL, che ha sinteticamente riassunto i punti del documento della FLC sull'argomento . Santoro ha sottolineato come la Contabilità di cassa liberi lo stato dall'obbligo del finanziamento e come ciò imponga che il nostro gruppo dirigente debba essere aggiornato sulle insidie di questi cambiamenti Mentre bisogna chiedersi se con la legge in approvazione ci siano le condizioni per un federalismo fondato sull'uguaglianza, in particolare per ciò che riguarda l'osservanza degli artt. 3. 33-34 della Costituzione, che fanno derivare dallo Stato gli elementi di pubblica utilità. La legge parla infatti di scuola aperta a tutti e di gratuità dell'obbligo scolastico ma purtroppo allo stato attuale non è così, mancano infatti riferimenti ad aspetti importanti (scuola dell'infanzia, gratuità dei libri di testo ecc.). La FLC ha fissato di fronte a ciò quattro punti ineludibili: la individuazione di uno standard nazionale uguale in tutte le regioni, l'istituzione di un organico funzionale triennale, la certezza della dipendenza del personale dallo Stato, il rafforzamento dell'autonomia scolastica che per noi della CGIL è stata prima di tutto una conquista culturale. La legge in approvazione – ha concluso Santoro - non scioglie questi nodi e pone problemi di trasparenza.
Maria Domenica Testa, già dirigente del MIUR, della quale è stato ricordato l'impegno professionale a tutela delle risorse per la scuola pubblica, ha svolto una accurata relazione sul tema del passaggio dal bilancio di competenza al bilancio di cassa. Ha messo in rilievo le incertezze che ancora regnano intorno all'argomento, delegato al Ministero dalla legge 196, con cinque obiettivi: coordinare la spesa, normarla, adeguarla ai tagli, risparmiare e garantire trasparenza. Il nuovo bilancio poggerebbe perciò su due colonne: un bilancio decisionale riferito a missioni e programmi e un bilancio amministrativo afferente alle responsabilità di spesa dei tre dipartimenti della scuola, dell'università e delle risorse. Dovranno seguire istruzioni informative sul bilancio ma è chiaro che si tratterà di una revisione strutturale che comporterà un bilancio numerico di cassa. Bisognerà perciò vigilare attentamente sul cambiamento delle regole. Esso infatti presenta aspetti positivi (residui, utilizzi, quadro reale) e aspetti negativi ( rischio di mancanza di controllo e di trasparenza della situazione). Tutto quanto andrà perciò seguito nella sua evoluzione.
Gianpiero Di Plinio, ordinario di Diritto Pubblico presso l'Università di Chieti-Pescara, ha svolto la relazione su federalismo fiscale e pubblica istruzione mettendo in guardia dal rischio di trovarci di fronte ad un federalismo imbastardito in cui invece di sfruttare i pregi del decentramento federale finiscono col sommarsi i difetti del federalismo con quelli del centralismo. Partendo da esempi concreti di federalismo e di autonomia (USA, Germania, Trentino Alto Adige) e non astratti, Di Plinio ha messo in luce come la legge in approvazione non segua quei modelli in quanto si predica bene e si pratica male. Ne esce una confusione tra Stato, Regioni, Comuni e scuole autonome (Stato che amministra il personale e Regioni che gestiscono il servizio, Regioni che pagano e Stato che gestisce, Stato che dà obiettivi, Regione che governa e di nuovo Stato che controlla). In sostanza si finisce col non dare potere alle Regioni o col porre condizioni tali da indurre a comportamenti opportunistici, anche se è evidente che anche un buon federalismo pone dei vantaggi (quali quelli che si possono vedere oggi in Trentino Alto Adige) e dei rischi (riproduzione del modello sanità, educational divide, impazzimento delle regioni).
La discussione che è seguita ha messo in luce diversi punti di vista: dall'esigenza di tutelare l'autonomia scolastica ai problemi regionali, dalle crisi di cassa alla esigenza di non fare pagare i cittadini, dal rifiuto del federalismo al contrasto tra leggi scritte e leggi poi realmente applicate.
Tra gli intervenuti Michele Gentile, responsabile del dipartimento settore pubblico della CGIL, ha ribadito l'opposizione netta della Confederazione alla legge in approvazione il quanto propone un federalismo che divide e che devolve, nel quale inoltre la scuola rimane schiacciata tra Stato ed enti locali, i LEP sono intesi in senso riduttivo con conseguente riduzione dell'offerta formativa complessiva e col rischio di un sistema contrattuale bicefalo.
Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL, ha concluso ribadendo che sul federalismo non va fatta una discussione astratta, ma che bisogna partire dal contesto di riduzione delle risorse ( ai tagli nella scuola vanno aggiunti 12 miliardi di tagli nella spesa sociale) e di delegittimazione della conoscenza come bene comune universale. In realta' quello che si sta costruendo è un processo regionalista e non federalista. Il federalismo scolastico, per come s'intende interpretarlo, è incompatibile con i principi e i valori della Costituzione. C'è bisogno di valorizzare l'autonomia scolastica come riferimento fondamentale del decentramento di funzioni, di poteri e di risorse. Occorrerebbe regolamentare diversamente la rappresentanza della scuole (non bastano le reti) per cui esse siano tenute in considerazioni insieme a regioni province e comuni mentre occorre combattere le impostazioni riduttivistiche sui LEP nazionali (tesi sostenuta da Lega e regioni del Nord) e farne una occasione invece per alzare i livelli qualitativi dell'istruzione a partire dal Sud. La doppia dipendenza del personale (funzionale dalle regioni e organica dallo stato) ipotizzata nella bozza di Intesa della conferenza unificata Stato- regioni si tradurrebbe anch'essa in una inutile e dannosa duplicazione di poteri nella gestione del personale. Si potrebbe determinare un ulteriore attacco alla libertà di insegnamento e al contratto nazionale. Inoltre, le regioni e gli EELL che, tra entrate proprie e intervento del fondo di perequazione, non possono avere entrate superiori ai trasferimenti per spesa sociale già decurtate (12 miliardi di euro), offriranno meno servizi ai cittadini. Al contrario ciò che andrebbe definito sono delle risorse adeguate e i tempi della loro assegnazione.