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L’ufficio stampa e propaganda del Ministero prova a sminuire i dati sui precari ma non ci riesce. E propone il docente “a la carte” scelto sulla base del gradimento delle famiglie

Una nota informativa del MIM sulle operazioni di immissione in ruolo e sui posti destinati alle supplenze dà i numeri del precariato al ribasso.

21/09/2023
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Nei giorni scorsi il Ministero ha licenziato una nota informativa sulle operazioni di immissione in ruolo e sui posti destinati alle supplenze. In tutto si stimano 135.138 posti di cui 70.435 per deroghe su sostegno (dato provvisorio afferma il MIM).

Peccato che questa cifra è sottostimata e che ci sono dei posti non calcolati.

Quindi per chiarezza e trasparenza rifacciamo i conti aggiungendo:

  • Almeno ulteriori 40.000 posti in deroga sul sostegno che verranno autorizzati nei prossimi giorni. Basti pensare che ad oggi solo prendendo a riferimento Sicilia, Lombardia, Emilia Romagna e Campania i posti già autorizzati sono più 42.000.
  • Mancano 30.000 posti di personale ausiliario tecnico e amministrativo che il Ministero si è dimenticato di calcolare.
  • 4405 posti di educazione motoria non coperti da immissioni in ruolo per ritardo del concorso.

E siamo già a oltre 209.000 posti tra docenti e Ata come fin dal mese di agosto la FLC aveva annunciato.

A questo aggiungiamo: gli spezzoni orari,1191 reggenze, e posti autorizzati sulla base del PNRR e del cosiddetto Decreto Caivano etc..

A noi non interessa né la propaganda né fare una battaglia sui numeri: ciò che rileva è che la scuola non può funzionare con il 20% di posti precari.

La soluzione per quanto ci riguarda è una sola: stabilizzare assumendo in ruolo su tutti i posti liberi, per garantire anche la necessaria continuità in particolare sul sostegno

Le proposte che vengono annunciate nella nota informativa, come la modifica del regolamento sulle supplenze con  la conferma dei precari di sostegno su tutto il ciclo sulla base del gradimento delle famiglie, oltre che irricevibili, ci sembra siano finalizzate solo ad aprire dibattitti e non a risolvere i problemi.