Intervento Congresso CGIL SCUOLA 2002 Salsomaggiore ( 23 - 26 gennaio 2002 ).
Il contesto politico in cui si colloca il IX congresso della CGIL Scuola, descritto puntualmente nella condivisa relazione iniziale, evidenzia con chiarezza l’ obiettivo della nuova maggioranza che è quello di operare, libera da ogni vincolo posto dall’opposizione
Simeone
CONTESTO
Il contesto politico in cui si colloca il IX congresso della CGIL Scuola, descritto puntualmente nella condivisa relazione iniziale, evidenzia con chiarezza l’ obiettivo della nuova maggioranza che è quello di operare, libera da ogni vincolo posto dall’opposizione. Essa maggioranza intende agire sulla giustizia, sull’Europa, sui licenziamenti, sul fisco, sulla previdenza, sulla concertazione, sulla scuola con la convinzione di chi, avendo una visione strettamente populista della politica, esprime con malafede l’idea che ogni potere e ogni saggezza decisionale derivi unicamente dal voto popolare.
Si sente legittimata pertanto a catalogare pubblicamente le sinistre europee relegando all’ultimo posto quella italiana che avrebbe perso di vista l’"interesse" della Nazione.
Sostiene che ogni titolare della vincita delle elezioni, con buona pace del senso del limite della giustizia, non risulterebbe in ogni caso processabile.
Le inchieste della magistratura inoltre, farebbero parte di una strategia concepita dalla sinistra politica per attaccare un governo legittimo, eletto dai cittadini i quali, insieme al voto, avrebbero espresso "totale condivisione" su tutti i comportamenti passati e futuri dei rappresentanti del governo stesso.
Il fatto, però, che alcuni autorevoli giornali europei abbiano cominciato, da qualche tempo, a parlare male del nostro governo e della attuale situazione politica del nostro Paese, dimostra che questa Sinistra italiana non è poi così isolata nell’esprimere preoccupazioni.
Visibilità del sindacato
Credo comunque che la CGIL, in questo difficile contesto, si sia resa sufficientemente "visibile" assumendo un ruolo di grande coerenza e fermezza e divenendo fortissimo riferimento per i lavoratori e per il Paese tutto.
Tra gli altri, sono da valorizzare le posizioni assunte sulla finanziaria, sui contratti, sulla questione delle deleghe, sull’art. 18, sulla scuola.
Altrettanto visibile nel campo dell’’istruzione e della scuola stessa appare la politica della CGIL Scuola che spesso rappresenta l’unica voce in campo.
Opportunamente si parla di vero e proprio attacco attuato dal Governo alla scuola pubblica per favorire la scuola privata e si ribadisce che "ci sono funzioni primarie dello Stato che non possono essere messe in discussione" di cui una e costituita appunto dal "sistema scolastico al quale, sostiene Cofferati, si vogliono togliere compiti importanti mettendo così in discussione le basi fondamentali delle scuola pubblica, intaccando quanto previsto dal dettato Costituzionale".
La scuola privata viene "incentivata". Ad essa viene "indirizzata" la domanda scolastica prescindendo dalla valutazione della qualità dell’insegnamento privato e tagliando nel contempo risorse e fondi alla scuola pubblica.
Di converso si interviene sulla scuola pubblica con proposte e misure "controriformatrici" mettendo in discussione i principi costituzionali del diritto allo studio e della libertà di insegnamento: La proposta Bertagna viene soppiantata da un disegno che mantiene e peggiora l’attuale scuola che si dice voler riformare.
E’ adesso però necessario trasformare questa visibilità in condivise proposte politiche.
ISTITUZIONI SCOLASTICHE ALL’ESTERO - L’impegno della CGIL scuola nei contratti.
In assenza di un progetto politico organico sulla prospettiva delle istituzioni scolastiche all’estero e di fronte alle misure di forte riduzione dell’intervento statale nel settore scolastico con il conseguente trasferimento, al di fuori d’ogni regola e verifica, di consistenti risorse ad enti ed associazioni private, la CGIL scuola ribadisce l’ impegno per una riqualificazione dei servizi scolastici, formativi e culturali ispirata alla promozione e alla diffusione della nostra lingua e del nostro patrimonio di cultura e di civiltà, in un’ottica moderna di interscambio e di cooperazione con altri paesi e ritiene che il confronto costante con le specificità dei sistemi scolastico-formativi esteri possa essere particolarmente utile in questa fase politica in cui si discute dei grandi temi della scuola italiana.
La CGIL-Scuola, nel suo impegno nel settore estero ha perseguito l’’obiettivo dell’introduzione graduale di pezzi di riforma, utilizzando tutti gli strumenti propri dell’iniziativa sindacale.
In questo senso la sequenza contrattuale del 24.2.2000, l’accordo sulla destinazione all’estero del14-9-2001 e il CCNIE del maggio 2001 costituiscono risultati importanti della nostra iniziativa.
Con il CCNIE si sono introdotti elementi di qualità, connessi al concetto di "autonomia" all’estero, quali il piano dell’offerta formativa circoscrizionale e di Paese, le funzioni-obiettivo, i progetti per il miglioramento dell’offerta formativa, le collaborazioni plurime, l’articolazione della funzione docente, la definizione del collegio dei docenti e il consolidamento delle relative competenze.
Con la sottoscrizione dell’accordo sulla destinazione all’estero del 14-9-2001 si è ripristinato, in modo equilibrato e attento alle diverse aspettative del personale, il rispetto delle regole e dell’applicazione degli istituti contrattuali.
L’accordo rappresenta una risposta positiva alla protervia del Mae che, sollecitando l’approvazione della legge 147/2000, era intervenuto, peraltro, con l’incomprensione della sinistra, su una materia pattizia, compromettendo tutto l’impianto della mobilità professionale.
In particolare, con l’intesa raggiunta sono stati ridefiniti, in coerenza con la precedente disciplina contrattuale, strumenti più idonei a garantire la trasparenza e l’oggettività sia delle prove di accertamento linguistico che delle successive modalità di destinazione.
La legge 147 /2000 che era intervenuta sulla destinazione, era stata varata senza che le OOSS avessero mai potuto avere la possibilità di illustrare, nelle sedi opportune, i contenuti degli accordi già fatti, i quali, nella buona sostanza, si muovevano nella medesima direzione della legge con un impegno maggiore nel campo della qualità della selezione e con un maggior equilibrio nel ricambio.
La nuova intesa supera la legge tramite scelte positive per il recupero della contrattazione e per l’individuazione di soluzioni che permettono il superamento della fase di stallo in cui ci si era venuti a trovare.
Infatti si riconosce alla materia dell’invio all’estero il definitivo carattere di mobilità professionale pienamente contrattabile aprendo con ciò uno spazio effettivo per eventuali interventi migliorativi da concordare alle scadenze previste.
Inoltre il regime transitorio ripristinato come previsto dall’accordo del 96, permette di dare risposte positive alle aspettative di parte del personale all’estero attenuando alcuni aspetti della legge 147 che erano fortemente sperequativi e tuttavia permettendo l’opportuno ricambio di personale.
Finanziaria 2002 e impegno scolastico- culturale all’estero
Mancano, ancora una volta, nella "improvvisata" previsione di spesa del Ministero degli Affari Esteri per i prossimi anni finanziari, risorse sufficienti a favore delle istituzioni scolastiche e delle iniziative italiane all’estero.
Pertanto non solo non verranno riattivati i posti attualmente "congelati" per l’anno scolastico e accademico 2001/2002 ma, per effetto di vincoli derivanti dall’adeguamento dei cambi di finanziamento, si procederà ad ulteriori tagli a partire dall’anno 2002/2003.
In definitiva ciò comporterà una riduzione complessiva di circa il 10% del personale statale in servizio all’estero pur in presenza di consistenti oggettive richieste di incremento. Il Governo , in questa fase, non ha mostrato di voler tenere fede agli impegni, assunti ai tempi dell’approvazione della legge 147/2000, di riformare e potenziare le istituzioni scolastiche statali evitando riduzioni di organico che compromettano il nostro intervento nel mondo.
Non ha mai affrontato il problema della definizione di un sistema di interventi scolastici e culturali all’estero organico ed equilibrato che comprenda i corsi nelle aree di emigrazione, le scuole e i progetti innovativi, gli interventi universitari e culturali .
Affida invece ad enti e privati il compito di sopperire al minor impegno dello Stato derivante dai tagli, in questo modo dimostrando di non assumere il tema della centralità degli interventi statali, di non voler affrontare il problema delle "regole" nè quello delle "garanzie" dei risultati.
La percentuale degli interventi non statali è infatti ormai molto vicina all’ 80% degli interventi effettuati. (dati MAE)
Appaiono quindi chiari i conseguenti gravi effetti sulle comunità degli italiani all’estero e su quanti, anche stranieri, vogliano avvicinarsi alle nostre lingua e cultura considerato che le proposte surrettizie dell’intervento statale non possono oggettivamente rispondere alle finalità generali.
Qualsiasi idea di riforma, comprese alcune recentissime, pur contenendo alcune interessanti soluzioni, risultano assolutamente velleitarie e fuori contesto perché non agiscono che sui posti in contingente, poco rilevanti dal punto di vista numerico rispetto agli interventi "alternativi" i quali invece determinano e condizionano, nel bene e nel male, la nostra presenza scolastica e culturale all’estero.
Questa privatizzazione di cui si parla può rappresentare il preludio dell’intervento del Governo in campo scolastico anche in Italia.
L’idea di Riforma delle istituzioni scolastiche all’estero
Siamo consapevoli, però che, in assenza di interventi legislativi organici, l’azione sindacale non può, da sola, garantire una riforma del settore.
Per questo la Cgil scuola, forte anche dell’esperienza maturata dai propri iscritti all’estero, sta elaborando dei "contributi" per una proposta di riforma legislativa che riconsideri e riorganizzi i servizi scolastici all’interno di un intervento legislativo finalizzato ad un riassetto organico dell’intero settore.
Vanno perseguite:
- l’ampliamento e la maggiore flessibilità delle iniziative con differenziazione in rapporto ai paesi ospitanti;
- la precisa definizione degli ambiti a gestione diretta da parte delle strutture pubbliche e la definizione delle "regole" cui attenersi nella gestione da parte dei soggetti privati;
- la ridislocazione delle competenze tra i Ministeri coinvolti con la creazione di un Organismo trasversale agli stessi per la promozione e la verifica di una equilibrata politica scolastica , culturale ed accademica;
- Costituzione di un Ufficio Scolastico con competenze ampie di coordinamento, programmazione e bilancio;
- l’istituzione di forme democratiche di gestione.
Per il personale, vanno individuate specificità di impegno sia all’estero che nella fase di rientro in territorio metropolitano.
L’asse strategico dell’idea di riforma si individua appunto nella "ridefinizione" delle competenze del MAE e del MIUR in un quadro di raccordo sinergico tra le scelte di politica estera e le scelte di politica scolastica e culturale con il coinvolgimento , per la "formazione", del Ministero del Lavoro e nell’avanzare una proposta che riguardi indistintamente tutti i nostri "interventi" all’estero compresi quelli gestiti da Enti o Privati.
Considerando la promozione linguistica e culturale parte integrante della politica degli scambi e delle relazioni, il MAE potrebbe "restare" soggetto chiamato, di concerto con il MIUR, ad intessere i rapporti bi/ o multilaterali e a costruire le necessarie intese culturali con i vari paesi.
Il MIUR dovrebbe invece diventare il soggetto principale dell’amministrazione e dell’organizzazione scolastica all’estero, con compiti di programmazione e di gestione delle attività scolastiche e corsuali, proiettando all’estero il sistema dell’autonomia. In particolare il MIUR dovrà esercitare competenze dirette ed esclusive sul versante della predisposizione dei curricoli, della verifica e della valutazione, dell’aggiornamento e della formazione del personale, dell’avvio dei progetti di ricerca e di innovazione. In questo quadro esso dovrebbe farsi carico anche della selezione e dell’invio del personale. Avrebbe competenze primarie e dirette su tutte le materie attinenti la scolarità e gli interventi universitari e parteciperebbe alla definizione delle linee riguardanti gli interventi culturali e di promozione.
L’"esposizione" sarebbe appunto rappresentata da quell’Organismo trasversale
( Dipartimento, Agenzia ?) di cui si è prima detto.
Si potrebbe quindi prefigurare anche una politica del personale diversa da quella finora perseguita con i comandi fuori ruolo presso il MAE.
La costituzione degli Uffici Scolastici consentirebbe la diretta assunzione, con regole definite, di personale con contratto a tempo determinato il quale integrerebbe e sosterrebbe l’azione del contingente di ruolo nel campo della diffusione delle nostre lingua e cultura.
Questa assunzione potrebbe validamente sostituire l’intervento affidato agli Enti gestori e ai Privati utilizzando gli stessi fondi ad essi erogati dello Stato.
Nel quadro della riforma va esteso all’estero il sistema della formazione integrata.
Lo Stato deve svolgere funzioni dirette nell’interazione con le strutture pubbliche dei paesi ospitanti, a garanzia di standard accettabili, sulla base di modelli scolastico-culturali di ispirazione comunitaria e in applicazione di accordi internazionali su specifici settori.
Ovviamente va applicata a pieno la legge sulla parità scolastica a garanzia della qualità del settore privato e delle condizioni di lavoro.
Auspicio
Considerate infine le grossissime novità che vanno dai fatti dell’11 settembre a quelli in parzialmente illustrati nella prima parte di questo intervento ritengo auspicabile la chiusura di questo congresso con un impegno comune degli appartenenti alle due mozioni, per fare fronte alle emergenze generali e a quelle specifiche per la scuola, per l’istruzione e per il personale.
mario simeone