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Educazione tecnica: il sacrificio

Dopo un anno di intenso movimento contro la legge Moratti, teso a contrastare gli effetti di una controriforma che riporta indietro la scuola pubblica, il bilancio ci consegna una situazione ancora in movimento, con numerosi capitoli aperti che costituiranno per i prossimi mesi il terreno di iniziativa politica per la nostra organizzazione.

26/05/2004
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Dopo un anno di intenso movimento contro la legge Moratti, teso a contrastare gli effetti di una controriforma che riporta indietro la scuola pubblica, la impoverisce da tutti i punti di vista forzando le norme, calando la scure dell’autoritarismo sul dissenso dei collegi docenti, tentando in tutti i modi di introdurre nei fatti cambiamenti non condivisi e illegittimi sul piano formale, il bilancio ci consegna una situazione ancora in movimento, con numerosi capitoli aperti che costituiranno per i prossimi mesi il terreno di iniziativa politica per la nostra organizzazione.

Uno di questi capitoli è sicuramente quello che riguarda la soppressione della disciplina A033, educazione tecnica, incomprensibile sul piano della validità della disciplina e mai giustificata dagli estensori della norma.

Un mondo infatti sempre più dominato dalla tecnica, oltre che dalla scienza, deve trovare nella scuola gli strumenti disciplinari per padroneggiare i saperi che ad essa si ispirano.

Invece il sacrificio di educazione tecnica non è minimamente compensato dall’ora di tecnologia, i cui contenuti e la collocazione nell’area delle scienze, pone numerosi interrogativi sulla reale possibilità di incidere di tale disciplina.

Fra le numerose conoscenze che l’educazione tecnica spesso garantiva, l’informatica, di cui la legge Moratti evoca soltanto il valore, senza individuare uno spazio specifico dedicato a questa disciplina, basta dunque una citazione circa la trasversalità di questa disciplina per miracolare gli alunni di una competenza che si dovrebbe formare non si capisce come?

E non ultimo, quale destino attende migliaia di docenti di ruolo o precari che vedono sparire il proprio posto di lavoro?

L’anno 2004/05 si presenta, in questo senso, come un anno di transizione, in quanto non è prevista alcuna operazione di mobilità sui docenti di educazione tecnica, ma dopo?

La CGIL scuola dichiara aperta la mobilitazione dei docenti di educazione tecnica, a partire da un momento di approfondimento delle tematiche che li riguardano, già a chiusura di questo anno scolastico, per affrontare settembre con nuove iniziative.

Roma, 26 maggio 2004