Era ora: il personale in servizio all’estero può esercitare il diritto di voto per corrispondenza
L’intervento delle OO.SS. produce gli effetti auspicati. Ripristinato il diritto. Rimangono le perplessità di come le Amministrazioni abbiano gestito la vicenda
La denuncia delle Organizzazioni Sindacali ha costretto le Amministrazioni di riferimento – MIUR, MAE e Interno – a fare marcia indietro e a ripristinare le condizioni necessarie per garantire il diritto di voto del personale della scuola in servizio all’estero non iscritto all’AIRE e che non aveva esercitato l’opzione di votare in Italia.
Con un messaggio della DGIEPM ufficio VII del MAE, diramato il 27 marzo 2006, viene consentita l’effettiva possibilità di tutti i nostri connazionali di assolvere al loro diritto/dovere di voto, sancito dalla Costituzione, riaprendo i termini, per l’aggiornamento degli elenchi degli elettori all’estero.
C’è da rimanere soddisfatti che in questa circostanza sia prevalso il buon senso al “burocratismo” ottuso e inefficiente dell’Amministrazione complessivamente intesa.
La vicenda, comunque, va giudicata per quello che è stata. Ci voleva una vibrata protesta delle OO.SS. per sbloccare una situazione inaccettabile e incomprensibile che ha messo in evidenza la più totale inefficienza di un’Amministrazione complessivamente intesa che, per incomprensibili ragioni burocratiche, mette in discussione l’esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini?
E ancora c’è da domandarsi il perché l’ufficio VII della DGIEPM, ovvero l’Emigrazione, non abbia tempestivamente reso noto l’intero messaggio del 27 marzo alle OO.SS.?
L’esercizio del diritto di voto e la sua esigibilità non sono atti burocratici che riguardano la singola Amministrazione ma tutti i cittadini e le loro organizzazioni politiche e sindacali.
Vogliamo ricordare alla DGIEPM e a tutto il MAE che il personale della scuola e tutti gli altri lavoratori in servizio all’estero sono cittadini e non sudditi!
Roma, 3 aprile 2006