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Esami di Stato I ciclo: il Miur li trasforma in un terno al lotto

Le modalità di valutazione impediscono una valutazione formativa coerente con il percorso scolastico

18/06/2010
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In questi giorni stanno arrivando anche a noi numerose segnalazioni e proteste da parte di scuole e genitori sulle modalità di effettuazione della valutazione degli esiti dell’Esame di stato del I ciclo.

La protesta è concentrata in modo particolare sulla prova INVALSI, introdotta con la Legge 176/07 e pensata come supporto alle scuole per meglio individuare i punti di forza e quelli di debolezza dell’attività educativa.

Fino all’anno scorso quella prova aveva, quindi, modalità attuative diverse da quelle decise quest’anno dal Ministro, coerenti con quanto stabilito dalla Legge (la prova a carattere nazionale è “ volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti”), e non prevedeva rigidi automatismi nella valutazione complessiva dell’esito dell’esame, quali medie aritmetiche e arrotondamenti.

Conseguenza inevitabile è che il Miur tratta i docenti come impiegati di concetto, utilizzati esclusivamente per vigilare gli alunni, verbalizzare e correggere su griglie precostituite.

Avevamo denunciato da subito il rischio del prodursi di effetti perversi che potevano derivare dall’attuazione contestuale ed incrociata del Regolamento sulla valutazione, che ha obbligato le scuole primarie e medie ad adottare il voto al posto dei giudizi, e della Circolare Ministeriale 49/10, che detta le modalità di attuazione degli Esami di stato.

Nella C.M. 49/10 si sostiene che “ il voto finale è costituito dalla media dei voti in decimi ottenuti nelle singole prove e nel giudizio di idoneità, arrotondata all’unità superiore per frazione pari o superiore a 0,5”.

Da questa diabolica combinazione deriva lo stravolgimento e la distorsione del senso e del valore della valutazione, che tutto è tranne che l’applicazione di rigidi modelli matematici.

L’insieme di quelle norme, stupidamente rigide, accresce, inoltre, a dismisura il peso dell’esame rispetto al percorso scolastico.

Alla fine le vittime della furia restauratrice e pedagogicamente sbagliata del Ministro sono gli studenti più deboli, in particolare quelli con cittadinanza non italiana, e quelli con eccellenti voti di ammissione.

Lo stesso Ministero riconosce la delicatezza e la complessità della valutazione, laddove nella Premessa alle Linee guida degli Istituti tecnici, scrive “ l’elaborazione di un giudizio che tenga conto dell’insieme delle manifestazioni di competenza, anche dal punto di vista evolutivo, non può certo basarsi su calcoli di tipo statistico, alla ricerca di medie: assume, invece, il carattere di accertamento di presenza e di livello che deve essere sostenuto da elementi di prova (le informazioni raccolte) e da consenso (da parte di altri, in molti casi anche del soggetto valutato), Un giudizio che risulti il più possibile degno di fiducia, sia per la metodologia valutativa adottata,sia per le qualità personali e professionali dei valutatori”.

Chiediamo quindi un intervento urgente, che corregga quelle indicazioni e restituisca alla valutazione il suo vero senso.

La FLC CGIL sosterrà con convinzione ed in ogni sede le proteste dei genitori e delle scuole.

Roma, 18 giugno 2010