"INSEGNARE STANCA" : piccola sintesi del convegno di Milano
E’ per indagare su questo fenomeno che Proteo Fare Sapere e Cgil Scuola hanno organizzato il 14 gennaio 2003 un seminario nazionale a Milano, città dove Vittorio Lodolo D’Oria medico dell’Inpdap e ricercatore ha svolto la ricerca.
E’ per indagare su questo fenomeno che Proteo Fare Sapere e Cgil Scuola hanno organizzato il 14 gennaio 2003 un seminario nazionale a Milano, città dove Vittorio Lodolo D’Oria medico dell’Inpdap e ricercatore ha svolto la ricerca.
Le ragioni dell’iniziativa sono state illustrate da Omer Bonezzi presidente nazionale di Proteo. Bonezzi ha messo in relazione il fenomeno con il fatto che da troppi anni la scuola è scossa da un continuo terremoto che ingenera frustrazione, precarietà e insicurezza diffuse ed ha sottolineato pertanto la necessità di una veloce fase di assestamento positivo e la ricerca di risposte forti di natura sindacale e professionale.
Vittorio Lodolo D’Oria che ha illustrato i risultati dell’indagine sulla sindrome del burnout, ha messo in evidenza che gli insegnanti sono la categoria di lavoratori che è soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli altri operatori.
Il disagio colpirebbe in particolare coloro che hanno investito di più nella professione in termini di attese e non hanno trovato gli strumenti per controllare la situazione. Un circolo vizioso di frustrazioni che, se non affrontato in maniera diretta, porta all’isolamento e all’adozione di strategie diversive (apatia), di fuga (abbandono dell’attività) o palliative (assunzione di psicofarmaci). Tra le cause sono state individuate quelle concernenti le caratteristiche psicofisiche e sociali della persona, i fattori relazionali connessi con i rapporti con gli studenti, i colleghi, le famiglie, la dirigenza e le situazioni che attengono all’organizzazione scolastica e alle specifiche condizioni di lavoro. Il fenomeno è distribuito in egual misura nei diversi ordini di scuola.
Gabriella Giorgetti responsabile internazionale Cgil Scuola che ha aperto una finestra sulla situazione europea, ha rilevato che nei paesi dell’UE c’è una fuga dall’insegnamento che assume dimensioni preoccupanti, in particolare per gli insegnamenti di delle materie tecniche e scientifiche, causata dallo scarso rilievo sociale della professione.
Nella sezione intitolata "Storie di ordinaria professionalità" Silvana Sgarioto, Antonino Criscione, Marina Silvestri hanno raccontato la loro normale esperienza di insegnanti. Le loro storie professionali hanno un comune filo conduttore che può offrire una chiave di soluzione al problema: il lavoro collegiale, se pur difficile, è stato l’elemento di arricchimento e di crescita professionale perché ha permesso di condividere le difficoltà e di risolverle insieme.
Maria Brigida, Fabrizio Da Crema, Luisella De Filippi della segretaria nazionale Cgil Scuola, prendendo spunto anche dalle storie narrate, hanno indagato sulle ragioni storiche dell’aggravarsi del fenomeno del burnout, rilevando che l’avvento della scuola di massa ed oggi la consistente presenza di alunni stranieri non sono stati accompagnati da sistematici interventi di sostegno alla professione.
Hanno rilevato poi come l’attuale fase di riforme sia in controtendenza rispetto all’aggressione del problema in primo luogo perché la formazione iniziale pensata nella riforma è solo di natura disciplinare e non tiene conto della necessità di far acquisire competenze trasversali di natura psicologica, pedagogica e didattica; in secondo luogo perché si tende di nuovo ad isolare l’insegnante nella propria classe, connotando la professionalità di una forte dimensione individuale.
Il sindacato è impegnato perché s’investa sulla formazione sia in ingresso che in itinere e perché nella scuola dell’autonomia si tuteli la libertà d’insegnamento caricandola della necessaria dimensione collegiale.
Sul fronte contrattuale il fenomeno del burnout va aggredito con soluzioni quali la mobilità professionale, intercompartimentale e periodi sabbatici, non dimenticando di alzare le tutele per i lavoratori colpiti dalla malattia.
Agnese Bertello della Casa della Cultura di Milano nel suo intervento ha rilevato che, nonostante gli sforzi, sul problema i mezzi di informazione di massa tacciono. Ha auspicato la prosecuzione del dibattito per farlo uscire dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori con il coinvolgimento delle istituzioni e della società civile in ragione della portata e della multidimensionalità del fenomeno che interessa gli ambiti sanitario, sociale, culturale, economico e istituzionale.
Wolfango Pirelli segretario regionale scuola della Lombardia ha chiuso i lavori, richiamando tre priorità che devono trovare l’impegno congiunto delle istituzioni scolastiche, dell’amministrazione scolastica e del sindacato:la creazione di una rete di sostegno alle scuole; l’individuazione all’interno delle scuole di luoghi e tempi per l’arricchimento delle relazioni, un forte investimento nella formazione in itinere che tenga conto della dimensione sociale della professione insegnante.
Antonio Bettoni di Proteo Lombardia
Roma, 16 gennaio 2003