Estero. Quale futuro per la scuola e le istituzioni scolastiche all’estero?
Se ne è parlato nell’iniziativa pubblica “Situazioni e prospettive delle istituzioni scolastiche in Svizzera” promossa dalla FLC Cgil tenuta a Zurigo il 27 gennaio u.s. Hanno dato il loro contributo al dibattito operatori scolastici dei corsi e delle scuole italiane in Svizzera, rappresentanti di COMITES, Associazioni, Enti di formazione, Partiti. Tra gli altri interventi segnaliamo quello dell’on.le Gianni Farina (Ulivo) eletto all’estero e del responsabile nazionale della FLC Cgil sezione estero. Ecco una breve sintesi dei lavori.
Il dibattito ha preso lo spunto da una analisi delle potenzialitàe delle carenze che caratterizzano l’intervento scolastico in Svizzera, per poiindividuare alcune coordinate su cui articolare un processo di riforma.
Una riforma, si è ribadito da più parti,non più rinviabile, se si tiene conto che il quadro normativo di riferimento, la Legge 153/71 e il RD 740/40, è ampiamente obsoleto che le stesse innovazioni intervenute nel sistema dell’istruzione italiano, da quelle ordinamentalialla parità e all’Autonomia, sono state estese all’estero attraverso interventi estemporanei, spesso frutto di un’interpretazione discrezionale e riduttiva da parte del Ministero degli Affari Esteri.
Da qui l’urgenza di una revisione organica, che prefiguri in primo luogo un sostanziale spostamento di competenze dal Ministero degli Affari Esteri alla Pubblica Istruzione, eventualmente individuando in una Agenzia interministeriale una sede di raccordo operativo delle varie amministrazioni coinvolte in questo complesso settore.
In secondo luogo è necessario ridisegnare l’articolazione dell’intervento pubblico, che resta centrale. In questo quadro la quota di gestione diretta e l’impiego, anche nei corsi,del contingente di personale di ruolo nella scuola inviato dal MAErappresenta un irrinunciabile elemento di qualità e di chiarezza, anche nell’ottica di una effettiva continuità tra gli interventi scolastici all’estero e la scuola metropolitana.
In una logica di “governance” pubblica, i vari interventi attualmente affidati ad enti, fondazioni e associazioni vanno con urgenza vincolati a precisi standard di qualità e ricondotti ad un quadro di regole certe, a partire da quelle che concernono l’assunzione e il trattamento del personale. Solo dentro una definizione precisa dell’orizzonte dei diritti e dei doveri dei soggetti coinvolti sarà possibile superare l’attuale confusione di ruoli e intercettare veramentei bisogni provenienti dai singoli territori, garantendo, nel contempo, standard di efficacia ed di efficienza del sistema stesso.
In terzo luogo è stata richiamata la necessità di implementare all’estero l’impianto dell’autonomia, con tutte le implicazioni in ordine alla gestione in loco delle risorse.
Infine è stata da più parti sottolineata l’urgenza di rivederei termini della permanenza all’estero, avendo ormai constatato come l’attuale regime dei cinque anni non consenta di operare in un’ottica di progettualità e continuità.
L’on G. Farina, nel richiamare la necessità di costruire, a livello europeo, modelli scolastici di integrazione e di scambi interculturali, ha sottolineato la sua piena disponibilità a farsi portatore alla Camera delle proposte di riforma che terranno conto dell’apporto delle rappresentanze sindacali. Per altro, come cofirmatario della proposta di legge di un gruppo di deputati della sinistra – un’ altra proposta è stata presentata in Parlamento dalla destra - si adoperà per chiederne in tempi brevi la calendarizzazione e la discussine nella commissione mista, Cultura/Esteri, della Camera.
Il responsabile estero della FLC Cgil, nel concludere i lavori, ha confermato l’impegno dell’organizzazione per una profonda e radicale riforma delle scuole e delle istituzioni scolastiche italiane all’estero basata sull’autonomia e sulla centralità strategica dell’intervento pubblico. Mentre sul versante contrattuale ha ricordato che l’obiettivo del sindacato, in questa tornata, è quello di migliorare, rendere più esigibili e armonizzare le attuali norme contrattuali al fine di coniugare gli interventi sul personale e sulla permanenza con un progetto coerente di riordino e di qualificazione della politica scolastica italiana all’estero.
Infine per quanto riguarda le specificità della Svizzera è stato sottolineato che un importante banco di prova, su cui si misurerà l’impegno del governo, sarà la forte apertura di credito sul progetto di innovazione della scuola italiana avviato nel recente Tavolo tecnico di Zurigo, su una più adeguata valutazione del modello bilingue di Basilea e sulla stabilizzazione, ripristinando anche una risorsa oraria più congrua, del sistema dei corsi di lingua e cultura italiana.
Roma, 31 gennaio 2007