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La FLC Cgil chiede ai capigruppo di Camera e Senato di respingere l’emendamento del Governo sulla scuola non statale

La lettera inviata dalla FLC al Senato e alla Camera

05/01/2006
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L’11 gennaio p.v. verrà discusso in aula al Senato il “famigerato” emendamento proposto dal Governo sulle scuole non statali.

In maniera del tutto strumentale si tenta di introdurre in uno dei decreti legge omnibus di fine legislatura (DL 250/2005), in occasione della sua conversione, una regolamentazione della scuola non statale non paritaria discutibile, contraddittoria, illegittima e anticostituzionale.

Si tratta di un atto grave che si inserisce all’interno di un disegno politico ben preciso avviato, in questo scorcio di fine legislatura, dal Ministro Moratti e dal Governo con una serie di interventi, amministrativi e legislativi, tesi a scardinare la legge di parità e ad aggirare il dettato costituzionale.

L’introduzione del “buono scuola”, la sua implementazione (nell’ultima finanziaria le risorse sono state triplicate passando da 50 mila euro a 157 mila euro) e la “sterilizzazione” – con atto amministrativo – dell’obbligo dei gestori di applicare al personale il CCNL di settore rappresentano le tappe di quel progetto politico teorizzato dall’on.le Garagnani che, con l’approvazione dell’emendamento sulle scuole non statali, troverebbe il suo definitivo compimento.

Insomma il Ministro e il Governo, in questo scorcio di legislatura, cercano di introdurre una serie di norme che minano alle fondamenta il nostro sistema pubblico di istruzione con l’obiettivo di affidarlo poi al mercato e quindi di “privatizzarlo”.

Per il Ministro e per il Governo tutti gli strumenti sono leciti anche quando sono illegittimi e anticostituzionali.

Non a caso, infatti, il Governo, sotto forma di emendamento, ha ripresentato lo stesso schema di regolamento proposto dal Ministro e, a suo tempo, bocciato dal Consiglio di Stato.

Le ragioni, che hanno portato la FLC Cgil ad esprimere un giudizio decisamente negativo, sono di metodo e di merito.

Lo strumento utilizzato dal Governo - emendamento ad un decreto legge omnibus - contrasta fortemente con quanto indicato dal legislatore paritario al comma 7 dell’art. 1 della legge n. 62/2000 laddove veniva individuato un percorso legislativo ordinario tale da consentire una discussione parlamentare più ampia, più profonda e più specifica.

Lo stesso Consiglio di Stato aveva, nel suo parere, aveva indicato nell’iter ordinario (disegno di legge o legge delega) lo strumento più idoneo e rispettoso della volontà del legislatore.

Nel merito invece va sottolineato che l’ampliamento delle convenzioni alle scuole elementari parificate e l’estensione dell’istituto della parificazione a tutte le scuole elementari paritarie viola l’art. 33 della Costituzione.

Inoltre l’emendamento non prevede, a fronte di un incremento delle risorse a carico dello Stato, la necessaria copertura finanziaria.

La definizione di “scuola non statale non paritaria” contrasta con quanto previsto dalla legge di parità in quanto darebbe vita ad una triplice tipologia di scuole non ipotizzata dal legislatore paritario.

L’istituzione della “scuola non statale non paritaria” e la sua regolamentazione contrastano con la sentenza della Corte Costituzionale n. 36 del 4 giugno 1958.

Qualificare le scuole statali non paritarie come sede di assolvimento del diritto – dovere all’istruzione e alla formazione contrasta con il Decreto 76/2005 che al comma 3 dell’art. 1 esclude, chiaramente, tale possibilità.

Insomma nell’emendamento ci sono tanti elementi di illegittimità, di incostituzionalità e di contraddizione tali da renderlo inaccettabile.

Infine sul piano politico l’emendamento è irricevibile in quanto rappresenta il viatico ad uno smantellamento del ruolo e della centralità della scuola pubblica sancito dalla Costituzione.

La FLC Cgil ha inviato ai capigruppo di Camera e Senato una lettera in cui si chiede di respingere l’emendamento.

La FLC Cgil invita tutti i cittadini che hanno a cuore la salvaguardia della scuola pubblica a manifestare la loro contrarietà all’emendamento del Governo, teso a scardinare la legge di parità e ad aggirare la Costituzione, inviando la loro protesta ai Presidenti del Senato e della Camera e alle rispettive presidenze delle commissioni istruzione e bilancio

Invia un fax

Al Presidente del Senato - fax 06/67062022

Alla Presidenza della Commissione Bilancio del Senato - fax 06/6798337

Alla Presidenza della Commissione Istruzione del Senato - fax 06/67063600

Al Presidente della Camera - fax 06/67603522

Alla Presidenza della Commissione Bilancio della Camera - fax 06/67604857

Alla Presidenza della Commissione Istruzione della Camera - fax 06/6790959

Roma, 5 gennaio 2006

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