Il responsabile nazionale dei dirigenti scolastici scrive a "Il sole 24 ore"
Con una lettera al Direttore del quotidiano, Gianni Carlini precisa che l’ANP non è l’unico sindacato rappresentativo della dirigenza scolastica.
“La ANP non è l’unico sindacato rappresentativo dell’opinione di tutti i dirigenti scolastici e sarebbe ora che la stampa smettesse di riconoscere l’esclusività della rappresentanza dei dirigenti scolastici italiani all’ANP e al suo presidente, peraltro in pensione da alcuni anni come la gran parte del gruppo dirigente di tale organizzazione”.
Con queste affermazioni Gianni Carlini, responsabile nazionale della struttura di comparto dei dirigenti scolastici della FLC CGIL, ha voluto esprimere al Direttore del quotidiano IL SOLE 24 ORE il suo disappunto per aver etichettato le opinioni espresse dal prof. Rembado (ANP) in un’intervista sul ddl la buona scuola come opinioni dei dirigenti scolastici italiani.
L’ANP infatti rappresenta solo un terzo dei Dirigenti scolastici in servizio nelle scuole italiane, mentre la restante parte, la più rappresentativa, aderisce in maggioranza ai sindacati dell’AREA V (FLC CGIL, CISL, UIL e SNALS) che stanno dando in queste ore valutazioni molto diverse da quelle dell’ANP al disegno di legge sulla buona scuola e, in particolare, alle aumentate responsabilità del dirigente scolastico attraverso le quali, secondo il Governo, la scuola italiana dovrebbe migliorare.
Gianni Carlini è infatti certo che la maggior parte dei dirigenti scolastici consideri il ddl “Buona Scuola” un testo mal scritto, contraddittorio e molto lontano dalle esigenze della scuola e dalle richieste e dalle proposte che i dirigenti scolastici fanno da anni.
“Di tutti gli impegni presi dal Governo vengono rispettati solo quello di assumere i docenti che occorrono e quello di dare alle scuole più finanziamenti per il loro funzionamento. Viene invece del tutto disattesa la promessa di eliminare le “molestie” burocratiche che impediscono alle scuole autonome e ai dirigenti di operare per migliorare qualità e risultati dell’insegnamento ed è totalmente dimenticato l’impegno a garantire che la retribuzione dei dirigenti non si riduca”.
In particolare, si legge nella lettera di Gianni Carlini, “è proprio la parte del ddl dedicata ai nuovi poteri a destare le maggiori critiche perché vengono assegnati al dirigente dei compiti ai quali nessuno potrà adempiere con gli strumenti inutili, sbagliati e perfino controproducenti delineati dal ddl.
Di contro il ddl non affronta e non risolve i problemi, denunciati da tutti i dirigenti, che causerà la legge di stabilità 2015: la continua riduzione del personale delle segreterie e di quello tecnico, il divieto di sostituire i collaboratori scolastici assenti, che impedirà in tanti casi perfino di aprire le scuole, l’eliminazione degli esoneri dall’insegnamento dei collaboratori del dirigente scolastico anche nelle scuole con migliaia di studenti e centinaia di docenti o con tante sedi.
L’insistenza nel chiamare “presidi” i dirigenti scolastici, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio del 12 marzo, quelle recenti del Ministro Giannini, il rallentamento del nuovo bando di concorso pubblico per dirigenti scolastici e il contenuto delle deleghe previste dal ddl, conclude Gianni Carlini, fanno pensare che l’obiettivo sia quello di cancellare una dirigenza scolastica selezionata per merito per sostituirla con incarichi temporanei e revocabili da parte del Ministero. Tutto ciò per realizzare un nuovo modello di governo “populista” della scuola che mette al centro chi governa che sceglie i “presidi” i quali scelgono gli “insegnanti” e rendono conto ai genitori. Se i genitori saranno scontenti della loro scuola i “decisori politici” cambieranno i “presidi””.
Siamo dunque ben lontani dal “miglioramento dell’efficacia didattica” sbandierato dal ddl!
La didattica si può migliorare solo finanziando adeguatamente una solida formazione in ingresso e l’aggiornamento continuo di tutto il personale, compresi i dirigenti, con regole contrattuali rinnovate nella direzione di consentire, in ogni scuola, più lavoro collegiale e maggiore attenzione al successo scolastico di ogni alunna e ogni alunno, in ambienti sicuri e adeguati e con strumenti e tecnologie al passo con i tempi.