Diplomifici... Tra dire e fare...
Dopo la denuncia della CGIL scuola nulla è cambiato
Dopo la denuncia della CGIL scuola, dopo i primi accertamenti emersi dall’indagine della Procura di Verona, dopo le notizie diffuse dai mass media e dopo le stesse dichiarazioni del Ministro Moratti ci saremmo aspettati da parte dell’Amministrazione centrale e periferica interventi adeguati e concreti tesi a contrastare efficacemente il fenomeno dei diplomifici.
Ci risulta, invece, che nulla è cambiato. Gran parte dei 41.300 candidati privatisti che partecipano alla maturità sosterranno le prove d’esame in scuole paritarie di tutta Italia. E’ emblematico quanto avviene a Roma e provincia ove nelle “solite” scuole paritarie si sono riversati ben 7.324 candidati privatisti - il 17,73% del totale nazionale dei candidati privatisti - a fronte di 4263 candidati interni presenti nelle scuole paritarie. Mentre nelle scuole statali di Roma e provincia i candidati privatisti sono 1084. Non è un caso che l’indagine della Procura di Verona vede come epicentro, con diramazioni in altre province e regioni, soprattutto alcune scuole paritarie di Roma e provincia.
Ma sono significativi anche i dati di altre realtà nazionali. A Palermo i candidati privatisti che sostengono la maturità nelle scuole paritarie sono 3459; mentre in Campania gli alunni esterni delle paritarie sono 1760.
Insomma il dato, già segnalato nei giorni passati, è rimasto pressoché invariato. Se poi andiamo a scorrere l’elenco delle commissioni d’esame – pubblicate di recente dal MIUR - relative non solo alle scuole paritarie coinvolte nell’indagine ma anche a scuole paritarie non indagate, emerge in tutta la sua drammaticità la ripresa consistente del fenomeno. Risulta con tutta evidenza che non sono stati effettuati interventi per rimuovere gli abusi, anzi si continua ad operare come se nulla fosse accaduto. Continuano a trovare puntuale conferma tutte quelle forme di “devianza” già denunciate e favorite dall’introduzione di norme “flessibili” e tollerate al di sopra di quanto consentito dalle norme.
Il numero complessivo dei candidati esterni che sostengono la maturità in scuole paritarie è notevolmente cresciuto rispetto al precedente anno scolastico: si è passati da i circa 9.000 nell’anno scolastico 2002/2003 ai 41.300. Addirittura nell’anno scolastico 2000/2001 la presenza di candidati esterni alla maturità era decisamente residuale e di un numero appena superiore ai mille. A dismisura sono cresciuti i candidati esterni nelle scuole paritarie: oggi ci sono singole scuole paritarie che da sole accolgono candidati in numero di poco inferiore al totale nazionale del 2000/2001.
Abbiamo in più di un’occasione sottolineato che alcuni interventi messi in essere dal Ministro Moratti hanno favorito la ripresa di questo scandaloso “business” da parte di gestori di scuole paritarie che rappresentano l’ultimo anello di una filiera complessa e articolata. Come pure abbiamo sottolineato l’inefficienza e l’inefficacia dell’attività ispettivae un certo regime di ampia “tolleranza” da parte dell’Amministrazione centrale e periferica. Si, d’accordo, in alcune situazioni il TAR ha concesso sospensive ed altro, ma comunque la cosa non quadra!
Nel Lazio e in particolare nella provincia di Roma vi è una massiccia e ingiustificata presenza di commissioni di soli candidati esterni; il fenomeno, sebbene con dimensioni ridotte, è presente anche in altre province e regioni d’Italia (Viterbo, Napoli, Catania). Sulla base di quale normativa sono state costituite dette commissioni? Con quali insegnanti i presidi di queste scuole paritarie costituiscono le commissioni? Come mai a Roma viene tollerata la presenza di un così alto numero di commissioni di soli candidati esterni? Possibile che vengano tutti da Roma e provincia o, invece, come temiamo, provengono anche da altre realtà diverse dal Lazio? E come è possibile ciò visto che la normativa consente l’accettazione di candidati non residenti solo in casi eccezionali?
Interrogativi legittimi che evidentemente, visto l’immobilismo, non trovano risposte da parte dell’Amministrazione.
Sempre scorrendo l’elenco delle commissioni presenti nelle scuole paritarie da noi monitorate emerge un’articolazione del fenomeno. L’indirizzo più gettonato è quello di “Dirigenti di Comunità” presso gli ITAS, seguono poi gli indirizzi tradizionali quali il liceo classico, il liceo scientifico e gli istituti tecnici. Gli ITAS, come è emerso dall’indagine della procura di Verona, sembra rappresentare il nuovo e più redditizio “business”. Da una lettura dei dati e dalle informazioni in nostro possesso ci risulta che da parte di alcuni istituti paritari ci sia stata una rapida riconversione degli indirizzi accompagnata, ovviamente, dal riconoscimento della parità scolastica senza che l’Amministrazione competente abbia proceduto ad una scrupolosa verifica dei requisiti. Operazione questa avvenuta nell’arco degli ultimi due anni. Domanda: nel concedere a questi istituti la parità anche per i nuovi indirizzi ci si è limitati alla solo autocertificazione da parte delle scuole?
Anche laddove sono state costituite commissioni miste (composte di candidati interne e candidati esterni) le percentuali consentite dalla legge per l’accoglimento di quest’ultimi viene ampiamente disattesa: i candidati esterni sono superiori, in ciascuna classe, di oltre il 50% di quelli interni, limite massimo consentito dalle norme.
Nel centro sud (Roma, Napoli, Catania, Reggio Calabria Agrigento ecc.) è in crescita la presenza degli “ottisti” ovvero gli iscritti alla penultima classe ai quali, per merito è consentitodi sostenere l’esame di maturità. Dubbio: come mai questo fenomeno è presente in maniera consistente sempre nelle stesse scuole o giù di lì?
Abbiamo constatato, sempre attraverso la lettura delle commissioni, che in molte scuole paritarie (Roma , Pescara, Bergamo, Napoli, Salerno, Caserta, Foggia, Reggio Calabria, Palermo, Agrigento, Catania e altre) sono presenti un numero di quinte classi non riconducibili ad un corso completo. Si tratta delle cosiddette classi collaterali costituite a seguito degli esami di idoneità a classi intermedie. La legge di parità (L. 62/2000), se non ricordiamo male, vietava tutto questo, in quanto, per il riconoscimento di detto status, le scuole debbono avere corsi completi dalla prima alla quinta classe. Con la circolare numero 31 del 2003, la Moratti, in contrasto con la legge, ha reintrodotto la presenza di classi collaterali, quindi ha consentito la formazione del cosiddetto fenomeno della “piramide rovesciata” ossia il funzionamento di classi collaterali sebbene in presenza di un corso incompleto. In breve e per una serie di tolleranze e soprattutto a seguito degli esami di idoneità si è venuto a consolidare il fenomeno delle scuole paritarie “a fungo” ossia scuole che hanno un corso completo con l’aggiunta di una, due, tre, quatto e più di classi collaterali terminali. Domanda: come mai queste scuole hanno avuto la parità scolastica?
L’impressione che si ha è che da parte dell’Amministrazione centrale e periferica sia stato fatto ben poco visto che, nonostante le “stranezze” rilevate, nelle scuole paritarie da noi monitorate si stanno regolarmente svolgendo gli esami. Non ci risulta infatti che siano stati presi provvedimenti ulteriori oltre quelli “sospesi” dal TAR del Lazio. Eppure analizzando con più puntualità i dati delle commissioni ci sarebbe materiale più che sufficiente per intervenire sugli abusi. La questione, a nostro avviso, è che l’Amministrazione è pressoché “imballata” per via dell’intreccio tra le disposizioni “flessibili”/regime di “tolleranza” e le indagini della Magistratura, le denunce e le notizie dei mass media. Certo dalla vicenda, indipendentemente da come vada a finire, il Ministro Moratti non ne esce bene sia dal punto di vista politico che di immagine.
Roma, 17 giugno 2004