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Il Liceo secondo Moratti

Le nostre considerazioni sul documento del Miur "I licei nel secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione”

11/04/2003
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Alcune settimane fa si è svolta a Fiuggi una riunione indetta dal MIUR, a cui erano stati invitati 250 dirigenti scolastici delle scuole secondarie superiori, tra i quali, a quel che ci risulta, non c’era nessuno dell’istruzione professionale, considerata ormai probabilmente già un altro pianeta.

In questa riunione, spacciata alla stampa come incontro di 250 esperti, è stato distribuito un documento intitolato “ I licei nel secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione”. Per parlare come si mangia: i licei secondo la (contro)riforma Moratti. Quel testo merita qualche considerazione.

Da Gentile a Gentile

Avevamo intuito che il Liceo che il MIUR aveva in mente fosse per eccellenza la scuola della teoria, dei saperi, degli insegnamenti frontali contrapposta ad una istruzione professionale intesa come luogo del fare, degli insegnamenti tecnico-pratici, dell’addestramento al lavoro. Adesso questo documento ministeriale ce lo conferma: anzi, qui la teoria diventa Theorìa. Sì, proprio con il “th”! Ed è la finalità di fondo. E da ciò che si dice sembra quasi un peccato che questa Theorìa debba sporcarsi le mani con la Téchne, l’operatività. Ma se questo atto impuro deve accadere è, per l’amor di Dio, solo per riprodurre teoria. Si sa mai che a qualcuno venisse in mente di frequentare un liceo per andare a lavorare: si ribadisce infatti a chiare lettere “l’intrinseca propedueticità del liceo ad ulteriori percorsi formativi”.

Ed anche per quanto riguarda i saperi, il Liceo più che scuola dei saperi é il tempio del Sapere. Così, al singolare, unico e totale!

Insomma leggendo il documento del MIUR sembra di essere di fronte a un Sapere inteso come entità ideale, in sé e per sé, che incarna la propria trascendenza caratterizzata da trasversalità linguistica, globalità scientifica e unitarietà culturale nell’immanenza dell’interdisciplinarità, della problematicità, dello storicismo.

Insomma, gira e rigira eccoci tornati allo storicismo idealista o all’idealismo storicista, che dir si voglia: a Croce e Gentile, da dove eravamo partiti nel lontano 1968. Come dire: da Gentile a Gentile.

La Sacra Famiglia del Sapere

E che i licei fossero quegli otto che il documento indica lo sapevamo già dal testo della legge delega, ma nel documento si sente il bisogno di ribadire l’ineffabile “totalità” del Sapere che può essere vista da otto punti di vista specifici. Al confronto il dogma della Santissima Trinità è uno scherzo da scolaretti!

E quale è la summa di tutto ciò? Niente paura! Il solito vecchio Liceo Classico: “… nella consapevolezza che tale cultura (la cultura classica, fondamento di tutti gli otto licei, ndr) trova il suo naturale terreno di elezione e di compiuta maturazione nel Liceo Classico.”

Ma un Liceo che più che una scuola sembra una caverna platonica ( forse un’inconsapevole allusione allo stato della nostra edilizia scolastica), dove gli alunni potranno vedere aleggiare le ombre dell’Ineffabile Sapere, come può giustificare il suo percorso, se non in termini esoterici? Iniziazione, maturazione e identificazione (nel senso di conquista della propria identità): questa in buona sostanza la spiegazione che viene data della scansione del quinquennio in un 2 + 2 +1. Iniziazione, maturazione, identificazione: questo il senso di 32 righe di giri di parole!

Ideologia e/o tecnologia

E i giri di parole non mancano neppure nella seconda parte del documento che viene posta a corollario del già diffuso “Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del secondo ciclo”, nel quale non è un caso che si spenda quasi una pagina quando si parla di lingua e letteratura e quattro righe quando si parla di tecnologie: di tutte le tecnologie!

Infatti alla fine il profilo del liceo si riduce complessivamente ad alcune discipline canoniche: lettere, storia, filosofia, storia dell’arte, matematica, scienze ed educazione fisica. Ad esse si aggiunge solo informatica e, appunto, tecnologia.

Ma quale è la tecnologia che ha in mente il MIUR?

Se giudichiamo dall’ultimo paragrafo del documento che riguarda appunto lo specifico del Liceo Tecnologico, questa tecnologia non sembra consistere nelle competenze teoriche e pratiche connesse con la conoscenza e l’uso delle specifiche tecnologie, ma si riduce ancora una volta alla storia e, per così dire, alla filosofia delle tecnologie, propedeutiche ad uno studio delle tecnologie vere e proprie, universitario o di tipo professionale superiore.

In altre parole se qualcuno pensava che i Licei Tecnologici sarebbero stati gli istituti tecnici industriali con un altro nome, può tranquillamente ricredersi: tutta l’istruzione tecnica aggettivabile ( meccanici, chimici, elettronici, elettrotecnici, per non parlare, a maggior ragione, dei tessili, dei nautici, degli aeronautici ecc.) sarà affare del canale dell’istruzione e della formazione professionale, come già avevamo paventato.

Ma anche per gli istituti tecnici commerciali non andrà meglio: il Liceo Economico, tutto tagliato sulla macroeconomia, non avrà nulla a che fare con la procreazione di ragionieri!

Roma, 11 aprile 2003

Tag: licei