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Decreto sul merito: Pantaleo, proposta lontana dalle reali esigenze di scuola e università

Il Segretario Generale della FLC CGIL risponde al Ministro Profumo.

05/06/2012
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Roma, 5 giugno 2012

Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Prof. Francesco Profumo

Gentile Ministro,

nel rispondere alla Sua lettera vogliamo partire dalle parole di un grande padre costituente, Piero Calamandrei. Parole di oltre sessanta anni fa ma attualissime : La scuola, organo centrale della democrazia, serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società [...].

Questo per noi è il merito, Signor Ministro.

Dare la possibilità a tutti, cioè a ciascuno, di emergere a prescindere dalla propria situazione sociale e culturale di appartenenza. Ma per fare ciò si devono prima costruire le condizioni di una scuola e di una università pubblica forte in grado di dare queste opportunità. Nella Sua proposta non riscontriamo questa intenzione, anzi rileviamo una impostazione inversa, molto distante dal dettato costituzionale, che pure Lei cita.

Lei, Signor Ministro, sa che il nostro Paese ha il 20% di dispersione scolastica e il numero più basso di laureati (19,8%) tra i paesi europei. L'Europa ci chiede di dimezzare il tasso di abbandoni e raddoppiare il numero dei laureati entro i prossimi otto anni. Quindi sono due, a nostro parere, le priorità: lotta alla dispersione e innalzamento complessivo dei livelli di istruzione. Lei crede davvero che la Sua proposta risponda efficacemente a queste necessità?

Noi crediamo di no.

La scuola italiana ha subito un taglio di oltre 8 miliardi di euro in un triennio e la riduzione di quasi 150.000 posti di lavoro. Le risorse finanziarie sono ridotte al lumicino, comprese quelle derivanti dalla legge 440/1997 che dovrebbero essere finalizzate al potenziamento e al miglioramento dell’offerta formativa. Sono quelle stesse risorse, destinate agli oltre sei milioni di ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che Lei, Signor Ministro, vorrebbe utilizzare, per oltre un terzo, per premiare pochissimi.

Per raggiungere questi obiettivi è necessario invertire le politiche complessive messe in atto fino ad oggi su scuola e università. Avviare un processo di investimenti, come hanno già fatto tanti paesi europei e non.

Significa inoltre riparare i molti danni portati dal precedente governo al nostro sistema di istruzione e formazione, significa fare scelte politiche coraggiose e lavorare di fino per risolvere i tanti problemi che affliggono la scuola e l'università.

Forse questo lavoro non fa conquistare le prime pagine dei giornali ma è quello di cui la scuola e l'università hanno tanto bisogno.

Signor Ministro, quando i nostri insegnanti entrano in classe hanno di fronte una pluralità di situazioni diverse: ragazzi brillanti, quelli che hanno grosse difficoltà, alunni disabili o con disturbi dell'apprendimento e via dicendo. Nel loro lavoro non si concentrano solo su quelli dai risultati scolastici migliori, ma cercano di dare una risposta a tutti. E le assicuro che magari quando riescono ad ottenere risultati dai ragazzi più problematici la soddisfazione è molto più grande. E' un lavoro duro ma forse se avessero classi meno numerose, scuole e risorse adeguate riuscirebbero meglio, non crede?

Nella Sua lettera non vengono chiariti gli annunciati interventi sull’università. Il problema non è incentivare lo 0,1%, ma rimettere il sistema universitario in condizioni accettabili a fronte di una condizione drammatica.

Siamo d'accordo che equità e merito possano andare di pari passo, ma solo ad una condizione: che si lavori sull'equità per affermare il merito. E per affermare il merito di molti e non di pochissimi. Nella Sua proposta, Signor Ministro, noi riscontriamo solo una attenzione ad una ristrettissima elite.

La questione delicatissima e altrettanto prioritaria del diritto allo studio rifiuterebbe, poi, qualunque retorica. Attualmente è confermato il taglio del 95% del finanziamento rispetto alla cifra del 2009 per la copertura delle borse di studio. Inoltre aumentano le tasse studentesche che passeranno da una media di 93,5 euro ad una di 160 euro. Da ultimo l’idea di confermare il sistema dei prestiti d’onore, in un contesto drammatico di crisi, denuncia tutte le inadeguatezze e i rischi di questo modello, che appare francamente inspiegabile nel merito quanto ideologico nell’ispirazione.

In questo senso noi rileviamo una continuità sostanziale, espressa sicuramente in modo meno rozzo, con chi l'ha preceduta. L'idea cioè che non c'è bisogno di un sistema nazionale di istruzione e di un diritto allo studio forte, ma che la sfida che abbiamo davanti come paese la si vince attraverso una mera competizione individuale.

Questa idea noi non la condividiamo e non la condivideremo mai.

Il nostro sindacato ha cercato sempre di tenere insieme l'idea di una scuola inclusiva, moderna e democratica con la valorizzazione delle capacità e dei meriti individuali. Per questo ha lavorato, anche confliggendo, quando è stato necessario per contrastare logiche discriminatorie, elitarie, antidemocratiche.

La FLC CGIL ha delle proposte su scuola, università e ricerca: alcune cose si potrebbero fare subito e sarebbero anche a costo zero. Per quanto riguarda l’università, l’idea, che ribadiamo, è quella di stabilire come criterio unico per l’identificazione dei commissari candidabili all’estrazione per la composizione delle commissioni, la presenza di una soddisfacente produzione scientifica certificabile tramite CINECA negli ultimi cinque anni e l’utilizzo degli indicatori per aree disciplinari definiti dal CUN come requisiti minimi per l’accesso alle selezione per l’abilitazione nazionale, riconoscendo autonomia di scelta alle commissioni come previsto dalla legge.

Per quanto riguarda la scuola, abbiamo idee per combattere la dispersione scolastica e innalzare i livelli di istruzione partendo da una nuova determinazione delle dotazioni organiche del personale, così come abbiamo proposte su di un sistema nazionale di valutazione finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa e alla valorizzazione delle finalità istituzionali della scuola laica e costituzionale. 

Le avremmo volute discutere con Lei, perché riteniamo che il miglioramento complessivo dei sistemi di istruzione e di formazione siano la vera priorità di questo Paese sia sul versante dello sviluppo economico che dei diritti democratici e di cittadinanza.

Non ci è stata data questa possibilità e ce ne rammarichiamo profondamente, perché davvero abbiamo pensato che con la Sua presenza si potesse finalmente dare una svolta, oltre che alle relazioni sindacali, soprattutto alle politiche complessive sui sistemi di istruzione e formazione.

Le chiediamo di aprire una discussione vera sui contenuti della Sua proposta, senza forzature di sorta. Soluzioni diverse non farebbero altro che marcare la distanza tra le reali necessità delle nostre scuole e università e i provvedimenti che si intendono mettere in campo. 

Cordiali saluti,

Il Segretario Generale FLC CGIL
Domenico Pantaleo